Elezioni: i giri a vuoto nel motore del centro destra

Pubblicato il 22 Giugno 2009 - 20:55| Aggiornato il 13 Ottobre 2010 OLTRE 6 MESI FA

La gioiosa e potente macchina elettorale del centro destra è una Formula uno alla quale ogni tanto si spegne il motore. Un calo di giri, un ingranaggio che non ingrana, un passaggio a vuoto, una velocità che diminuisce. Non tanto da fermare la vettura, men che mai da costringerla ai box e neanche un danno che le faccia perdere la corsa. Però qualcosa che si ripete in queste elezioni 2009 con regolarità: le prestazioni in gara non mantengono le promesse delle prove. In “prova”, nei sondaggi, nelle attese e nelle parole di Berlusconi c’era il Pdl al 40/45 per cento alle europee. Si è fermato al 35 per cento. In “prova”, nei sondaggi, negli annunci del primo turno delle amministrative e nei calcoli del centro destra c’era il “ribaltone” rispetto a cinque anni fa. Allora il centro sinistra conquistò quasi il 90 per cento dei governi locali, stavolta il centro destra era pronto e sicuro di fare altrettanto. Si fermerà intorno al 50 per cento di Comuni e Province che governerà.

In “prova” c’era la cancellazione del centro sinistra dalla carta politica del Nord. In gara, a fine gara, il centro sinistra non sparisce al Nord: governava e governerà Torino, Padova, Rovigo.

In “prova” c’era l’assalto, giudicato finalmente possibile, al centro sinistra a Firenze e Bologna. In entrambe le città il centro destra si è fermato intorno al 30 per cento, insomma ha sparato a salve.

Non va male la potente macchina elettorale del centro destra, anzi taglia per prima il traguardo delle amministrative e coglie il risultato più atteso: la provincia di Milano. E guadagna ovunque Comuni e Province. Però non tanti e non proprio quelli che voleva, non la grande maggioranza dei governi locali e non Torino, non Padova e neanche Bari e Parma.

Qual è il guasto elettrico o la goccia d’acqua nel motore della macchina più veloce che c’è? Cos’è che regolarmente la fa soffrire? Forse al secondo turno l’astensione colpisce e affascina più l’elettore di centro destra che quello di centro sinistra. Ma, se è così, non è molto democratica la logica che porta il centro destra a voler abolire il doppio turno, cioè la forma più diretta dell’elezione diretta del sindaco. Se l’elettore di centro destra è in questi casi meno “cittadino” di quello del centro sinistra, questo è un limite anche delle forze per cui vota e lo rappresentano.

Forse però in questo singulto in gara c’è anche un pizzico di qualcosa d’altro. Un pizzico, niente di più ma un pizzico di caduta d’immagine del premier. Augusto Minzolini, direttore del Tg1 è corso in tv a spiegare perché lui e il suo Tg la notizia non la danno. Dice Minzolini: perché la notizia non c’è. Tesi singolare e alquanto ardita: per la stampa di tutto il mondo la notizia c’è e infatti la stampano. La notizia  c’è e paradossalmente ma non tanto la contro prova della sua esistenza è la scelta di non darla e le molte pompose parole per giustificare questa scelta. Non ci fosse notizia, Berlusconi non se ne preoccuperebbe e quindi non se ne preoccuperebbe Minzolini. C’è eccome e se consenso non ne toglie, toglie però a Berlusconi l’aureola: qualcuno si può essere risparmiato la passeggiata al seggio anche per questo tipo di “stanchezza”.

Se il secondo turno delle amministrative una mezza sorpresa l’ha confezionata, nessuna sorpresa per il mancato quorum dei tre referendum. Ma mai così pochi erano andati a votarli. Così, usando così i referendum, si uccide l’idea stessa di referendum. Responsabili di questo sperpero di democrazia sono i promotori del referendum, di questi referendum. Volendo ignorare che il quorum si raggiunge quando e solo se il referendum verte sulla vita concreta e immediata dei cittadini, questi promotori ne fanno abuso. Ipnotizzati dal promuovere se stessi, incapaci di vedersi minoranza, ammazzano l’istituzione referendum. Per impedirne la sepoltura sarà il caso di aumentare e di molto il numero di firme necessarie per promuoverlo, mettendo fuori gioco comitati senza radicamento nella società. Innalzato il numero delle firme, si dovrà poi abolire lo sbarramento del quorum, dicendo chiaramente ai cittadini che chi non vota subisce la decisione altrui.