Cagliari-Roma, 0-3 confermato. Due mesi per una decisione ovvia

di Emiliano Condò
Pubblicato il 20 Novembre 2012 - 19:00| Aggiornato il 21 Novembre 2012 OLTRE 6 MESI FA
Massimo Cellino (foto LaPresse)

ROMA – La decisione è stata la sola logica decisione possibile: Cagliari-Roma non si giocherà, è finita 0-3, finita prima di iniziare causa comportamento “emotivo e irrazionale” del presidente Massimo Cellino.  Così a quasi due mesi dalla  gara annullata dal questore di Cagliari per motivi di ordine pubblico, la Corte della Figc scrive la parola fine e cancella la speranza dei sardi di rigiocare la gara, magari con una piccola penalizzazione.

A vedere i fatti, soltanto i fatti, non dovrebbe essere la Roma, almeno non solo, a tirare un sospiro di sollievo. Dovrebbe essere il calcio italiano tutto. Per un principio che sulla carta è scontato e che invece, per due mesi ha colpevolmente vacillato tra ricorsi, rumors e improbabili voci di ripetizione della partita. Principio che fonda il diritto tutto, quindi anche quello spesso tremolante del calcio: ci sono delle regole e chi non le rispetta incorre in sanzioni.

E nel caso di Cagliari-Roma c’era una regola, l’articolo 17 del Codice di Giustizia Sportiva di cui tanto si è scritto nei giorni successivi all’annullamento della partita, che conteneva già la sentenza di primo grado e quella definitiva:

 “La società ritenuta responsabile, anche oggettivamente, di fatti o situazioni che abbiano influito sul regolare svolgimento di una gara o che ne abbiano impedito la regolare effettuazione, è punita con la perdita della gara stessa con il punteggio di 0-3, ovvero 0-6 per le gare di calcio a cinque, o con il punteggio eventualmente conseguito sul campo dalla squadra avversaria, se a questa più favorevole, fatta salva l’applicazione di ulteriori e diverse sanzioni per la violazione dell’art. 1, comma 1″

La domanda, casomai, è come sia stato possibile che il sistema della giustizia sportiva per ratificare l’ovvio abbia dovuto perdere due mesi. E nel dettaglio cosa abbia voluto dire la Corte Federale che il 25 ottobre aveva sospeso il giudizio chiedendo un supplemento di indagine. Su cosa si sarebbe dovuto indagare?

Cellino in questi due mesi le ha provate un po’ tutte. Si è cosparso il capo di cenere presentandosi e raccontandosi come unico colpevole di quanto accaduto. Che è assolutamente vero: non è certo colpevole la squadra, non è certo colpevole la tifoseria. Da qui la linea difensiva del “punite me, non toccate il Cagliari”. Linea forse condivisibile emotivamente e al netto del diritto ma semplicemente contraria alle regole. Il presidente del Cagliari stia tranquillo: puniranno anche lui, come prevede il regolamento.

Per qualche settimana Cellino, che è vice presidente di Lega, ci ha anche sperato. Dai palazzi del calcio arrivavano voci di una partita da rigiocare per la “regolarità del campionato”. A trovare l’appiglio nella norma, insomma,  ci si è anche provato. Solo che appiglio non c’è e a garantire la regolarità del campionato c’è solo quello 0-3 che, è indiscutibile ma epifenomenico, avvantaggia la Roma. Peccato la Roma nulla abbia fatto per avere questo vantaggio, non ha neppure avuto tempo di presentare ricorso. Così quando martedì mattina Cellino ha fiutato la malaparata ha spiegato che in caso di 0-3 confermato il Cagliari non avrebbe giocato neppure il ritorno. Faccia pure, è la prima risposta che viene in mente. Poi uno pensa a chi per il Cagliari lavora (calciatori e tecnici) e chi per il Cagliari spende soldi (i tifosi). Da qui al ritorno c’è tempo: che qualcuno spieghi al presidente che un altro 0-3 a tavolino non farà giustizia comunque.

Il punto è che rimane un dato, la regolarità del campionato passa per il rispetto delle regole e per la certezza della pena per chi le trasgredisce. Scrivere un finale diverso avrebbe aperto spazi a interpretazioni improbabili, con squadre che avrebbero potuto ritirarsi dal campo accampando qualche pretesto sperando poi di rigiocare in un momento più favorevole.

Altro discorso è se la regola sia giusta. Si può decidere di cambiarla. Come si può discutere di cambiare le sanzioni per la responsabilità oggettiva. Ma dopo, non con i processi in corso. Questo sì sarebbe stato irregolare. Resta solo una domanda. Servivano davvero due mesi di attesa e  di falsa speranza per i tifosi del Cagliari?