Inter-Milan 1-1, Schelotto riprende El Sharaawy. Juve e Napoli restano lontane

di Renzo Parodi
Pubblicato il 24 Febbraio 2013 - 22:57| Aggiornato il 2 Agosto 2022 OLTRE 6 MESI FA

MILANO –  Gran bel derby, era ora di gustarsi una stracittadina alla milanese all’altezza della tradizione di Inter e Milan. A conti fatti l’1-1 è salomonico. Fino all’ultimo giro di cronometro le squadre hanno tentato di superarsi e tute e due hanno annusato il colpo gobbo. Lo spirito insomma è giusto. La classifica resta incerta, così come la corsa all’Europa che conta.

La Lazio ha però l’occasione di allungare battendo il Pescara. Un tempo a testa, al Milan il primo all’Inter il secondo. Qualcosa in più ha prodotto il Milan in zona gol, peggio per Balotelli che ha sprecato tre palle-gol, anche per merito di Handanovic, prodigioso in un intervento ravvicinato. Freddo in apparenza come un igloo, Balotelli non ha patito l’atmosfera ostile orchestrata in suo onore (si fa per dire…) dalla folla nerazzurra.

La curva interista lo ha beccato propinandogli fischi e insulti abbondanti, evitando i buuuh a sfondo razzista, come si erano impegnati a fare i capi dei Boys nerazzurri. Accontentiamoci. Ha giocato in punta di bulloni, Supermario, forse per non attirarsi i possibili calcioni dei difensori avversari. Gli è capitato di rifilare una involontaria stincata alla testa di Handanovic, di discutere con Zanetti, ma nel complesso ha censurato gli atteggiamenti più indisponenti.

Milan brillante e frizzante nel primo tempo, lo spavaldo 4-3-3 varato da Allegri, con Pazzini dirottato in panchina, ha spesso messo l’Inter in difficoltà. Il minimo vantaggio al riposo – gol di El Shaarawy, avviato a tornare il cecchino implacabile che aveva scalato la classifica cannonieri – era parso premio avaro al dominio, di gioco e di occasioni, del Milan. L’Inter era sopravvissuta, aggrappandosi alle parate di Handanovic e alle invenzioni di Cassano, schierato punta unica, alla Totti vecchia maniera, con un trio a ventaglio (Alvarez, Palacio e Guarin) delegato a sostenerlo.

Esperimento non riuscito, ma qualcosa doveva pur inventarsi, quel poveruomo di Stramaccioni. Orbato della muscolosa presenza di Milito, l’attacco nerazzurro era costretto ad agire in pura agilità. Gara dura misurarsi con la ruvida muraglia milanista, ben protetta dal trio Nocerino-Montolivo-Muntari. Magari vestisse ancora la maglia dell’Inter l’atletico centravanti Livaja, girato in prestito all’Atalanta, che ha firmato una doppietta alla Roma.

Stramaccioni si è accorto all’intervallo che l’Inter andava ritoccata, colmando il buco aperto sulla fascia destra difensiva, dove erano maturate le migliori occasioni del Milan, gol di El Shaarawy compreso. Senza cambiare gli interpreti, il tecnico nerazzurro in avvio di ripresa ha invertito le fasce di competenza di Nagatomo e Zanetti. Il capitano è passato a destra, il giapponese a sinistra e qualcosa è cambiato in meglio, se non altro in termini di possesso palla, specialità dell’emerita casa Allegri & C.. Il Milan aveva spadroneggiato sul proprio fronte di sinistra nel primo tempo, con gli assalti sincronici di De Sciglio ed El Shaarawy che avevano infilzato a ripetizione Guarin e Nagatomo.

A metà ripresa Stramaccioni ha corretto ancora la sua squadra, con l’ingresso di Schelotto per uno stremato Cambiasso, allargando ancor più il fronte d’attacco. Un predestinato evidentemente, Schelotto, perché una manciata di minuti dopo aver messo piede sul prato l’italiano di origine argentina è andato a schiacciare nel sacco un invito trasversale di Nagatomo.1-1 e Inter finalmente bene in sella, mentre il Milan è vistosamente calato nella corsa e nella vigoria. Normale, ha pagato la fatica del primo tempo, condotto di gran carriera. Mazzoleni ha arbitrato con avveduta compostezza una partita spigolosa, mai veramente cattiva però. E anche questo è un segnale di buona salute delle due squadre di Milano.