Paul Pogba ammazza la serie A. Roma, occhio a Napoli e Lazio. Auguri Mattiello!

di Renzo Parodi
Pubblicato il 10 Marzo 2015 - 10:21 OLTRE 6 MESI FA
Paul Pogba ammazza la serie A. Roma, occhio a Napoli e Lazio. Auguri Mattiello

Paul Pogba ammazza la serie A. Roma, occhio a Napoli e Lazio. Auguri Mattiello (foto Ansa)

ROMA – Pogba, beato chi ce l’ha. Sembra una filastrocca da bambini, è invece la pura e semplice verità. Grazie al gol del talentuosissimo francese, la Juve batte in articulo mortis un gagliardissimo Sassuolo e vola a + 11 dalla Roma e a +15 dalla coppia Napoli-Lazio. Come scrivevo la settimana scorsa, sono messe dette per lo scudetto. Sono pronto a far penitenza, strisciando con le ginocchia su un tappeto di ceci, se la mia profezia non si avverasse.

Il campionato miserello cui ci tocca assistere ha questo di bello. Cambia faccia da una domenica all’altra (fatta salvo, s’intende, Madama Juventus). Sale la Lazio e scende, anzi precipita la Fiorentina che aveva appena strappato ammirati commenti per aver espugnato l’Olimpico bianconero in Coppa Italia. Salah non pervenuto a Roma, in un match dominato da cima a fondo dall’Aquila biancazzurra. Viola triturata senza remissione. A Montella una volta tanto devo tirare le orecchie. D’accordo le assenze pesanti, di Gomez e Babacar. Ma perché schierare una squadra con mezze punte, puntine e puntine da disegno? Visto Gilardino all’opera a danno fatto non c’era da scialare ma una squadra vive anche di equilibri tattici e mettere Ilicic a fare la prima punta non mi è sembrata una genialata. La Lazio (quarta vittoria filata) in questo momento è un treno in corsa difficile da arrestare. La lotta per la Champions si infiamma. Ci sono anche Fiorentina e Sampdoria e gli scontri diretti aiuteranno a dirimere al questione.

Se non ci fosse di mezzo la carriera sarebbe un divertente calembour. Mihajlovic l’ammazza-colleghi. La Sampdoria batte l’Atalanta e salta la panchina di Colantuono. Sconfigge il Cagliari e Zola ci lascia le penne. Lunedì prossimo la squadra dei marinai scende a Roma e incrocia la strada della Roma di Garcia, che l’allenatore ha definito “sconcertante” dopo l’ennesimo (otto su dieci) umiliante pareggio. Se è superstizioso, monsieur Garcia farà bene a dotarsi di amuleti.

Dalle parti del Cupolone tirano venti maligni, la squadra è sgonfia come un gommone a novembre, i tifosi sono sull’orlo del collasso, la Lazio si avvicina pericolosamente in classifica, assieme al Napoli, rema a meno quattro. E insomma, il male oscuro che da mesi ormai attanaglia l’ex squadra più bella del campionato sembra ormai irreversibile. La lucida e spietata analisi del tecnico se ha fatto definitivamente chiarezza, non ha certo semplificato la vita nello spogliatoio giallorosso. Il secondo posto è più che mai a rischio e buon per la Lupa che il Napoli continui ad inciampare nei suoi difetti e butti via una vittoria che sembrava già acquisita. Mettiamoci pure la gagliarda prova dell’Inter che Mancini sta modellando come una squadra vera. Ma se stai conducendo con due gol di vantaggio, davanti al tuo pubblico, a metà della ripresa non devi farti rimontare come una provinciale qualsiasi. E non è un contributo alla distensione l’ukaze del presidente De Laurentiis che ha proibito a Benitez e a tutti i tesserati di spiccicare parola di fronte alle telecamere di Sky. Che giustamente grida all’inadempimento contrattuale.

Continua l’agonia del Milan e di Inzaghi, riconfermato a tempo in ragione delle insistenze di Galliani, fosse stato per Berlusconi Pippo (ah quel cambio Pazzini.-Bocchetti!) avrebbe già liberato l’armadietto di Milanello. Inutile ripetere giudizi detti e ridetti. Il Milan è costruito male, è povero di classe in mezzo al campo, pletorico e mal assortito in attacco, vecchio e lento in difesa. Il portiere, ecco, quello funziona. E’ tardi per rimediare e probabilmente anche per agganciare il treno europeo. Se ne faccia una ragione, il presidente che avrebbe ceduto una fetta del club al magnate thailandese mister B., e si prepara dunque a passare al mano. Sic transit con quel che segue..

La tragica farsa del Parma sta trascinando tutto il calcio italiano nella palude del ridicolo nonché dei debiti. In lega hanno la faccia tosta di dichiarare di aver fatto il proprio dovere di controllori (Beretta dixit) e se non lo avessero fatto dove saremmo andati a raccogliere i cocci del Parma? E quanti altri club sono sull’orlo del disastro finanziario? Tavecchio, poveruomo, annaspa e giura che si troverà la soluzione per traghettare n salvo il Parma. Una cordata sarebbe pronta ad afferrare il cadavere della società gialloblù e trarlo dalle acque che stanno inghiottendolo. L’ultima parola (ossia la prima vera) spetterà al tribunale fallimentare che il giorno 19 dovrà esprimersi sulla richiesta di fallimento del club. Se la accoglie, addio core. Altro che regolarità del campionato. Per intanto sciolgo inni di ammirazione ai calciatori ducali che hanno accettato di scendere in campo quasi al buio pur di tutelare i dipendenti della società, quelli che guadagnano millecinquecento euro e che da mesi non vedono un euro. Va a finire che mi toccherà scrivere che i calciatori sono la parte migliore del mefitico pallone nostrano. Ci siamo vicini.

Tornando alla cose di campo, mi ha impressionato la dinamica dell’ incidente occorso al giovane Federico Mattiello. Quella gamba piegata in due non si dimentica. Il ragazzo è giovanissimo e già tartassato dalla malasorte. Tornerà a giocare ma fa specie che una partita stracca e senza capo né coda gli sia costato un così brutale pedaggio alla malasorte. Auguri, Federico. Di cuore!

In testa la Juventus ha piegato alla distanza il Sassuolo e si è portata a più undici dalla agonizzante Rometta, discorso scudetto virtualmente assegnato. Allegri non vorrà sentirselo dire ma bisognerebbe che i suoi si addormentassero in campo per ribaltare il verdetto scritto nella pietra. Attendo con curiosità di misurare l’attuale non esaltante Juventus al fuoco del Borussia Dortmund, una brutta bestie fra le mura ruggenti del Westfalen stadio o come diavolo si chiama adesso. Io ci vidi un portentoso 1-1 della Sampdoria boskoviana (gol in contropiede di Mancini all’ultimo minuto) avviata a festeggiare i suoi festi europei. A proposito, Mihajlovic ha recuperato mirabilmente il suo rapporto con Eto’o e l’orgogliosissimo campione camerunense ha compreso che tutto si potrà permettere alla Sampdoria del tignoso tecnico serbo tranne che vantare privilegi.. Il gol, bellissimo, da campione straconsacrato, premia la ritrovata umiltà del Leone del Camerun e la saggezza dell’allenatore che ha sì ribadito la regola aurea (“con me sono tutti uguali”) ma ha saputo vedere in controluce la metamorfosi dell’asso africano. E gli ha dato fiducia, ricavandone la spinta per ripartire. La classifica è di nuovo promettente e con Napoli, Lazio e Fiorentina sarà lotta dura fino all’ultimo giro di palla per conquistare l’Europa.

Il Cagliari sconfitto a Genova proprio dalla Sampdoria ha dato il benservito a Zola (un punto nelle ultime sei partite). I numeri parlano, la squadra è terz’ultima col Cesena incassa tanti gol come ai tempi di Zeman e ne segna la metà. A me dispiace per Gianfranco che è un gentleman e una persona pulita ma capisco al scelta di Giulini. Un po’ meno però condivido la decisione di riaffidare il Cagliari a Zeman. Capisco le ragioni del portafoglio (pagare un terzo allenatore sarebbe stato impossibile) ma il boemo non mi sembra l’ideale per scalare la montagna della classifica. Con lui si fa bellissimo calcio ma quanto a tagliare traguardi….

Il Genoa ha sprecato ad Empoli la palla del match e per poco, subita la rimonta dei toscani, non ci ha rimesso le penne (grande Perin su Maccarone nel finale). Strana e inspiegabile metamorfosi del Grifone, tuti leoni nei primi 45’, poi agnelli rassegnati nella ripresa. A Gasperini trovare la cura per guarire dal male oscuro.

Il Torino ha perduto l’imbattibilità che durava da dodici gare su terreno di un’Udinese ritrovata, nella spinta, decimo gol per l’ex Quagliarella, giustamente applaudito dai tifosi furlani e per l’antico Di Natale. Spettacolo in campo e di questi tempi è già un bel regalo.