Fake Boldrini. Il Giornale: “Si fa scortare pure su internet”

Pubblicato il 25 Aprile 2013 - 12:53 OLTRE 6 MESI FA
laura boldrini

Laura Boldrini

Nuove rivelazioni sui retroscena della vicenda iniziata con il fake on line della falsa foto nuda di Laura Boldrini, presidente della Camera, che ha travolto i vertici della polizia di Montecitorio sono pubblicate dal Giornale in un articolo firmato da Gian Marco Chiocci e Massimo Malpica.

L’articolo prende lo spunto dalla denuncia di un sindacato di polizia, il Coisp, che di recente era stato al centro di una sgradevole vicenda legata al sit-in contro la madre di Federico Aldrovandi, che è costato il posto al Questore di Ferrara.

L’articolo è molto polemico e aggressivo nei confronti della Boldrini che, è scritto nel titolo del Giornale,

“si fa scortare pure su internet”

è mette in evidenza che

“la caccia alle finte foto osé della presidente della Camera può frenare le indagini online su pedofilia e terrorismo”.

Scrivono Chiocci e Malpica:

“Escono inediti e inquietanti particolari sullo smodato uso del potere, da casta vecchio stile, della presidente della Camera, Laura Boldrini, che per arginare la foto-burla che su Facebook ritraeva una finta Boldrini nuda, ha scatenato l’inferno e preteso la presenza di ben 7 poliziotti alla Camera così da monitorare il web e perseguire chiunque osi scherzare sulla terza carica dello Stato. I sette poliziotti ad personam sono stati distolti da importanti attività contro il crimine informatico tant’è che le altre indagini della squadra social network del compartimento Polizia postale e telecomunicazioni del Lazio sono praticamente bloccate”.

Secondo il Giornale,

“formalmente solo la responsabile risulta aggregata a Montecitorio con un ordine di servizio. Gli altri 4 agenti della «squadra», e altri 2 poliziotti in forza alla PolPost del complesso Tuscolano, ufficialmente non risultano distaccati né aggregati in Parlamento: sono «fantasmi», a servizio della presidentessa, con problemi di straordinari, buoni pasto e vestiario (si sono dovuti pagare giacca, cravatta e tailleur per lavorare in presidenza) come denunciato dal sindacato Coisp”.

Il Giornale ricostruisce anche le tappe della vicenda che ha

“portato al siluramento di Gaudenzio Truzzi, dirigente dell’ispettorato di polizia della Camera”.

L’inizio è fissato a domenica 14 quando la polizia distaccata a Montecitorio riceve, stando a documenti che il Giornale cita

“la denuncia «dalla persona offesa» (cioè la Boldrini)”

anche se

“secondo il suo entourage non vi era stato intervento diretto”.

Successivamente

“Truzzi informa la segreteria del capo della polizia e il vertice della «[Polizia]Postale» (Andrea Rossi). Vengono allertate Digos e Squadra Mobile a Latina che fanno visita a un giornalista di Fondi che aveva postato il fake su Fb”.

Ma il giornalista, Antonio Mattia, non fa entrare

“i poliziotti per mancanza del mandato di sequestro”,

così [la Polizia Postale] si rivolge alla Procura della Repubblica di Roma che dispone

un decreto «d’urgenza» di sequestro preventivo. E parte il repulisti sul web, tra perquisizioni e sbianchettamenti. Spariscono molte foto della falsa Boldrini, ma anche articoli che denunciavano la bufala, come quello di Giovanni Pili, blogger della testata web You-ng.it, «oscurato» nonostante per primo avesse difeso l’onore della presidente rivelando il fake.

Scrivono ancora Malpica e Chiocci:

“Nel decreto diretto a You-ng e al sito Cadoinpiedi.it vicino alla Casaleggio associati, si dispone «il sequestro preventivo mediante oscuramento delle pagine web (…) nonché delle diverse e ulteriori pagine web che verranno individuate sulla rete con loghi, marchi, contenuti, riconducibili alla persona offesa». È la parolina «contenuti» a inquietare. Non si può nemmeno parlare di questa storia? Siamo alla censura? Anziché chiedere ancora più poliziotti, come la Boldrini sembra voler fare per rendere operativa anche di notte la sua squadretta webbuoncostume, la presidente farebbe bene a fermarsi. E a riflettere”.

Verso metà giornata dall’ufficio stampa della Camera è arrivata una risposta indiretta al Giornale, anche se resta difficile capire perché la Camera dei Deputati, il cui ruolo è fare le leggi e non le indagini, debba occuparsi dal punto di vista investigativo di hackeraggio, specie se non relativi al palazzo di Montecitorio e alla foresta di appartamenti e palazzi di pertinenza della Camera che progressivamente hanno occupato il centro di Roma,  mestiere affidato alla Polizia Postale e alla Digos:

”Molti giornali danno conto dell’azione di hackeraggio che alcuni ”pirati” informatici avrebbero messo in atto ai danni di rappresentanti del Movimento 5 stelle, violando le loro caselle private di posta elettronica con interventi gravemente lesivi dei diritti e delle prerogative dei parlamentari.

”Sarà ovviamente la magistratura ad occuparsi dell’ accertamento di eventuali reati. Per parte sua, la Presidente della Camera seguirà tutti gli aspetti inerenti alla sicurezza informatica e ne investirà il Comitato per la sicurezza all’interno dell’Ufficio di Presidenza. La rilevanza di questi fenomeni ha indotto nei giorni scorsi l’Ispettorato di pubblica sicurezza della Camera a dotarsi anche di specifiche competenze di tipo informatico”.