Ballottaggi, sconfitta Pd male profondo ma Casson ha guadagnato 10 punti

di Giuseppe Giulietti
Pubblicato il 17 Giugno 2015 - 08:17 OLTRE 6 MESI FA
Felice Casson

Felice Casson

ROMA – A Venezia il Pd avrebbe perso perché il candidato, l’ex magistrato Felice Casson, sarebbe stato sbagliato in quanto non renziano e troppo radicale. Assumiamo per buona questa tesi, ma tiriamo le conseguenze dal teorema proposto. Se a Venezia la colpa della sconfitta é del radicale Casson, a Rovigo o ad Arezzo, dove hanno perso candidati iperrenziani, la colpa di chi sarebbe?

Questo modo di procedere non porterà da nessuna parte, accrescerà i veleni e non gioverà allo stesso Renzi, che avrebbe bisogno di critiche leali e non di elogi ipocriti. Il risultato del Veneto va studiato con rigore perché offre non pochi spunti di riflessione. Tanto per cominciare la destra, quando ritrova la sua unitá ed individua candidati presen tabili, da Zaia a Brugnaro, é competitiva e largamente maggioritaria nel Veneto e non solo.

La disfatta del Pd era iniziata già alle regionali. Il partito ha raggiunto il minimo storico proprio a Venezia, il Casson ha invece recuperato, al primo turno, oltre 10 punti, un risultato non scontato. Al ballottaggio il candidato Brugnaro ha ottenuto l’esplicito appoggio della Lega e delle altre liste di destra. I grillini, nonostante i molti appelli, hanno preferito non dichiarare il loro appoggio a Casson, sará il caso di prendere atto, una volta per tutte, che, nel loro schema, la disfatta del centro sinistra e del Pd sono una priorità ; ne prendano atto anche i critici “da sinistra di Renzi”. Per quanto riguarda Venezia, infine, come rimuovere il fatto che le elezioni sono state indette dopo il cosiddetto scandalo Mose che ha travolto la cittá? La Giunta uscente di centro sinistra e il sindaco Orsoni sono stati costretti alle dimissioni, la città commissariata e lasciata allo sbando.

Che piaccia o no le responsabilità maggiori sono state attribuite a chi, con varie formule e sigle, ha governato per oltre 20 anni. L’astensionismo ha raggiunto punte record e, in questa occasione, ha coinvolto una parte non trascurabile dell’elettorato del centro sinistra. Secondo alcuni l’astensionismo discenderebbe anche dalla mancata presenza sulle schede di Renzi, secondo altri dalla delusione per le sue politiche. Sia come sia, sarebbe forse opportuno cercare di ascoltare questo malessere e non usarlo strumentalmente a fini di lotta politica interna al Pd. Dalle prime reazioni non sembra che la lezione sia stata studiata e tanto meno compresa, intanto la destra ringrazia e si prepara a governare quasi tutto il Veneto, come ai “bei tempi” della DC.