Mafia, chiesti 7 anni per Dell’Utri: “Legami con i boss”. Lo ricandidano ancora?

Pubblicato il 18 Gennaio 2013 - 13:00 OLTRE 6 MESI FA
Marcello Dell’Utri (Foto LaPresse)

PALERMO – Chiesti sette anni di carcere per Marcello Dell’Utri con l’accusa di aver avuto “contatti con i boss  Filippo e Giuseppe Graviano”. Ora il Pdl lo ricandida o no?

Proprio in queste ore Dell’Utri sta lottando con i vertici Pdl per farsi ricandidare alle elezioni (chiedendo quindi una deroga), in barba a quanti lo considerano un candidato “impresentabile”. Ma lui ostenta sicurezza e al Corriere ha detto: “Certo che mi candido. Finché sono vivo, continuerò a candidarmi. Non lo farò più solo da morto. Ma fino a quando non sarò morto… Basta ricordarsi dove sto io, dove sono sempre stato”.

Ma oggi da Palermo arriva un altro ostacolo alla sua ricandidatura. Il procuratore generale Luigi Patronaggio ha chiesto per Dell’Utri la condanna a 7 anni accusato di concorso in associazione mafiosa. Il processo è in corso davanti alla corte d’appello di Palermo.

Il pg ha definito ”molto grave” la condotta contestata al senatore e ha chiesto la conferma della precedente condanna inflitta all’imputato in appello e poi annullata con rinvio dalla Cassazione. In primo grado Dell’Utri fu condannato, invece, a 9 anni di carcere.

“Sono contatti di una gravità inaudita -ha detto Patronaggio – perchè si tratta dei capimafia di Brancaccio, responsabili delle stragi più gravi che hanno segnato il nostro Paese”. Il Procuratore si era soffermato, in precedenza, sugli aspetti “politici” della vicenda processuale, anche se la Cassazione, per il periodo successivo al ’92, ha assolto l’imputato per questa parte della decisione è definitiva. “Non è certo Cosa nostra -ha sottolineato il magistrato- che fece vincere le elezioni del’94 a Forza Italia, ma è certo che la mafia votò questo partito. Per quel che riguarda il periodo precedente, non c’è soluzione di continuità tra il patto scellerato del ’74 fra Dell’Utri e l’organizzazione, e il patto rinnovato con Riina nell’86”. Secondo l’accusa, “Cosa nostra ha stipulato un patto di protezione con Dell’Utri in favore di Berlusconi, ma l’associazione mafiosa non è certo un’agenzia di assicurazioni e vuole il proprio tornaconto”.