Usa, “la Cia torturava i detenuti”: l’accusa del Senato

di redazione Blitz
Pubblicato il 1 Aprile 2014 - 19:32 OLTRE 6 MESI FA

waterboardingWASHINGTON – La Cia ha “ingannato” il governo americano sul suo “brutale programma di interrogatori”, nascondendo la brutalità dei metodi usati e prendendosi il merito di alcune informazioni che i detenuti avevano fornito prima di essere torturati. Inoltre, queste pratiche illegali non hanno fornito alcuna traccia utile per trovare Osama bin Laden.

Sono solo alcune gravissime accuse emerse da un severo rapporto della commissione intelligence del Senato ancora riservato, ma reso noto dal Washington Post.

“La Cia – recita il rapporto – ha ripetutamente descritto il programma al Dipartimento di Giustizia e al Congresso come una modalità per mettere mani su informazioni di intelligence che altrimenti non sarebbero state ottenute e che hanno aiutato a sventare complotti terroristici e salvare migliaia di vite. Era vero? La riposta è no”.

Il documento, composto da 6.200 pagine, rivela anche le divisioni interne alla Cia. Ci sono stati molti ordini di andare avanti con gli interrogatori che arrivavano dal quartier generale, senza tener conto dell’opinione degli agenti sul posto, secondo i quali i prigionieri non avevano più informazioni da offrire. Vengono inoltre descritte tecniche di interrogatorio ancora del tutto inedite, come l’immersione di un sospetto terrorista in Afghanistan in una vasca di acqua gelata, una pratica simile al ‘waterboarding‘ (l’annegamento simulato) ma che non è mai apparsa nella lista di quelle approvate dal Dipartimento di Giustizia, quindi di fatto illegale non solo per il diritto internazionale ma anche per le leggi speciali americane.

Ma è sull’utilità di queste torture ai fini della caccia a Bin Laden che la Commissione sostiene una tesi sconvolgente. Bisogna ricordare che sin dal primo momento dopo la morte del capo di Al Qaida, quasi tre anni fa, molti esponenti di spicco dell’amministrazione Bush e alti dirigenti della Cia hanno sostenuto che proprio grazie al loro controverso programma di ‘interrogatori’, deciso dopo gli attentati dell’11 settembre, sono state acquisite le informazioni che hanno reso possibile il raid dei Navy Seals contro Osama.

In particolare, la loro tesi era che fosse stato Khalid Sheikh Mohammed, la ‘mente’ dell’11 settembre, ad aver dato le dritte giuste per la cattura del suo ex capo, dopo essere stato sottoposto al ‘waterboarding’ per ben 183 volte. Tesi che oggi viene smentita: secondo il rapporto, le informazioni che Khalid fornì allora non furono in nessun modo cruciali per la cattura di Bin Laden, per cui le torture non furono solo odiose, ma anche inutili. Ora la Commissione Intelligence del Senato americano dovrebbe votare giovedì l’invio di un sommario del rapporto al presidente americano Barack Obama per la declassificazione.