Mattarella: come partiti e correnti hanno firmato le schede per contare i voti

di Claudia Fusani
Pubblicato il 31 Gennaio 2015 - 17:14| Aggiornato il 26 Febbraio 2020 OLTRE 6 MESI FA
Matterella: come partiti e correnti hanno firmato le schede per contare i voti

Foto LaPresse

ROMA – Nei lunghi 50 minuti dello spoglio presidenziale, Laura Boldrini è costretta a una sorte di sciogli-lingua assai complesso, soprattutto dopo giornate così lunghe, per leggere sui ogni scheda il nome di Sergio Mattarella in tutte le variabili decise in gran segreto dai grandi elettori.

Si chiama “tracciatura delle schede”. Non è un gioco di società bensì il metodo più antico dell’Italia repubblicana – “inventato da Giorgio Almirante ai tempi dell’elezione di Leone”, rivendica il senatore Ferrara – per verificare chi vota cosa nel segreto dell’urna.

La regola prevede che prima dell’inizio della votazione, in rigorosissimo segreto, decida con il suo gruppo o corrente un modo speciale per firmare la scheda. Un modo per farsi riconoscere. E quindi per contarsi. Matteo Renzi aveva sconsigliato questa pratica il Pd, “deve prevalere la fiducia” aveva detto a chi suggeriva in ogni caso la conta interna. Poi ognuno ha deciso come ha voluto.

Per Mattarella presidente i capi-corrente hanno deciso addirittura nove modi diversi. Da qui lo sciogli-lingua obbligatorio del presidente Boldrini. Che ha dovuto leggere persino il punto e la virgola sulla scheda visto che il regolamento impone che venga data lettura di ogni traccia scritta. E quindi: “Mattarella”; “on.Mattarella”; “Mattarella S.”; “Mattarella Sergio”; “Sergio Mattarella”; “prof.Sergio Mattarella”; “S. Mattarella”; “on.Sergio Mattarella”; “on.prof.Mattarella”.

A fine spoglio ogni interessato si è fatto dare il resoconto scritto della votazione e ha potuto contare le sue truppe. Perché se oggi si conclude la difficile partita del Colle, da domani ricomincia quella delle maggioranze di governo uscite parecchio malconce e stressate da questa sfida. Necessario quindi sapere quanto pesano la minoranze dem. Cosa è rimasto di Ncd. E come va dalle parti di Sel. Fino ai peones.

“Mattarella” così, semplice, è la formula più votata, oltre 550 voti. L’sms della direzione del Pd, ormai lo strumento tradizionale per dare le indicazioni di voto ai parlamentari, stamani diceva solo “votare Mattarella”. Alle nove del mattino anche Sel ha dato l’ordine di scuderia: “on. Sergio Mattarella” è stata la tracciatura decisa. Trentatrè voti, quelli che dovevano essere, nessun disperso.

I Giovani Turchi, minoranza dem che sta al governo e ai vertici del partito, aveva deciso per “Mattarella S.”. Hanno raccolto 65 voti, tanta roba, oltre le aspettative previste. Una cifra che sarà fatta valere al momento opportuno. L’area cattolica del Pd ha optato per “Mattarella Sergio”, senza né punti né virgole e ha raccolto una settantina di voti.

Ai senatori Pd del Senato, la spina nel fianco di Renzi, era arrivato l’ordine di votare “S.Mattarella”. Schede firmate, sempre dell’area di sinistra, le due per Emma Bonino, Napolitano, Bersani e Prodi. Sono altri otto voti che hanno voluto differenziarsi dal gruppone renziano. Alla fine i renziani in parlamento, seppure di seconda e terza generazione, sono un po’ più di duecento.

Anche Ncd-Udc e Forza Italia hanno voluto contarsi. Area popolare ha indicato la formula “Sergio Mattarella”, 74 voti, uno solo mancante, quello di Barbara Saltamartini, che ha lasciato anche il ruolo di portavoce del gruppo. In Forza Italia corre voce che abbia voluto firmare la scheda il gruppo legato a Denis Verdini (probabilmente on. Mattarella, ma non ci sono conferme).

Più qualche deputato siciliano che per testimoniare, al di là dell’ordine di partito, il proprio entusiasmo per Mattarella, si è prodigato in cose complicate come “on. professor Sergio Mattarella”, addirittura “giudice costituzionale Sergio Mattarella”. Sono i vecchi amici della Dc in Sicilia, epigoni dell’era demitiana. Quello che rimane di una stagione piena di speranze quale fu la Primavera di Palermo.