Vaticano, il canonista Di Giacomo: “Il maggiordomo è solo una pedina dei corvi”

Pubblicato il 2 Giugno 2012 - 15:43 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Paolo Gabriele, il maggiordomo pontificio arrestato per aver trafugato le lettere segrete di Benedetto XVI dal suo studio privato, è “solo una piccola pedina, un anello di un gioco ben più vasto di ‘corvi‘ che mirano a destabilizzare il Papa e la sua segreteria di Stato”. A dirlo è, in un’intervista che sarà pubblicata da “Gente” il 4 giugno, don Filippo Di Giacomo, canonista,esperto di questioni vaticane e giornalista.

“Il recente scandalo è l’espressione di uno scontro in atto nella Santa Sede fra la fazione più retriva e carrierista della Curia romana, che si sente frustrata e messa da parte – sostiene don Di Giacomo – e il Pontefice con i suoi più diretti collaboratori. Papa Ratzinger a questo proposito sarebbe pronto a tirare fuori dai suoi cassetti un progetto di riforma della stessa Curia, preparato dal defunto cardinale Mario Francesco Pompedda, già prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura apostolica. Una riforma tale da rendere la struttura vaticana più consona ai principi evangelici, ma anche più somigliante a uno stato moderno e non a una corte medievale, dominata da intrighi e vendette”.

A proposito dell’ingaggio avvenuto sei anni fa di Paolo Gabriele come aiutante di camera di Benedetto XVI, don Di Giacomo ha rivelato un aneddoto inedito: “Dopo la morte di Giovanni Paolo II, Angelo Gugel, suo maggiordomo prossimo al pensionamento, aveva fatto in tempo a capire che la scelta di Gabriele come suo sostituto non era giusta e lo aveva detto chiaramente in una serie di osservazioni dirette prima di lasciare l’incarico”.