Serie A: Juve stile Truffaut, Roma non più bella. Napoli e Samp su, milanesi giù

di Renzo Parodi
Pubblicato il 19 Gennaio 2015 - 12:08 OLTRE 6 MESI FA
Serie A: Juve stile Truffaut, Roma non più bella. Napoli e Samp su, milanesi giù

Higuain segna all’Olimpico contro la Lazio (foto Ansa)

ROMA – Disse Francois Truffaut che i film non subivano rallentamenti, andavano avanti come treni nella note. La Juventus è un film di Truffaut. Fila velocissima e senza ostacoli e ciao ciao alla compagnia. La Roma è scivolata a cinque punti e si contorce in preda ai suoi malanni. La Juventus imperiale ha macinato il Verona sgranocchiandolo giuliva come una caramella al miele. Dieci gol in due match inflitti al povero Mandorlini sono un segnale che questa squadra non fa prigionieri. Gioca Llorente o gioca Morata, Tevez è sempre in stato di grazie e adesso lascia intendere che non è detto che lascerà davvero a giugno del 2016. Ma insomma, se davvero qualche pazzo spenderà 100 milioni per Pogba la Juve potrà rifare la squadra a piacimento, un po’ come accadde alla partenza di Zidane. Fa bene Allegri a non sciogliere troppi inni ai suoi, l’intero girone di ritorno potrebbe riservare qualche sorpresa. Ma allo stato dei fatti, non c’è proprio guerra. La Juve sta una spanna sopra tutti gli altri e buon pro le faccia. E può permettersi di non fare una piega all’idea che a giugno Giovinco andrà a mietere un tesoro (30 milioni in cinque anni) a Toronto. Tutti importanti alla Juve, nessuno indispensabile. Capito dove sta la forza di Madama?

La Roma bella e sfrontata che ci aveva incantati non c’è più. Gioca mezze partite più sui nervi che sul cervello, si regge sugli estemporanei umori dei suoi non pochi talenti. Ma ha cessato di essere squadra. Non è tutta colpa dell’inevitabile appannamento di Totti che sconta i suoi 38 anni; è il filo del discorso tattico di Garcia che si è interrotto. L’equivoco Destro non giova alla serenità della squadra e quel salmodiante ritornello (“sono certo che vinceremo lo scudetto”) del tecnico francese rischia di trasformarsi in un boomerang capace di staccare parecchie teste. Non credo che il mercato possa essere risolutivo. La stagione ha preso questa piega e in genere non è facile raddrizzare le cose in corsa. Anche perché la Juventus fila come un treno e non patisce grandi affanni. L’abitudine a gestire la tensione è un atout che nessuna concorrente può vantare al medesimo grado. La mentalità è un altra carta che peserà parecchio. Insomma, Juve più che mai favorita e non solo per i 5 punti di vantaggio sulla Roma.

Alle spalle delle due regine, sgomitano in tanti. Napoli e Sampdoria insediate al terzo posto promettono un duello tenace e spettacolare. Benitez è andato a prendersi tre punti all’Olimpico laziale. Grande prodezza balistica di Higuain, ma la squadra tutta ha mostrato padronanza del gioco e non ha offerto alla Lazio che un vano, sterile arrembaggio e qualche tiro dalla lunga distanza, regolarmente spedito in curva. Pioli ha pagato le assenze di De Vrjii e soprattutto della freccia Anderson, l’unico grimaldello capace di far saltare difesa arroccate come quella del Napoli. Mihajlovic aveva infiammato la vigilia mettendo in guardia i suoi dalle facili euforie prodotte dalla fantasmagorica campagna acquisti del presidente Ferrero. “Eto’o? Non è qui. Muriel? Neppure lui. Correa? Bravo ma magrolino. Ci vorranno mesi perché impari a giocare in Italia”. Non aveva sbagliato ricetta, Sinisa. Tenuti sulla corda. i suoi a Parma hanno giocato una gagliardissima ripresa, spezzando le reni al povero Parma che neppure Cassano, da solo, riesce a tenere in piedi. Primo gol in blucerchiato di Bergessio che tuttavia sembra ancora un pesce fuor d’acqua. Con l’arrivo di Eto’o, là davanti saranno in quattro a sgomitare: Eder (altra partita col pepe), Okaka, Bergessio e appunto il toro argentino. Cavoli di Mihajlovic che comunque nell’abbondanza si sente come un topo nel formaggio. Domenica si gioca Sampdoria-.Palermo e fossimo nel tecnico doriano drizzeremmo le orecchie. Il duo indiavolato Dybala-Vasquez può trasformare la prevedibile festa doriana a Marassi per l’arrivo di Eto’o e di Muriel in un incubo. Tocchi pure ferro. L’allenatore serbo, e noi prepariamoci ad una partita entusiasmante.

Milanesi di nuovo in bassissima fortuna. Il pari dell’Inter a Empoli, nell’anticipo di sabato, aveva propiziato raffiche di critiche alle quali si era unito lo stesso Mancini, seccato per la mancanza di coraggio e di iniziativa dei suoi. L’Empoli ha una superba organizzazione di gioco, fa calcio semplice ed efficacissimo, pallone giocato rasoterra, con uno o al massimo due tocchi e combinazioni fitte che chiamano in causa, armonicamente, tutti gli effettivi. L’Inter è ben lontano dall’essere una squadra, i talenti – non molti in verità – masticano un calcio sterile e stracco, senza fantasia e poiché il “folber”, come lo chiamava il sommo Brera, è rimasto uno sport di squadra, le conclusioni vengono da sé. Non basteranno Podolski e Shaquiri – buoni giocatori, non campioni – per ribaltare i valori e se da Mancini si pretende il terzo posto, beh meglio congedarlo subito e dire la verità ai tifosi. Un biglietto per l’Europa piccola sarebbe già un gran successo.

Identico discorso vale per il Milan che non gode neppure di un allenatore sperimentato e si affida al simpatico Inzaghi, al quale peraltro Berlusconi, dopo averlo incensato, ora pretende di infliggere la presenza di Arrigo Sacchi, come tutor. Qualunque cosa significhi, Inzaghi ha diritto a sbagliare da solo. E se il presidente non si fida più di lui, tanto vale che richiami l’antico Arrigo in servizio permanente effettivo. E gli chieda di salvare almeno la faccia della squadra.

Un’Atalanta scaltra e ben messa in campo da Colantuono non ha neppure faticato a trasformare San Siro in terreno di conquista. Schierare punte su punte non migliora sic et simpliciter il gioco d’attacco. Il calcio sarà pure cambiato, ma i vecchi equilibri fanno pur sempre premio e sarebbe il caso di ascoltare la voce di Osvaldo Bagnoli (altro milanista d’antan) che ammoniva: “El terzin fasa il terzin”. Insomma ognuno al posto suo in campo e ora che Torres ha tolto le tende, vogliamo dare a Pazzini qualche chance vera? Del falso nueve, francamente se ne ha piene le tasche.

Giornata favorevole alle squadre ospitate. La Fiorentina a Verona col Chievo ha riagguantato in extremis una vittoria che le stava sfuggendo dalle mani. Tre punti d’oro e Montella un po’ sollevato, sebbene l’astinenza da gol di Gomez sia diventata endemica. Anche il Toro ha fatto bottino lontano da casa., Ventura ringrazia Maxi Lopez, autore del gol decisivo. Ha sfiorato l’exploit il Sassuolo nel rocambolesco inseguimento in casa del Genoa, tre volte sotto e tre volte capace di rimontare grazie all’attacco dei nanetti (ma dai piedi fatati). Irregolare il raddoppio di Missiroli (fallo di Perin) ma dal Genoa così com’è non ci si può aspettare che regga il passo con le prime. Se arrivasse Borriello forse si potrebbero riaprire discorsi di vertice, a patto che nessuno dei migliori (Bertolacci, Sturaro, Kucka) lasci la compagnia. Bel pari in rimonta finale del Cagliari a Udine. La mano di Zola sta riplasmando la squadra che è sempre in fondo alla classifica ma in piena corsa per salvarsi. Impresa che equivarrebbe ad un miracolo per Cesena e Parma, alle quali il mercato può offrire chance purché le dirigenze decidano di investire davvero. Gilardino che piace ai sardi sarebbe uno dei pochi capaci di sovvertire i valori. Ma costa parecchio e chissà se avrà davvero voglia di tornare a giocare in Italia.