Marco Bruno, No Tav “pecorella” condannato a 4 mesi per oltraggio

di Redazione Blitz
Pubblicato il 19 Maggio 2014 - 14:19 OLTRE 6 MESI FA
Marco Bruno, No Tav "pecorella" condannato a 4 mesi per oltraggio

Marco Bruno, No Tav “pecorella” condannato a 4 mesi per oltraggio

TORINO – Marco Bruno, il No Tav che chiamò un agente “pecorella” durante una manifestazione in Val di Susa, è stato condannato a 4 mesi di carcere per oltraggio a pubblico ufficiale. L’episodio risale al 28 febbraio 2012 nel cantiere di Chiomonte e in un video del CorriereTv si vede Bruno provocare il carabiniere Stefano Fassa.

Il video della provocazione e di quel “pecorella” fece il giro delle tv nazionali e Fadda ricevette un encomio per la “fermezza e la compostezza professionale”. Il carabiniere dichiarò:

“L’ho guardato negli occhi e non gli ho risposto. La sua era una provocazione, un modo di istigare una reazione. Ma quando ha visto che la reazione non c’è stata, se n’è andato”.

Elisa Sola sul Corriere della Sera scrive che il pm Nicoletta Quaglino aveva chiesto per Bruno una condanna a 6 mesi di reclusione:

“«Le parole pronunciate dall’imputato dicono tutto. Credo che qualsiasi persona, se appellata Pecorella, si risentirebbe. Sono offese assolutamente gratuite. Sono cresciuta leggendo Pasolini. Ed è come cittadina, non come pm, che adesso dico che sto con le forze dell’ordine»”.

Una ricostruzione smentita dal legale di Bruno, Claudio Novaro, secondo cui il “minuscolo episodio” venne “qualificato in modo straordinario” dai media,:

“«Bisogna tenere conto del contesto – aveva sottolineato – c’era stata una grandissima manifestazione popolare e il movimento No Tav chiedeva il ripensamento dell’opera. La caduta di Luca Abbà avvenuta poche ore prima aveva creato uno straordinario allarme e sensi di inquietudine anche in Marco Bruno che lo aveva conosciuto. Le parole da lui dette in un contesto così delicato sono un dato trascurabile rispetto alle dinamiche di valle, eppure vengono enfatizzate dai media per distogliere l’attenzione di ciò che stava capitando in Val di Susa, la costruzione di un’opera inutile e devastante per il territorio»”.

Inoltre secondo la difesa le parole dell’imputato non meritavano una condanna:

“Secondo la difesa di Bruno, l’imputato avrebbe meritato l’assoluzione perché, «in un’epoca, la nostra, in cui l’ex premier insulta la magistratura con epiteti forti», la parola «pecorella» sarebbe, in proporzione, un sostantivo trascurabile”-