Amministrative 2012: febbre da voto e festa delle liste civiche

di Warsamé Dini Casali
Pubblicato il 8 Marzo 2012 - 13:50 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Al voto, al voto: stavolta la festa ai partiti, dopo che Monti li ha messi in panchina, la faranno le liste civiche, delle quali si profila una fioritura eccezionale. Mancano solo 2 mesi alla prossima chiamata alle urne, le amministrative 2012. Il 6 e 7 maggio 9 milioni di elettori rinnoveranno sindaco e consiglio di 1017 Comuni, di cui 28 capoluogo, con città importanti come Genova, Palermo, Verona, Parma, Piacenza, Brindisi, Lecce. Il turno di ballottaggio è fissato per il 20 e 21 maggio. Il 2 e il 3 aprile scadrà il termine per la presentazione delle candidature: un minuto dopo scatterà ufficialmente la campagna elettorale disciplinata dalla par condicio. Le previste consultazioni per il rinnovo di molti consigli provinciali non ci sarà, visto che le Province non ci saranno più. La cura dimagrante di Monti funziona anche per i comuni: consiglieri e assessori saranno diminuiti di un quinto.

Comunque si tratta di un test probante, un termometro affidabile per verificare le condizioni del grande malato, il sistema dei partiti. Condizioni generali sul brutto stabile. L’ultimo referto segnala un aumento della febbre. Nonostante la fiducia a Monti non sia messa in discussione, i partiti, il Pdl in particolare, hanno l’esigenza di marcare una differenza con l’esecutivo, schiacciarsi acriticamente sulle posizioni del governo lacrime e sangue rischia di assottigliare sempre di più il già scarso appeal verso gli elettori. Giusto ieri (7 marzo) il segretario Alfano ha disdetto l’appuntamento con il presidente del Consiglio e gli alleati “innaturali” Bersani e Casini.

Giustizia e tv i nodi contingenti, l’avvicinarsi dell’esame amministrative il contesto, limitare i danni per poi preparare le strategie per le politiche del 2013, l’obiettivo. Con Berlusconi che in principio prefigurava addirittura il prolungamento del sostegno a Monti e che adesso, nell’ingombrante ruolo di ventriloquo del neosegretario Alfano, morde il freno. Dall’altra parte le primarie di coalizione mettono in imbarazzo la segreteria Bersani, dove il suo candidato si espone con sistematicità a magre figure: alle amministrative hanno buone chance per sfruttare lo sfarinamento delle alleanze del centrodestra (ha perso Bossi al Nord e Casini ovunque). Ma la foto di Vasto (Pd+Sel+Idv) sbiadirà presto in vista delle politiche, per le quali, per vincere, bisognerà aver sciolto il dilemma Vasto o Terzo Polo.

Al voto, al voto dunque, ma con il megafono della propaganda dei partiti munito di doppia sordina: l’adesione al progetto Monti impedirà critiche esagerate al governo, la massiccia presenza di liste civiche servirà da schermo all’immagine degradata dei partiti. Troppo immedesimati con la Casta. Al punto che Berlusconi, non più tardi di un mese fa, stava pensando all’estremo rimedio di non presentare proprio il simbolo appannato del Pdl, in favore di sole liste legate ai candidati: alle amministrative sceglierà una via di mezzo, con liste civiche collegate al Pdl. Sembra riproporsi lo schema già visto nel ’98 e nel ’99 quando furono scoperte per neutralizzare gli effetti dalla grande crisi dei partiti che segnò la fine della Prima Repubblica.

Allora furono i sindaci di sinistra a tentare l’avventura solitaria e lo smarcamento dai partiti: avevano sperimentato cinque anni di governo delle città grazie all’elezione diretta, cercarono di capitalizzare il consenso a spese delle segreterie romane. I “cacicchi” li chiamava Massimo D’Alema, intendendo ras locali. Oggi la questione si ripropone: resta il dubbio se siano effetto o antitodo all’anti-politica dilagante. En passant, ricordiamo che il Pdl, secondo i sondaggi, perderebbe 15 punti rispetto alle elezioni europee del 2009, un calo pauroso dal 35,3% dei consensi al 20% appena superato. Le liste civiche dei movimenti antipartitici, 5 Stelle di Grillo in testa, fioriranno ovunque. Eroderanno consenso a entrambi gli schieramenti. Andranno distinti dalle liste civiche di chi intende sfruttarne la novità (come visto abbastanza relativa) per rifarsi una verginità anti-Casta. La sottrazione dei consensi che non confluiranno sui simboli dei partiti renderà difficile la lettura dei risultati.

Palermo. L’outsider Ferrandelli, ex Idv appoggiato dai centristi siciliani, ha sconfitto nelle primarie di coalizione Rita Borsellino, la candidata del segretario nazionale Pd. Sconfessato quindi il fronte tutto a sinistra (Pd-Sel-Idv) che dovrà appoggiare il giovane candidato contro un avversario che che posticipa ancora la risoluzione delle candidatura a sindaco. Fino al Terzo Polo scosso dall’apertura di Massimo Costa, candidato della coalizione, al Pdl. Su tutto pesano le scorie per i presunti brogli alle primarie e l’incognita Leoluca Orlando pronto a farsi una lista tutta sua.

Genova.  Marco Doria, il “Pisapia genovese” ha sbaragliato alle primarie del centrosinistra l’ex sindaco Marta Vincenzi e la Pd Roberta Pinotti. Dovrà confrontarsi con Pierluigi Vinai, l'”uomo che sussurava ai cardinali” secondo la malevola ironia che ne definisce l’estrazione cattolica e appartenenza all’Opus Dei. Rilevante è che Berlusconi abbia dovuto penare non poco prima di trovare un candidato che potesse correre per la poltrona da sindaco. Avevano rifiutato in sette l’offerta del Pdl.

Verona. Qui si realizza il compimento della ridefinizione degli assetti, delle alleanze, dei protagonismi. Flavio Tosi, sindaco leghista uscente, “minaccia” di correre doppiamente solo. L’alleanza con il Pdl è finita, in più non ha rinunciato a presentare una sua lista personale, nonostante il veto di Bossi. Dalla sua ha fiducia e consenso popolare. Contro, il recente sostegno “sudista” di Galan che vorrebbe una sua lista Grande Nord associata con quella di Miccichè, Grande Sud, da realizzare a Palermo. Michele Bertucco è il candidato del centrosinistra: il presidente di Legambiente Verona, 48 anni, sostenuto da Pd, Sel, Federazione della Sinistra e Psi tenterà di incunearsi nella frammentazione del campo avverso.