Davide Astori come è morto: la notte, il cuore, la stanza in ordine. Racconto dell’ultima notte

di Riccardo Galli
Pubblicato il 6 Marzo 2018 - 09:26 OLTRE 6 MESI FA
Davide Astori come è morto il capitano della Fiorentina: la notte, il cuore, la stanza in ordine. Racconto dell'ultima notte

Davide Astori come è morto: la notte, il cuore, la stanza in ordine. Racconto dell’ultima notte (foto Ansa)

FIRENZE – “Nel suo letto, come se si fosse addormentato”, così è stato trovato il corpo di Davide Astori domenica mattina nell’hotel che lo ospitava ad Udine insieme alla sua squadra, la Fiorentina. In attesa dei risultati dell’autopsia è questa l’unica certezza sulla fine del 31enne capitano viola, confermata dal Procuratore capo di Udine Antonio De Nicolo e da chi ha visto il corpo del giocatore e la stanza in cui è stato trovato. Un’unica certezza che lascia sul tavolo diversi interrogativi ma che inizia a delineare un quadro di quel che deve essere successo tra le 23.30 di sabato, ora in cui Astori ha salutato i compagni, e le 9.30 della mattina dopo quando è stato ritrovato cadavere.

“La stanza era assolutamente in ordine – ha raccontato ancora il Procuratore – Non è stato trovato niente che ci facesse inquadrare il fatto come un’assunzione di sostanze che potrebbero aver provocato la morte. In ogni caso si tratta della morte di un ragazzo giovane di 31 anni e faremo tutti gli accertamenti che si possono fare”. Parole, quelle di De Nicolo, che sembrano voler mettere a tacere quelle voci iniziate a circolare subito dopo la notizia della tragedia insinuando il sospetto che dietro questa possa esserci qualche brutta storia legata a farmaci illegali, vale a dire doping.

Già poco dopo la diffusione della tragica notizia aveva infatti cominciato a circolare la versione secondo cui non meglio specificati danni cerebrali avrebbero provato l’assunzione di sostanze illecite da parte del giovane calciatore. Voci ovviamente prive di fondamento per l’ottimo motivo che eventuali danni cerebrali, anche quando esistessero, non potrebbero essere rilevati prima dell’esame autoptico disposto per martedì ad Udine e voci che le parole del Procuratore capo mettono a tacere. Dai particolari, pochi, che sono trapelati possiamo però già dedurre altre informazioni su come e cosa deve aver ucciso Davide Astori.

“La stanza era in ordine (…) come se si fosse addormentato”, circostanza che rivela come il capitano viola non abbia probabilmente sofferto ma anche come non debba aver avuto avvisaglie di quel che gli stava accadendo e come la morte debba essere stata letteralmente improvvisa. E allora torna e si fa strada l’ipotesi che fa della morte di Astori un parallelo con quella di Piermario Morosini, anche lui calciatore, morto su un campo a causa di un ‘difetto’ genetico, una rara anomalia cardiaca di fatto non rilevabile nemmeno con le analisi e i controlli che un atleta professionista deve sostenere.

In attesa di saperne di più a Firenze continua il pellegrinaggio di tifosi e non allo stadio Artemio Franchi, di fronte al bar Marisa storico ritrovo dei supporter viola, per lasciare un ricordo, un pensiero per il giovane capitano che non c’è più. Decine le sciarpe appese, i mazzi di fiori rigorosamente viola, i disegni e le lettere lasciate sulle cancellate del Franchi mentre, a pochi metri di distanza, nel centro sportivo dove si allena la Fiorentina e dove si allenava Astori, la bandiera della Viola sventola a mezz’asta bagnata dalla pioggia che da ore cade su Firenze. Mercoledì mattina, a poca distanza, nel centro tecnico federale di Coverciano sarà aperta la camera ardente e giovedì alle 10, nella basilica di Santa Croce, celebrati i funerali.

Il tutto nell’attesa dei risultati dell’autopsia che dovranno dire se la morte di Astori è stata una tragica fatalità, se si sia trattato di una morte cardiaca improvvisa che non dà alcun tipo di sintomatologia, o se invece c’era qualcuno che avrebbe dovuto percepire qualcosa. In quel caso, come sottolinea ancora il Procuratore capo di Udine, “dovremmo vedere chi e cosa”. L’autopsia verrà eseguita dal medico legale Carlo Moreschi insieme a Gaetano Thiene, cardiopatologo e direttore del Centro di Patologia vascolare dell’Università di Padova che nel 2012 venne chiamato a occuparsi delle cause della morte in campo a Macerata del pallavolista Igor Bovolenta, allora 37enne.