Berlusconi comincia a 76 anni: per salvare Italia o Mediaset?

di Salvatore Gatti
Pubblicato il 18 Gennaio 2013 - 06:09| Aggiornato il 26 Febbraio 2020 OLTRE 6 MESI FA
Silvio Berlusconi

Silvio Berlusconi è il leader italiano del passato che, con il suo ritorno, può (e vuole) impedire la nascita di un Parlamento con una maggioranza stabile al Senato (alla Camera probabilmente ci sarà) : vuole avere abbastanza senatori per obbligare il Pd a trattare con lui e non con Monti. Una strategia chiara.

Vedremo, il 24 e 25 febbraio, se sarà anche vincente. Ora il centro-destra ha tra il 27,9 per cento dei consensi (ultimo sondaggio Tg7 ) e il 28,5 (ultimo sondaggio Tg3) ed è in leggero recupero. Ma se il presidente della Repubblica accerterà lo stato di ingovernabilità, rimanderà tutti alle urne. In entrambi i casi, i mercati finanziari non gradiranno il ritorno del “rischio Italia” e ci puniranno severamente. Ma chi è Berlusconi?

Il signor B., come viene chiamato, nasce il 29 settembre del 1936: ha quindi 76 anni. Ha iniziato la sua attività imprenditoriale nel campo dell’edilizia. Nel 1975 fonda la società finanziaria Fininvest e nel 1993 la società multimediale Mediaset, con dentro Canale 5, Rete 4 e Italia 1.

Così diventa il re della tv in Italia. E così, utilizzando il suo potere televisivo, nell’ottobre dello stesso anno 1993 fonda il partito politico Forza Italia. Risultato: quattro incarichi da presidente del Consiglio. Poi, un anno di oblio con la sua caduta e la sua sostituzione con l’economista Mario Monti. E oggi, in vista di elezioni politiche cruciali per l’Italia e per l’Europa, è di nuovo tornato in campo “perché devo dedicarmi al paese”. Vediamo con quali intenzioni, con quali programmi.

La politica del governo Monti. “I tecnici hanno preso le indicazioni della Unione europea in senso stretto, una linea che viene dalla Germania, di rigidità nella politica economica che se applicata a una economia già in crisi porta solo a recessione e depressione”, accusa il signor B.

Io e Monti. “Per conoscere la crisi e trovare le soluzioni occorre vivere nel paese reale… Io non vivo dietro a una scrivania della Università”.

Europa. “Se noi facciamo un referendum, e non solo qui in Italia, la maggioranza sarebbe contro questa Europa che deve cambiare profondamente”.

Invertire la rotta. “L’obiettivo generale è quello di invertire la rotta da una politica economica recessiva di rigore e austerità a una di crescita ed espansione. E’ difficilissimo, ci vuole capacità, esperienza e la maggioranza di un solo partito, senza dover rispondere a tanti partitini”.

Quale Parlamento. “La prossima legislatura dovrà votare una legge che dimezzi il numero dei parlamentari, stabilisca un limite di due legislature e abolisca il finanziamento pubblico dei partiti”.

Una banca europea. La prima proposta di politica economica del signor B.: “Ci vuole una banca europea che sia garante dei titoli pubblici degli stati (magari una Bce cambiata nello statuto) o succederà che Italia, Spagna, Grecia, Portogallo e Irlanda saranno costrette a uscire dall’euro tornando alle monete nazionali e conquistando il diritto alle svalutazioni competitive. Un’eventualità che sarebbe un disastro”.

Austerity e criminalità. Bisogna abbandonare la politica della austerity non solo perché porta depressione ma perché “la linea seguita dal governo Monti ha fatto sì che la recessione portasse l’aumento della criminalità: i furti sono aumentati del 17 per cento, gli scippi del 6 e le truffe del 7. Tutti dati del Viminale”.

Quale federalismo. “La sussidiarietà è la formula base del decentramento, del federalismo e dell’integrazione europea. Ogni attività sociale è per sua natura sussidiaria”.

Meno spesa pubblica. “Lo Stato costa troppo.Bisogna riorganizzarlo mettendo mano sui costi. Bisogna tagliare 80 mila miliardi su 800 mila”.

Abolire la Imu. Berlusconi propone l’abolizione della Imu sulla prima casa. E’ questa una delle prime misure che varerà un eventuale governo Berlusconi, perché “la casa è sacra”. La Imu resterà per le abitazioni di lusso. Per coprire il buco di quattro miliardi di euro che si creerebbe si deve puntare sulle dismissioni dei beni dello Stato e sull’aumento delle imposte su alcolici e tabacchi.

Due aliquote Irpef. L’ex premier sta studiando la fattibilità di avere solo due aliquote Irpef e vuole ridurre l’odiata Irap fino ad azzerarla nel corso della legislatura.

Fisco e redditometro. La pressione fiscale dovrà diminuire di 1 punto all’anno. Quanto al bizzarro redditometro, andrà rivisto radicalmente.

La patrimoniale. E’ una misura fiscale assolutamente da evitare.

Niente tasse a chi assume. “Visto che abbiamo quattro milioni di imprese, una delle cose che si può fare immediatamente è che se assumono almeno una persona in più con un contratto a tempo indeterminato, su questa persona non dovranno pagare i contributi previdenziali che saranno a carico dello Stato, né le tasse per 3, 4 o 5 anni”.

Le tasse e il Nord. “Il 75 per cento del ricavato delle tasse prelevate nelle regioni del Nord deve rimanere al Nord”.

La rivolta fiscale. “C’è un clima di terrore per colpa di Equitalia… E’ moralmente accettabile non pagare tasse ingiuste”.

Ricchi e poveri. “Noi vogliamo una società che si prenda veramente cura dei poveri e dei più deboli”, recita la Carta dei Valori del Pdl. E prosegue: “Noi vogliamo una società nella quale tutti possano godere di un livello di vita adeguato. Noi crediamo che le persone abbiano il dovere di provvedere a se stessi e secondo il principio morale della responsabilità, ma che in base a questa debbano anche aiutare il prossimo in difficoltà”.

La questione femminile. “Noi pensiamo che siano necessarie forti azioni positive per assicurare l’effettiva parità tra uomo e donna, per accrescere l’accesso delle donne all’istruzione, al lavoro e ai posti di più alta responsabilità nel mondo pubblico e privato. Una maggiore eguaglianza tra effettiva tra uomo e donna renderà il nostro paese non solo più giusto ma anche più prospero”.

Più poteri al premier. Per poter fronteggiare una realtà difficile come quella attuale è necessario che il presidente del Consiglio abbia più poteri. In particolare “il potere di revocare i ministri e più poteri nella decretazione d’urgenza, spesso boicottata dai capi di Stato”. Insomma. Che l’autorità non sia limitata. Altrimenti non si riesce a prendere delle decisioni rapide ed efficaci.