Coronavirus, il giallo di Inter-Cagliari. 23 calciatori su 25 con la febbre? Club: Solo influenza

di Redazione Blitz
Pubblicato il 22 Aprile 2020 - 10:03 OLTRE 6 MESI FA
Coronavirus, il giallo di Inter-Cagliari. 23 calciatori su 25 con la febbre?

Lukaku durante Inter-Cagliari del 26 gennaio (Ansa)

ROMA – Inter-Cagliari del 26 gennaio adesso è un caso, un giallo.

Ma dimentichiamoci di arbitri e campioni, di pallone e pedate.

Ieri il poderoso centravanti belga Lukaku, peraltro ragazzo intelligente e poliglotta, ha lanciato quella che in altri tempi avremmo chiamato una “bomba”, come le notizie più inverosimili di calciomercato.

Dice, ha detto alla fidanzata presentatrice del suo connazionale e collega Dries Mertens, che quel giorno 23 giocatori su 25 mostravano chiari sintomi influenzali.

Che coronavirus circolasse già in Lombardia, è più che plausibile, questo lo sappiamo a posteriori, ma lo sappiamo.

Ma che alla Pinetina, la casa dell’Inter, stesse covando un focolaio del virus sarebbe abbastanza clamoroso.

La società, assicura la Gazzetta dello Sport, non ha inteso prendere di petto il suo trascinatore, ma pare sia rimasta molto irritata, diciamo così. 

Il racconto del giocatore è troppo confuso, il ricordo annebbiato. 

Quel giorno, fanno filtrare dalla società, erano fuori per influenza solo tre giocatori: De Vrij, D’Ambrosio e Skriniar, quest’ultimo febbricitante ma convinto di poter giocare fino a quando, dopo una ventina di minuti si è dovuto arrendere.

Lukaku deve ricordare male quando dice che dopo la partita è andato subito a letto senza partecipare alla cena e agli eventi del club: la partita si è giocata alle 12 e 30.

Questo per completezza, ed è giusto che la società in qualche modo lo faccia mettere agli atti.

Ma come Skriniar, altri hanno provato a forzare se stessi nonostante la febbre.

Lo stesso Lukaku ricorda di aver finito stremato il match, di aver avvertito il morso dell’influenza (che non gli capitava da anni) durante il riscaldamento.

L’unica certezza – è lo stesso Romelu ad ammetterlo – non ce l’avremo mai: di tamponi allora –  un’era geologica è passata – non se ne sapeva ancora nulla. 

Ma che a distanza di tempo la tachicardia dell’allenatore Conte a fine partita venga associata ancora alla rabbia per i presunti errori o torti arbitrali è un insulto all’intelligenza.

E talvolta, vedi Ronaldo alla Juventus, anche le bombe meno attendibili finiscono per esplodere. (fonte Gazzetta dello Sport)