Aldrovandi, Berlusconi, Statali e Putin: prime pagine e rassegna stampa

di Redazione Blitz
Pubblicato il 30 Aprile 2014 - 08:22 OLTRE 6 MESI FA

Il Corriere della Sera: “Applausi agli agenti condannati”. La coscienza del rischio. Editoriale di Giovanni Belardelli:

La capacità di entrare nel merito delle ragioni di un provvedimento, la disponibilità ad accogliere magari qualcosa delle posizioni dell’avversario, sono merce assai rara nel nostro dibattito politico. Lo sono tanto più in relazione a una questione tradizionalmente divisiva come quella delle tossicodipendenze, giunta di nuovo sotto i riflettori ora che il governo ha ritenuto di dover porre la fiducia sul relativo decreto legge per poterne ottenere in tempo la conversione. Eppure il merito della questione dovrebbe avere un’importanza decisiva soprattutto di fronte a un fenomeno come quello del consumo di droghe leggere, che rappresenta il vero centro del contendere; un fenomeno che coinvolge qualche milione di italiani (chi dice 3, chi dice 4 milioni) e non può essere semplicisticamente affrontato con la galera, come sembrerebbe auspicare chi lamenta che il decreto legge ora in votazione alla Camera preveda solo sanzioni amministrative per i consumatori. 

Premier costretto a tenere in conto i rapporti di forza. La nota politica di Massimo Franco:

L’insistenza e la frequenza con le quali Matteo Renzi minaccia o promette di andarsene se non si fanno le riforme «presto», cominciano un po’ a impressionare. Non è chiaro se si tratti di un segnale forte dato per accelerare la soluzione in un passaggio parlamentare decisivo; o se sia un indizio di crescente debolezza del presidente del Consiglio. In apparenza, va tutto bene. Al Senato i parlamentari del Pd sembrano pronti a siglare un compromesso che garantisca almeno in parte le condizioni poste da Renzi e dal suo ministro per le riforme, Maria Elena Boschi: anche se ieri lei e l’autore della proposta della minoranza del Pd, Vannino Chiti, si sono beccati. Il premier continua ad assicurare che rimarrà perché « per ora», dice, « le cose le sto cambiando». 
Perfino la decisione di votare la trasformazione dell’assemblea di Palazzo Madama in una sorta di Camera delle Regioni il 10 giugno e non prima delle elezioni europee del 25 maggio, viene spiegata dal capo del governo come la dimostrazione che non si tratta di una mossa elettorale. Insomma, un piccolo scarto nella strategia della velocità viene presentato come un merito. E probabilmente lo è, sebbene nasca dalle difficoltà e dalle resistenze che il governo incontra. Non si tratta soltanto delle punzecchiature di Forza Italia, spiegabili in buona parte con i pessimi sondaggi in mano a Berlusconi.

La prima pagina de La Repubblica: “Berlusconi, scatta l’altolà del Tribunale”.

La Stampa: “Tar e dirigenti licenziabili. Renzi attacca la burocrazia”.

Le sanzioni non funzioneranno.Un errore cacciare Mosca dal G8. Articolo di Tonia Mastrobuono:

Gunter Pleuger è stato ambasciatore presso le Nazioni Unite e per moltissimi anni una figura di primo piano della politica estera tedesca. Negoziò in prima persona sulla guerra in Kosovo, divenne il volto diplomatico del «no» di Schröder alla guerra in Iraq e si battè per una riforma del Consiglio di sicurezza. Oggi è rettore dell’Università europea di Francoforte sull’Oder e guarda con ansia alla crisi ucraina. E continua a credere nel dialogo. Le sanzioni, sostiene, hanno funzionato una sola volta negli ultimi 50 anni: contro il Sudafrica. Ma lì fu il mondo intero a boicottare l’apartheid. È ora di ripristinare un foro di discussione con la Russia: escluderla dal G8 è stato un errore, come insegna il Kosovo.

Il Fatto Quotidiano: “Altro che Renzi anti-casta. Gli sconti ai partiti restano”.

Leggi anche: Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano: “Inquisiti da esportazione”

Il Giornale: “Ora arrestano le idee”. Editoriale di Alessandro Sallusti:

Io mi auguro che la magistratura si tenga ben alla larga dalla campagna elettora­le, cosa banale detta in qualsiasi Paese occidentale ma non in Italia. Il tentati­vo di intimorire Berlusconi messo in atto ieri dai magistrati di Milano e dal vicepresidente del Csm Vietti è fuori luogo e inaccettabile. Impedire a chiunque – a maggior ragione al leader di un grande partito- di esprimere opi­nioni sull’uso della giustizia o sul ruolo del ca­po dello Stato è la negazione della democra­zia stessa. Le idee non si arrestano né proces­sano, qualsiasi esse siano. Minacciare ulte­riori restringimenti della libertà di Berlusco­ni perché in disaccordo con quanto lui va ri­petendo in queste ore di compagna elettora­le nelle sue apparizioni televisive è già in sé un abuso di potere, l’ennesimo di una storia ventennale. Rivendico il diritto di sostenere che la sen­tenza di Milano sia stata una porcata e che il presidente Napolitano è uomo di parte a ca­po di un complotto politico per destabilizza­re il centrodestra.