Resuscita dopo 101 minuti senza battito cardiaco. Merito del torrente gelato

di Redazione Blitz
Pubblicato il 25 Marzo 2015 - 12:20 OLTRE 6 MESI FA
Resuscita dopo 101 minuti senza battito cardiaco. Merito del torrente gelato

Resuscita dopo 101 minuti senza battito cardiaco. Merito del torrente gelato

WASHINGTON – Un bambino di appena 20 mesi è resuscitato dopo essere stato per 100 minuti senza battito cardiaco. Il piccolo Gardell Martin è caduto in un torrente gelato dietro casa ed è stato subito soccorso. Il bimbo è andato in ipotermia e il suo cuore si è fermato: per 101 minuti i medici lo hanno rianimato, fino a riuscirci. Il freddo ha preservato le sue funzioni vitali e il bimbo non ha riportato danni neurologici.

Il Corriere della Sera scrive che il merito del salvataggio va tutto ai medici che non si sono arresi e lo hanno rianimato senza sosta:

“I soccorritori non si sono arresi. Per più di una ora e mezza specialisti, infermieri, personale medico del Geisenger Medical Center in Pennsylvania dove il bambino era stato trasportato senza conoscenza, temevano di averlo perso. Ma non hanno desistito e per 101 minuti hanno continuato ad effettuare sul corpicino all’apparenza esanime e gelato le tecniche di rianimazione cardiopolmonare (RCP) . Il piccolo era arrivato alla clinica con una temperatura corporea di 25 gradi – praticamente gelato – e proprio questo, secondo gli esperti, avrebbe permesso la sua sopravvivenza: la temperatura gelida a causa delle acque ghiacciate in cui era caduto avrebbe contribuito a preservare la funzionalità degli organi interni”.

Frank Maffei, direttore del reparto di medicina di emergenza pediatrica, ha guidato gli altri medici nella rianimazione e nel lento riscaldamento del corpo del piccolo portando la temperature del corpo gelato a 32 gradi:

“dopo 101 minuti – come hanno raccontato ai media Usa – hanno avvertito qualcosa che sembrava essere un debolissimo battito cardiaco. A quel punto per verificarlo hanno dovuto decidere di sospendere la tecnica RCP: e il cuore di Gardell ha iniziato a battere per conto suo. «Per esseri certi che fosse vivo – ha detto Maffei – gli ho chiesto se voleva vedere la sua mamma. Gardell ha accennato di sì con la testa. Allora ho capito che era salvo e intatto neurologicamente». «Nei mie 23 anni in medicina non ho mai visto o sentito di qualcuno senza battito per 1 ora e 41 minuti, resuscitato senza danni – ha osservato il medico – forse un angioletto era sulla spalla di Gardner. Ma certo cose così accadono perché siamo ben preparati»”.

Filippo Crea, professore e cardiologo al Gemelli di Roma, ha spiegato al Corriere della Sera che in genere prima di abbandonare la rianimazione passano 40-45 minuti:

“«Per esempio nei pazienti in ipotermia perché con la mancanza di ossigeno rallenta il metabolismo, di fatto comincia un principio simile all’ibernazione quindi è stato certamente giusto insistere. I tessuti dei bambini inoltre sono più reattivi, e certamente i soccorritori avranno praticato un ottimo massaggio per scaldare il corpo del bambino e anche questo ha sicuramente contribuito al successo della rianimazione. Questo è certamente un caso limite estremo che però riflette i progressi nella scienza della rianimazione»”.