Datagate, Holder: “Grazia per Snowden esclusa”. Lui: “No processo equo in Usa”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 23 Gennaio 2014 - 23:03 OLTRE 6 MESI FA
Datagate, Holder: "Grazia per Snowden esclusa". Lui: "No processo equo in Usa"

Datagate, Holder: “Grazia per Snowden esclusa”. Lui: “No processo equo in Usa”

WASHINGTON – “Siamo aperti ad una soluzione, ma la grazia è esclusa”. Eric Holder, ministro della Giustizia degli Stati Uniti, lo ha detto parlando di Edward Snowden, la talpa del Datagate che ha portato la Nsa nella bufera mediatica.

Niente clemenza per Snowden, che spiega come un processo equo nei suoi confronti non è possibile: “Negli Stati Uniti non ho alcuna chance di avere un processo equo. Tornare adesso non e’ quindi possibile, vista la legge attuale”.

Holder, intervistato dalla Msnbc, ha spiegato: “Dire che non c’è stato dolo e non c’è stato danno, sarebbe andare troppo lontano”. Il ministro americano si è poi rifiutato di rispondere ad una domanda sulla ipotesi che Snowden sia una spia.

Lo stesso presidente Obama ha più volte sostenuto che Snowden deve essere processato negli Stati Uniti e la scorsa settimana sulla possibilità di clemenza aveva risposto al settimanale ‘New Yorker’: “Non ho una risposta sì o no sulla grazie per Snowden. E’ un caso in corso in cui ci sono denunce di reati precisi”.

In un discorso sulle riforme della National security agency, il presidente Usa aveva ribadito: “Non potremmo garantire la sicurezza della nostra gente o condurre alcuna azione di politica estera, se ogni individuo che obietta le nostre politiche decidesse di rivelare pubblicamente informazioni top-secret. Senza contare che il modo in cui queste rivelazioni sono arrivate ai nostri avversari potrà avere conseguenze, di cui ancora non siamo pienamente consci, per anni”.

Un recente sondaggio della CBS ha rivelato che il 61% degli americani vuole un processo contro Snowden, e che solo il 23% considererebbe qualche tipo di amnistia. Allo stesso tempo, una richiesta di clemenza per la ‘talpa’ del Datagate era stata fortemente caldeggiata alcuni giorni fa in due editoriali usciti contemporaneamente sul New York Times e sul Guardian.