Bossi: “Scusatemi per i figli”. Maroni: “Ma non parliamo di complotti”

Pubblicato il 11 Aprile 2012 - 00:08 OLTRE 6 MESI FA

Roberto Maroni (Foto Lapresse)

BERGAMO – Se qualcuno si aspettava, dalla ‘notte delle scope‘, momenti di suspence, rese dei conti eclatanti, fuori programma…non ha avuto soddisfazione. La regia è stata evidentemente chiara: mostrarsi uniti, qualsiasi nodo andrà affrontato al momento del consiglio federale che sceglierà il segretario del partito. Ovvero quando prenderà una forma (e un volto) il dopo-Bossi. Facile che quel nome sarà Bobo Maroni, unica voce del triumvirato a parlare sul palco, prima ancora di Bossi stesso. Abbracci tra i due. Attestati di stima reciproca. Solo qualche divergenza di punti di vista su quelle tre inchieste che stanno smantellando un bel pezzo del sistema-Lega. Se Maroni dice: “Per favore, non parliamo di complotti”, come a voler richiamare i diretti interessati ad addossarsi qualche responsabilità, poco dopo è proprio Bossi ad agitare lo spettro del complotto.

A salire per primo sul palco di Bergamo, dove migliaia di leghisti assistevano alla festa dell’orgoglio padano, è stato Maroni. ”Chi sbaglia paga, ma nessuna caccia alle streghe, però dobbiamo finirla con complotti e cerchi”. Maroni guarda al domani ed elenca tre regole per il futuro: ”Soldi alle sezioni, meritocrazia e largo ai giovani”. L’ex ministro dell’Interno ha parlato di ”un codice morale della Lega a cui tutti si devono attenere, per evitare nuovi momenti difficili”. Nessuna “strigliata” a Bossi: “Bossi non c’entra, ma ha fatto un gesto di grande dignità”, in compenso l’ex ministro non si risparmia sulla vicepresidente del Senato: “Se Rosy Mauro non si è dimessa ci penserà la Lega a dimetterla”.

Poco dopo è Bossi a salire sul palco. Il primo grande raduno da ex segretario, scappa anche una lacrima al Senatur. Non può evitare di parlare dei suoi figli: ”I danni sono stati fatti da quelli che portano il mio cognome. Mi spiace enormemente, scusate”. E ammette un rimpianto: “Mi dispiace anche per i miei figli, li ho rovinati io, dovevo fare come Berlusconi mandare i figli a studiare all’estero, mandarli via per salvarli. Mi piange il cuore”. Così Bossi dal palco si è pentito per aver fatto entrare in politica i propri figli. ”Addirittura si è detto che mia moglie fa le messe nere… poveraccia, lei insegna, questa è pura persecuzione”.

Ed ecco la parola respinta da Maroni poco prima: ”Avete capito che è stato una specie di complotto”, ha detto Bossi a proposito dell’inchiesta giudiziaria sulla Lega, ma dai militanti sono partiti anche dei sonori fischi. ”Andai a dirgli ‘sei matto’ a investire a Cipro dove investe la mafia”, ha aggiunto parlando dell’ex tesoriere Belsito. Secondo il Senatur Belsito ”poi ha iniziato a parlare al telefono” come volesse farsi ascoltare. Umberto Bossi dal palco ha spiegato come mai Francesco Belsito sia approdato alla Lega: ”Avevamo un bravo amministratore, Balocchi, che stava morendo e venne con questo signore che io non conoscevo e poi, non mi sembrava lombardo. Quando andai a trovare Balocchi che stava morendo, gli avevano amputato una gamba, lui mi disse ‘devi prenderlo dopo di me come amministratore’. Noi indagammo, poi venne nominato vicepresidente della Fincantieri, quindi non si poteva certo pensare fosse vicino alla mafia”.

Qualche fischio ha accompagnato il discorso di Bossi che alla fine ha chiosato con un: ”Chi ha preso i soldi li deve ridare”. I militanti hanno risposto: ”chi non canta Rosy Mauro è”. (Foto Lapresse).