Coronavirus mascherine, realtà e illusioni. A chi darle, quali, perché, dove

di Redazione Blitz
Pubblicato il 20 Marzo 2020 - 09:36 OLTRE 6 MESI FA
Coronavirus mascherine, realtà e illusioni nell'Italia di oggi. A chi darle, quali, perché, dove.

Coronavirus mascherine, realtà e illusioni. A chi darle, quali, perché, dove. (Foto d’archivio Ansa)

ROMA – Coronavirus mascherine, realtà e illusioni, le seconde in vantaggio sulla prima. Avere una mascherina sul volto è diventata una priorità, una rivendicazione, un diritto reclamato. Già ma a chi darle le mascherine, quali mascherine dare, perché metterle, dove metterle è qui che la realtà cede il passo alle illusioni.

La realtà è che le mascherine sono e devono essere una priorità, assoluta, per medici, infermieri, personale sanitario, per chi lavora in ospedali, cliniche, ambulatori, ambulanze. Loro prima di tutto e prima di tutti devono avere le mascherine. Loro prima della gente che fa altri lavori, loro prima della gente per strada. Le mascherine sono in diritto che va garantito a chi entra in contatto con ammalati e contagiati da coronavirus. Dovrebbe essere ovvio ma, a fianco di questa realtà, cammina l’illusione della mascherina diritto prioritario per tutti e l’illusione fa ombra alla realtà.

La realtà è che le mascherine vanno date, anzi garantite, prima a chi lavora nella Sanità e a loro e soprattutto a loro vanno date, anzi garantite, non mascherine qualsiasi ma mascherine professionali. Quelle da laboratorio e da corsia e da ambulanza. E di queste non ce n’è per tutti, per tutta la popolazione. Avere, ricorrere, accapararsi, qui e oggi, una mascherina professionale per farci due passi in strada o la fila al supermercato è sottrarla ad un medico, infermiere, portantino, autista di ambulanza, soccorritore, analista di laboratorio. La realtà è che le mascherine professionali non ci sono per tutti e per tutti non è neanche necessario ci siano. A fianco di questa realtà cammina però l’illusione di poterla avere la mascherina professionale, magari pagandola tanto, magari raccomandandosi a qualche conoscenza, magari illudendosi che sia proprio vero che quella mascherina che ci stanno vendendo sia proprio quella super che ogni virus ferma e stronca.

La realtà è che la mascherina, se non lavori negli ospedali, se non sei medico o infermiere o altro del genere, la indossi, la metti e la dovresti indossare per diminuire le possibilità di emettere e spargere una sorta di aerosol virale, il tuo (tuo!) potenziale aerosol virale, le tue (tue!) eventuali goccioline di coronavirus. Un concetto questo cui il senso comune è totalmente impermeabile. I più di noi pensano che la mascherina sul proprio volto e naso serva ad impedire, a far da barriera al virus per così dire emesso dagli altri. Non è così, ma fa nulla: se tutti o quasi tutti indossano mascherine non c’è dubbio che la probabilità di contagio reciproco scende. La realtà è che le mascherine che indossiamo per strada aiutano a limitare ma non sono l’immunità al contagio appiccicata in faccia. Tutto quello che limita o in parte scherma l’aerosol virale è utile: minimamente utile anche un fazzoletto o una sciarpa, poi si va a salire per gradi: la mascherina normale, quella normale ma con filtri, la mascherina professionale.

La realtà è che la mascherina non serve ovunque, dovunque e comunque. L’hanno mostrato platealmente e ogni sera platealmente lo mostrano nella conferenza congiunta tra Istituto Sueriore della Sanità e Protezione Civile, l’hanno detto: “Guardateci, nessuno di noi ha la mascherina. Perché siamo a un metro e più di distanza l’uno dall’altro. Se c’è la distanza la mascherina non serve”. Appunto, decisivo è restare a distanza dall’altro (e lavarsi le mani), non la mascherina. Questa è la realtà che cammina a fianco all’illusione della mascherina diventata divisa e salvacondotto, visibile e illusorio, per andar fuori casa in sicurezza.