Erica Nigrelli partorì in arresto cardiaco. Poi il suo cuore riprese a battere

Pubblicato il 28 Maggio 2013 - 13:10 OLTRE 6 MESI FA
Erica Nigrelli partorì in arresto cardiaco. Poi il suo cuore riprese a battere

Erica Nigrelli partorì in arresto cardiaco. Poi il suo cuore riprese a battere

MISSOURI CITY (TEXAS) – Apparentemente morta, ha dato alla luce la sua piccola, e poi il suo cuore ha ripreso a battere. La storia incredibile di Erica Nigrelli, insegnante di inglese in Texas, ha fatto il giro del mondo. Tutti i giornali gridavano al miracolo della mamma che ha partorito da morta, per poi tornare in vita. Ma tecnicamente Erica non è mai morta: il suo battito cardiaco si è fermato ma, spiegano gli esperti, “l’organo vitale è il cervello, non il cuore”. Tant’è che la maggior parte degli interventi di cardiochirurgia si operano a cuore fermo.

Miracolo o no, resta il fatto che la nascita della piccola Elayna Nigrelli è un’evento unico nel suo genere. La mamma di Elayna vive insieme al marito a Missouri City, in Texas. Quanto è rimasta incinta non sapeva di essere affetta da cardiomiopatia ipertrofica, una malattia genetica che causa un ispessimento delle pareti cardiache. Lo ha scoperto solo alla trentaseiesima settimana, quando un giorno, all’improvviso ha perso i sensi e si è accasciata al suolo.

I medici del 911 sono intervenuti tempestivamente, rianimazione cardio-polmonare, defibrillatore e trasporto d’urgenza in ospedale. In ospedale le fanno un cesareo d’urgenza ma per effettuare l’anestesia è necessario fermare la rianimazione. Per questo Elayna è nata in quello che la stampa ha chiamato erroneamente un parto post-mortem. Ma il cuore di mamma Erica poco dopo ha ripreso a battere. Per la sua piccola.

Erica Nigrelli non è mai morta ma quel che è sorprendente è che in condizioni così critiche siano entrambe sopravvissute. Mamma e figlia. Ora la piccola Elayna ha 3 mesi, pesa più di 4 kg e insieme alla sua mamma è tornata a casa. La cardiomiopatia ipertrofica è una malattia che mette a rischio la vita di molti atleti, causando aritmie pericolose. Ma in persone che conducono un’esistenza normale, non sotto sforzo costante, può restare silente per tutto l’arco di una vita.