Marò indagati per violazione regole. Ma non tornano in India: rischiano la morte

Pubblicato il 20 Marzo 2013 - 20:41| Aggiornato il 25 Ottobre 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Massimiliano Latorre e Salvatore Girone sono indagati dalla Procura militare di Roma per “violata consegna aggravata” e “dispersione di oggetti di armamento militare”. Con queste ipotesi di reato la Procura militare intende capire se, sparando, i due marò abbiano rispettato le regole di ingaggio e se abbiano “disperso” i proiettili sparati. I due militari si trovavano sulla petroliera Enrica Lexie in servizio anti-pirateria a protezione del mercantile.

In ogni caso fonti del governo italiano ribadiscono la decisione presa: Latorre e Girone non torneranno in India. Il loro rientro, sostiene Roma, sarebbe in contrasto con le norme costituzionali che prevedono il rispetto del giudice naturale precostituito per legge e il divieto di estradizione dei propri cittadini in Paesi in cui vige la pena capitale per i reati contestati. In India, infatti, Girone e Latorre rischiano la pena di morte. 

La notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati anche da parte della Procura militare è stata diffusa oggi, 20 marzo, dopo l’interrogatorio dei due fucilieri della Marina, ma il fatto risale a poco dopo la morte dei due pescatori indiani, nel febbraio del 2012. La Procura militare sta valutando se trasmettere gli atti alla Procura ordinaria di Roma, che indaga per il reato di omicidio volontario. Intanto gli inquirenti hanno disposto una consulenza tecnica sul computer e sulla macchina fotografica a bordo della Enrica Lexie per cercare di capire come sia andata veramente.

Fonti del governo italiano hanno ribadito che Roma “è sicura di avere la giurisdizione sul caso”, pur augurandosi “l’apertura di un arbitrato internazionale” per la soluzione della controversia.

A differenza delle autorità indiane, quelle italiane sono certe che l’incidente che ha portato alla morte dei due pescatori, scambiati per pirati, sia avvenuto in acque internazionali, a 20,5 miglia dalla costa del Kerala, nell’India meridionale.

Per Roma, quando il comandante della Enrica Lexie ha accettato l’invito della Guardia Costiera locale a rientrare nelle acque territoriali indiane si trovava a 30 miglia dalla costa. Le stesse fonti governative hanno ricordato che una perizia balistica indiana ha stabilito che i fucili che hanno ucciso i due pescatori non erano quelli assegnati a Latorre e Girone. Roma contesta anche alla Corte Suprema di Delhi di non aver riconosciuto ai due marò l’immunità funzionale dichiarata anche dalla Corte internazionale di giustizia dell’Aja.

Intanto la situazione tra Italia e India si fa sempre più tesa. Dopo che il Governo italiano ha deciso che i due militari non rientreranno nel Paese asiatico allo scadere del permesso elettorale (il 22 marzo), l’India ha deciso di revocare l’immunità diplomatica all’ambasciatore italiano a Delhi, Daniele Mancini, e ha emanato nei suoi confronti il divieto di espatrio. Il premier Manmohan Singh in una lettera al governatore del Kerala ha accusato l’Italia di aver “violato tutte le norme del contesto diplomatico”.