Egitto. Di nuovo in piazza il popolo anti-Mubarak, assedio militare al Cairo, quasi 100 morti nel Paese:cosa succederà al governo?

Pubblicato il 29 Gennaio 2011 - 09:21 OLTRE 6 MESI FA

IL CAIRO  – E’ sceso di nuovo in strada il popolo anti-Mubarak in Egitto, e con oggi, 29 gennaio, la conta dei morti tra i manifestanti ha superato quota 60. Nonostante l’entrata in vigore del coprifuoco, migliaia di manifestanti restano nelle strade del Cairo. La polizia, appoggiata dall’esercito, ha sparato in una via laterale del centro della capitale che conduce a piazza Tahrir, per cercare di disperdere la folla. Poi è stato lasciato posto ai blindati dell’esercito.

Attraverso la tv di Stato, i militari hanno lanciato un appello alla popolazione, chiedendo di evitare gli assembramenti e di rispettare il coprifuoco notturno, rinnovato dalle 16 di oggi 29 gennaio pomeriggio alle 8 di domattina. L’esercito ha fatto sapere che userà il pugno di ferro per farlo rispettare.

L’esercito egiziano ha anche lanciato un appello alla popolazione affinché si difenda dai saccheggiatori. In un comunicato letto in tv, le forze armate ”si appellano al popolo egiziano a proteggere la nazione, l’Egitto, e a proteggere se stesso”. Con il passa parola e altri rudimentali mezzi a disposizione in presenza di un blocco di internet ed sms, i manifestanti esortano a proteggere in maniera organizzata macchine e negozi dagli ‘sciacalli’ che si aggirano finora indisturbati in varie zone della capitale dove non si vede polizia in giro.

Intanto però alcuni saccheggiatori sono riusciti a entrare nel Museo Egizio del Cairo e a distruggere due mummie di faraoni, prima di essere respinti dalla polizia.  I dettagli dello scempio sono stati raccontati dall’archeologo Zahi Hawass, capo del Supremo consiglio delle antichità egiziane. ”Sono rimasto profondamente amareggiato stamane quando sono arrivato al Museo ed ho scoperto che qualcuno aveva tentato di saccheggiarlo con la forza durante la notte”, ha riferito. ”So che cittadini egiziani hanno cercato di fermare i saccheggiatori e si sono uniti alle forze della polizia turistica per respingerli, ma alcuni sono riusciti a penetrare dall’alto e hanno distrutto due delle mummie”.

I vandali hanno anche svaligiato la biglietteria. Nell’edificio a due piani del Museo, costruito nel 1902, sono conservate decine di migliaia di oggetti di incalcolabile valore, compresa la collezione del faraone Tutankamen.

Nel primo pomeriggio un migliaio di manifestanti hanno tentato di dare l’assalto al Ministero degli Interni e la polizia ha aperto il fuoco. Oltre che al ministero degli Interni, la folla ha tentato di espugnare anche il Dipartimento di pubblica sicurezza del Cairo. Uditi spari anche nei pressi della Zecca della Banca centrale d’Egitto. Tra civili sarebbero rimasti uccisi.

Il giorno dopo la battaglia, il giorno dopo il discorso del presidente che non ha intenzione di mollare, ma solo di fare un nuovo governo, sono migliaia le persone che sono tornate a protestare, si parla di almeno 50 mila manifestanti. La tv ha annunciato le dimissioni imminenti del governo, ma ancora non c’è certezza. Intanto è tornato a farsi sentire anche Mohammed El Baradei, ieri per ore agli arresti domiciliari. “Mubarak deve andarsene – ha dichiarato l’ex direttore dell’Aiea e leader delll’opposizione in un’intervista a France 24 -. Il presidente non ha compreso il messaggio del popolo egiziano e il suo discorso è stato del tutto deludente. Le proteste continueranno con intensità ancora maggiore finché il regime non cadrà. Oggi sarò in strada assieme ai miei colleghi per contribuire al cambiamento”. El Baradei ha promesso che le proteste non si fermeranno, ci sarà l’intifada finché non cade il regime. ”Serve una nuova costituzione”, ha detto El Badadei sottolineando che ”il popolo ha diritto a chiedere il cambiamento in modo pacifico”. Un ”cambiamento”, ha affermato il Premio Nobel per la pace, ”viene dall’interno e non dall’estero”.

Secondo la rete satellitare Al Jazira, Ahmad Ezz, importante alleato di Mubarak, ha presentato le dimissioni dal Partito nazionale democratico, che sono state accettate. Ieri, i manifestanti hanno saccheggiato e danneggiato gli uffici di una delle sue compagnie nel quartiere di Mohandisin, al Cairo.

Yussef el Qaradawi, uno dei più influenti e seguiti predicatori ed esponenti religiosi del mondo arabo ha chiesto oggi che il presidente egiziano Hosni Mubrak lasci il potere.

Trenta corpi, tra cui quelli di due bambini, sono stati portati all’ospedale Damardash del Cairo in seguito ai disordini di ieri. Inoltre è di quasi 100 morti il bilancio provvisorio delle vittime nelle manifestazioni di protesta in corso in tutto l’Egitto secondo i calcoli di Al Jazeera. Ad Alessandria la polizia ha fatto fuoco sui manifestanti e anche a Ismailyia ci sono stati scontri molto duri. L’Egitto è nel caos e gli sciacalli sono entrati già in azione: rubando nei supermercati e compiendo atti di vandalismo nel museo egizio.Tensione anche nelle carceri egiziane, dove alcuni detenuti sono riusciti ad evadere dal penitenziario di Khalifa, al Cairo, portando via anche delle armi.

Tre poliziotti inoltre sono rimasti uccisi negli scontri fra polizia e manifestanti avvenuti oggi durante un attacco alla sede per la sicurezza a Rafah, al confine con la Striscia di Gaza.

Cosa succederà? Davvero Mubarak riuscirà a restare al suo posto, con il beneplacito delle forze armate? Al momento sembra molto probabile, ma qualcosa è cambiato in Egitto. La rabbia che ha sfilato per le strade del Cairo non può essere sopita, i giovani stanchi, disoccupati e repressi adesso hanno trovato un canale di comunicazione con il mondo per gridare il loro disagi.

Adesso non basta più ripetere il ritornello che per anni in Occidente ci siamo sentiti dire e cioè che Mubarak ha avuto il merito di prendere le redini del paese nel caos dopo l’omicidio di Sadat e che si è impegnato a contenere le spinte estremiste.

L’Egitto è il pendolo del Maghreb e non solo, dalle sue politiche e dal suo equilibrio dipendono le scelte di molti Paesi arabi. La crisi di Mubarak ha creato una spaccatura enorme nelle istituzioni, l’ultimo faraone non piace alla folla perché reprime e soffoca le novità, perché l’inflazione è alle stelle e le prospettive di futuro per i giovani sono scarsissime.

Ciò che sta accadendo al Cairo non può non interessare anche la comunità internazionale, perché milioni di egiziani frustrati al confine con Israele senza un controllo non sono da sottovalutare e nemmeno gli slanci islamisti sempre più forti nel Paese culla dei Fratelli musulmani, che nel quinto giorno di proteste hanno lanciato un appello perché la transizione politica sia “pacifica”. Il segretario della Lega Araba, Amr Moussa, egiziano, ha detto oggi che ”la politica in Egitto va cambiata”.

Wikileaks ha puntato il dito contro gli Stati Uniti che nonostante l’appoggio formale al governo alleato di Hosni Mubarak, da almeno tre anni sosterrebbero segretamente alcuni dissidenti che sarebbero dietro la rivolta di piazza di questi giorni come parte di un piano per favorire un ”cambio di regime” in senso democratico al Cairo nel 2011: e’ quanto rivela oggi il sito del quotidiano britannico The Telegraph.