Manovra, Di Pietro si mette di traverso. Cgil Cisl e Uil fanno muro

Pubblicato il 5 Dicembre 2011 - 20:43 OLTRE 6 MESI FA

Antonio Di Pietro (LaPresse)

ROMA – Ha evocato il “baratro della povertà” e  ha messo il Parlamento tutto davanti a uno”scenario da incubo” ma non è bastato. Mario Monti, nel giorno della presentazione alle Camere della manovra “salva-Italia” o “salva-Europa” che dir si voglia, incassa il no di Antonio Di Pietro e il muro dei sindacati che rispondono “semi-compatti” con la parola sciopero.

Tutto si consuma nel giro di un paio d’ore, il tempo che trascorre tra l’inizio del lungo discorso del presidente del Consiglio alla Camera dei deputati e le repliche delle altre forze politiche. Alla Camera, stavolta, non ci sono lacrime, c’è solo una realtà asciutta e cruda. “Il conto è salato” ammette Monti. Ma non pagarlo è se possibile molto peggio: “Al di fuori dell’Euro ci sono, e lo dico con misura, il baratro della povertà e della stagnazione, l’isolamento e l’assenza di futuro per il paese e le giovani generazioni. Non c’è alternativa”. Monti lo dice in apertura di discorso e ci torna più tardi, facendo un nome che fa paura, quello della Grecia.

In Aula ascoltano tutti in silenzio, in pochi gradiscono, rumoreggia però solo la Lega. Monti chiude con una profezia facile: “Nessun gruppo o forza politica sarà soddisfatta per il pacchetto di misure” che il governo presenta alle Camere. “‘Non potete esserlo perché altrimenti deluderemmo le vostre attese: e’ infatti nella natura costitutiva del mandato che abbiamo ricevuto – ha spiegato – portare avanti queste misure di sacrifici per l’interesse comune”.

Antonio Di Pietro è tra quelli che ascoltano, e tra quelli (Lega a parte) che meno gradiscono. Fa passare un’ora e poi replica, asciutto: “Così com’è la manovra non la votiamo, la respingeremo se non sara’ corretta. Perche’ la reputiamo iniqua e ingiusta, da riscrivere in Parlamento”. Significa che l’Idv vuole emendare, rivedere e correggere. Peccato che non ce ne sia il tempo. A Di Pietro, però, quella che definisce “la ‘legge del cassiere’, che prende dove trova, senza rendersi conto che fa pagare chi e’ piu’ debole” non sta bene. Poi, però, c’è una base cui rispondere. E l’ultima volta che Di Pietro si è mostrato freddo con Monti i militanti non hanno gradito.

Chi invece è in sintonia con la sua base è il sindacato. I tre principali rispondono in tempi diversi, prima Cisl e Uil e poi la Cgil. Ma la sostanza non cambia, come non cambia il provvedimento e non cambia neppure il giorno. Sarà sciopero e sarà di lunedì 12 dicembre, tra una settimana esatta. L’unica differenza è che quelli un po’ più arrabbiati (la Cgil) si fermeranno per 4 ore, mentre Cisl e Uil si fermeranno per due. Risposta analoga viene anche dal sindacato  vicino al centrodestra, l’Ugl.  Per loro il baratro c’è già, ed è la manovra, con i suoi tagli alle pensioni.

Per ora, intenzioni alla mano, appoggiare Monti paga ma non troppo. Il sondaggio settimanale realizzato da Emg per La7, premia infatti sia il Pdl (25,4% con un +0.5%) sia il Pd (28,8%, +0.4%). Punisce però il Terzo Polo, quello che su Monti e la sua manovra si è completamente allineato. Dopo una serie di settimane positive, infatti, perdono sia Fli (4.3%, -0.1%) sia Udc (6.9%, -0.2%). Tornano a risalire seppure di poco Lega Nord e Nichi Vendola. L’opposizione a Monti, visti i primi provvedimenti, inizia a tornare un cavallo su cui puntare?