Emanuela Orlandi. Eros e morte con Paul Marcinus: romanzo di Paolo Pietroni

di Sergio Carli
Pubblicato il 18 Giugno 2014 - 06:33| Aggiornato il 9 Marzo 2015 OLTRE 6 MESI FA
Emanuela Orlandi. Eros e morte con Paul Marcinus: romanzo di Paolo Pietroni

Paul Marcinus. Fu capo dello Ior, la banca del Vaticano, con Giovanni Paolo II. Il romanzo di Paolo Pietroni “Io sono un angelo nero” lo implica nella misteriosa scomparsa di Emanuela Orlandi

MILANO – Sul mistero di Emanuela Orlandi, Paolo Pietroni, un grande del giornalismo italiano, ha scritto un romanzo giallo (o “noir” come si dice oggi), “Io sono un angelo nero”, di ben 514 pagine (editore Barion, prezzo 19 euro) che

“apparentemente pesa come una bistecca fiorentina; in realtà è leggero come un’ala di pollo”,

secondo l’immagine un po’ cheap di Francesco Cevasco che lo ha recensito per il Corriere della Sera.

La verità su Emanuela Orlandi, ricorda Francesco Cevasco,

“non l’hanno scoperta (o non l’hanno voluta scoprire) la magistratura vaticana, quella italiana, i servizi segreti vaticani e quelli italiani. Ora Pietroni dà conto in questo romanzo di personali ricerche e propone una tesi molto precisa…”.

Inutile leggere la recensione per cercare di capire la trama del libro: è lo stile italiano delle recensioni, esercizio letterario che non invoglia alla lettura.
A naso, il romanzo sembra un “rehash” di quel che è stato scritto in questi 31 anni, da quando Emanuela Orlandi sparì a Roma, la sera del 22 giugno 1983. Fiumi di carta, articoli, libri, pagine e pagine internet. Supertestimoni su supertestimoni si sono inseguiti dallo studio di Chi l’ha visto?, uno pochi giorni fa, Vincenzo Calcaraun pentito di Mafia, che sembra avere definitivamente scalzato dai favori di Chi l’ha visto? il fantasioso e creativo Marco Fassoni Accetti.
La tesi di un gioco erotico finito male è stata rilanciata di recente anche da un sacerdote, mons. Gabriele Amorth, esorcista del Vaticano. Era stata individuata nel 2008 da Pino Nicotri in un suo libro, nel quale si legge di una fonte vaticana gli ha rivelato di avere saputo che Emanuela Orlandi “è morta la sera stessa della scomparsa, nel corso di un incontro conviviale in via Monte del Gallo”.

Nicotri usò il termine “conviviale”, una specie di antesignano delle “cene eleganti” di Arcore, per rispetto verso gli Orlandi, ma in realtà gli era stato detto che si trattava di un festino. Ed è strano che Pietro Orlandi sia corso dietro a tutte le ipotesi, anche le più sgangherate, ma si sia invece sempre disinteressato a quanto scritto su Monte del Gallo.

Anche di Paul Marcinkus si era fatto il nome, sotto varie angolature, nel mistero di Emanuela Orlandi.

Come si può notare, a sei anni di distanza, i filoni di ispirazione si intrecciano e i dettagli si incrociano.

La recensione di Francesco Cevasco, infatti, punta sulla godibilità del libro, non su novità e rivelazioni inedite:

“Il libro, la storia che racconta: prendete una rivista, «Mystère» [che poi è la rivista fondata da Paolo Pietroni per Condé Nast], e il suo direttore, che investiga e si chiama Paolo come Pietroni;

prendete una giornalista, Marie Gilles, che si avvicina a scoprire il mistero di Emanuela Orlandi;

prendete la stessa giornalista che scompare (sequestrata? volontariamente dissolta nel nulla?);

prendete i servizi segreti dei Legionari di Cristo e dell’Opus Dei;

prendete un alto prelato che dalla sua ricca villa di Castel San Pietro in Svizzera muove, gioca a muovere, pedine torri cavalli alfieri regine e re, che arrivano fino in Vaticano;

prendete preti venduti, laici corrotti, donne appassionate, donne alter ego di se stesse;

imbroglioni travestiti da persone per bene, finti scienziati delinquenti;

prendete i mitici Bonobo, le scimmie più vicine a noi esseri umani ma che vivono meglio di noi perché il loro sesso è gioia anziché complicazione;

prendete marescialli carabinieri investigativi intelligenti;

prendete editori interessati ai soldi ma non soltanto;

prendete seminaristi che chissà che fine hanno fatto;

prendete donne che amano le donne;

prendete la gente che scompare: in Italia scompare una persona ogni 24 ore… Frullate e viene fuori questo noir”.

Paolo Pietroni, stando a Francesco Cevasco, non si sarebbe accontentato dei documenti e delle fonti già disponibili. Quella di Paul Marcinkus, coinvolto con Emanuela Orlandi anche come padre segreto,  e nella sua scomparsa, “è una verità che gli ha raccontato una fonte attendibile, un uomo di Chiesa. Che gli ha testimoniato di un altro uomo di Chiesa che ha visto una foto della ragazzina insieme con un altro (si fa per dire) uomo di Chiesa (quel «galantuomo» di Paul Marcinkus, ufficialmente allora arcivescovo; in realtà più dedito a giochi finanziari, forse anche erotici; e per distrarsi da soldi e sesso anche al gioco del golf).

“Ci sarebbe, c’è, un padre domenicano di Santa Maria delle Grazie, a Milano, dove vive il Cenacolo di Leonardo, [che] ha rivelato — senza svelare i segreti del Sacramento della Confessione — che la piccola Emanuela è stata vittima di un «gioco» più grande di lei; un gioco che all’inizio sembrava innocente, un’avventura da ridere, ma che alla fine è diventato una trappola (forse) mortale.

“Nell’intrigo entrano, anche se di tangente, organizzazioni cattoliche che in confronto la massonica P2 è un gioco da ragazzi: i Legionari di Cristo e l’Armata Bianca della Madonna.

“Ci sarebbe anche una fotografia (Marcinkus ed Emanuela insieme) che confermerebbe il gioco prima innocente, poi complicato, poi torbido, poi letale in cui la piccola Emanuela sarebbe caduta. Innocente nella tela del Ragno Cattivo”.

Di più non è dato sapere né capire. Si sa invece che Paolo Pietroni

“è persona affidabile: a 9 anni faceva già un giornalino chiamato «il Pappagallo»; a 23 anni, diplomato all’Accademia dei Filodrammatici, faceva l’attore; poi ha capito che era meglio fare il giornalista e ha inventato dodici nuove testate; ha fatto anche uno scoop sui campi paramilitari fascisti”.

La sua gloria è legata ad Amica, rivista femminile che era una mucca da cassa per la Rcs, azzoppata anche se non uccisa dall’insipienza manageriale e dalle guerre editoriali degli anni ’90.

Pietroni ha scritto svariati libri, compreso, con lo pseudonimo di Marco Parma, Sotto il vestito niente, da cui fu tratto anche un film di Carlo Vanzina.