Ex M5s Alessandra Bencini e Maurizio Romani: “Espulsi trattati come cani”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 12 Marzo 2014 - 14:38 OLTRE 6 MESI FA
Ex M5s Alessandra Bencini e Maurizio Romani: "Espulsi trattati come cani"

Maurizio Romani

FIRENZE – “I senatori M5s espulsi sono stati trattati come cani randagi. Uno spettacolo odioso”. Maurizio Romani e Alessandra Bencini, senatori espulsi dal Movimento 5 stelle per aver manifestato solidarietà a Fabrizio Bocchino, Lorenzo Battista, Francesco Campanella e Luis Alberto Orellana, spiegano al meetup di Firenze i motivi delle loro dimissioni.

David Allegranti sul Corriere Fiorentino riporta le parole dei due senatori, espulsi a loro volta da Beppe Grillo, che ora passeranno al gruppo misto in Senato e costituiranno una frangi del movimento moderata. Romani durante l’incontro al circolo Andrea del Sarto di Firenze parlando dell’assemblea congiunta di M5s per l’espulsione dei 4 dissidenti ha detto:

«E’ stato  uno degli spettacoli più odiosi che io abbia mai visto in vita mia, in cui un gruppo di deputati, con una violenza verbale inaudita, ha trattato quattro persone alla stregua di quattro cani randagi»”. 

La decisione di dimettersi, spiega Romani, è arrivata dal modo in cui sono stati trattati i quattro ex senatori M5s:

“«fondamentalmente dall’esempio, secondo me vergognoso, che un gruppo parlamentare stava dando ai propri elettori. Se noi, come rappresentanti di cittadini, ci gettiamo gli uni contro gli altri, non come gruppo ma come branco, credo che facciamo un danno enorme a tutti coloro che in questo momento siedono in questa stanza»”.

Romani ha anche detto che prima dell’espulsione, nel tentativo di dissuaderlo dal dare le dimissioni, altri parlamentari M5s gli avevano offerto cariche per cambiare idea:

“«Mi hanno offerto il posto di Santangelo (capogruppo M5s in Senato, ndr) mi hanno fatto richieste più o meno velate e questa è stata un’ulteriore conferma che quello che stavo facendo non era giusto, era doveroso; era doveroso nei confronti di tutti coloro che credono nel Movimento»”.

L’ex senatore M5s ha poi detto di aver ricevuto “altre promesse” da Santangelo:

“«non di quel tipo lì; quelle me le ha fatte un altro. Io a Santangelo ho detto che aveva perso. Per una semplice cosa. Le parole che hanno fottuto Santangelo e che mi hanno fatto portare di corsa alle mie dimissioni sono state quelle di mio figlio, che ha detto: sono fiero di te. E siccome lo dovrò guardare negli occhi per tutta la vita, mentre Santangelo, quando sarà finita questa avventura, non lo vedrò più, io ho consegnato le mie dimissioni».

Durante l’assemblea nel meetup fiorentino Romani ha anche raccontato le ore precedenti al voto di “sfiducia” al governo di Matteo Renzi:

«Sulla chat viene una idea a uno dei nostri senatori più intelligenti, e cioè che forse era meglio parlare un minuto per uno e mandarlo a fare in culo in trentacinque. È stata scelta questa decisione, con un voto in chat di 10 persone favorevoli e 5-6-7 contrari, che è un grosso esempio di democrazia partecipativa, soprattutto perché viene fatta in una chat, che può essere vista o non vista. Io non ho detto nulla, non ho partecipato a questa chat, sono stato contattato in treno e alla loro decisione – ‘mi devi dire cosa dici, perché così noi ripetiamo il vaffanculo tutti uguale, con tonalità diverse’ – io ho risposto che quello che dicevo in un minuto era che consegnavo il mio stampato agli stenografi. Avrei detto che ritenevo questo un’offesa alla mia intelligenza, fatta per fortuna da un piccolo gruppo di colleghi e che quindi non avrei detto nulla e che avrei consegnato l’altra copia a Renzi, in maniera tale che mentre gli altri lo offendevano, lui, se voleva, poteva leggere una cosa interessante».