Mr Megaupload beffa l’Fbi. Niente estradizione e (forse) niente processo

Pubblicato il 23 Aprile 2012 - 18:47 OLTRE 6 MESI FA

Kim Dotcom

ROMA – La notizia non è ancora ufficiale ma in Nuova Zelanda e negli Usa viene data per certa: Kim Dotcom, il “padre” di Megaupload, non verrà estradato negli Stati Uniti. La “colpa” sarebbe della Fbi che, dopo aver richiesto e ottenuto l’arresto di quello che considera un pirata informatico, non avrebbe spedito in Nuova Zelanda la documentazione adeguata per ottenere l’estradizione richiesta.

 

Dotcom, quindi, almeno per il momento resta agli arresti domiciliari a Coastville, in Nuova Zelanda, con una situazione che dal punto di vista legale sembra in deciso miglioramento. La conferma, scrive Angelo Aquaro su Repubblica, arriva dal magistrato neozelandese Liam O’ Grady, che sul caso dovrebbe pronunciarsi e che per ora si limita a uno sconsolato “non so proprio se riusciremo mai ad avere un processo”.

Decisamente meno sconsolato è l’avvocato di mr Dotcom,  Ira Rothken:  “Megaupload non può essere accusato di condotta criminale perché non si trova sotto la giurisdizione degli Stati Uniti”. E quindi estradizione non richiesta perché, è il parere del legale, “non la possono chiedere”.

E in effetti qualcosa di poco chiaro c’è: Megaupload, secondo le accuse, avrebbe violato le regole sul copyright. Regole che, però, sono made in Usa mentre il sito è registrato altrove, precisamente a Hong Kong, dove le regole non sono le stesse.

“Megaupload – spiega Repubblica – ha sempre riufiutato l’accusa di pirateria: il filesharing è lo scambio consenziente di files musicali tra i proprietari che si presuppone legittimo. Il sito funzionava da grande centro di scambio e archivio. Ma il governo americano e le major di Hollywood accusavano Kim e i suoi di ospitare nell’archivio soprattutto file illegali: cioè piratati. Almeno mezzo miliardi di dollari sarebbero stati così sottratti al copyright: facendo fare a Megaupload profitti per almeno 175 milioni di dollari”.