Le novità del 2025 di cui non avete sentito parlare: Henge, Buddy Guy, Ringo Starr... Blitz Quotidiano. Foto ANSA
Diceva William S. Burroughs, uno dei massimi esponenti della beat generation, in un’intervista del 1966: “Cosa mangia la macchina del denaro? Mangia gioventù, spontaneità, vita e bellezza, ma soprattutto mangia creatività. Si nutre di qualità e caga quantità”. Parole sante, a mio parere, e ancora molto attuali. Be’, quest’anno però sembra che i musicisti di tutto il mondo abbiano congiurato per far inceppare questa macchina del denaro, a suon di tanta, tanta qualità. Ma se le novità discografiche di qualità sono davvero tante, molte rimangono fuori da quei riflettori mossi dalla macchina del denaro. E in alcuni casi parliamo di nomi importanti che è davvero incredibile che passino sotto silenzio, soprattutto in Italia. E allora qui, nel mio piccolo, vi propongo le novità del 2025 di cui non avete sentito parlare: una serie di capolavori che meritano perlomeno un ascolto attento, e sicuramente meriterebbero maggiore visibilità.
Ma dal momento che questo è comunque un articolo sulle novità discografiche dell’anno, credo sia giusto segnalarvi anche alcune ottime uscite di cui un po’ si è parlato. A cominciare da Parasomnia dei Dream Theater, che segna il ritorno di Mike Portnoy in un album in studio della band dopo sedici anni. In ambito metal, molte band storiche hanno prodotto album di ottima qualità. Direi che quest’anno il mondo del metal in generale ha alzato l’asticella e sono rari i casi di album banali. Fra tutti, i Melvins, sotto il nome di Melvins 1983, hanno realizzato un bellissimo album, Thunderball, di cui vi consiglio l’ascolto, anche se non siete patiti del genere. All Washed Up è invece il ventunesimo album in studio dei Cheap Trick: undici tracce di ottimo rock americano, tra riff, chitarre distorte e qualche ballad qua e là.
Steven Wilson ha dato alle stampe The Overview, una sorta di concept album psichedelico, a tratti vicino allo space rock, sull’effetto prodotto dal vedere il pianeta Terra dallo spazio. Le due tracce che compongono l’album sono in realtà due suite composte a loro volta da una serie di brani di grande atmosfera e suonati da musicisti di prim’ordine. Da segnalare anche il nuovo album Dominion degli IQ e Life Among Strangers ad opera dei Tribe3.
Tra i grandi nomi, spicca poi quello di Van Morrison, che con il suo Remembering Now torna a fare album di musica originale, dopo una serie di uscite composte di cover o rivisitazioni di musiche precedenti. Anche Neil Young esce con un nuovo album molto bello, Talking to the Trees, registrato insieme ai suoi Chrome Hearts, la band che lo accompagna in tour da oltre un anno.
For the People è il titolo, piuttosto diretto, dell’ultimo album dei Dropkick Murphys, nel quale compaiono anche Billy Bragg, su un brano di Ewan MacColl, e alcuni artisti irlandesi: un bell’album, a tratti quasi commovente. Infine, vi segnalo anche l’ultimo album di Alice Cooper, The Revenge of Alice Cooper: un ottimo album di rock.
Moltissime sono state anche le produzioni di esordio di artisti nuovi, delle quali però abbiamo già parlato nell’articolo sui migliori album di esordio del 2025. Non mi ripeterò qui, rimandandovi quindi per i debutti discografici a quell’articolo. Ma c’è un’eccezione: l’album di esordio di Lily Lyons, Re-Open the World, che nel precedente articolo non ha trovato spazio. Si tratta in effetti di un ottimo album di rock cantautorale uscito ad ottobre, fatto di chitarre acustiche, violino, basso e batteria. E con questo cominciamo ad addentrarci nei meandri delle produzioni passate quasi sotto silenzio.
Menzioni speciali
In ambito blues, molti di voi avranno sentito parlare dell’ultima produzione di Joe Bonamassa. Breakthrough è un ottimo album di blues elettrico, in perfetto stile Bonamassa, uscito ad aprile di quest’anno. Ma, per quanto possa sembrare assurdo, pochi avranno sentito parlare di Come and Find Me, lo splendido album blues pubblicato da Robin Trower. E ancora meno avrete sentito parlare di Room on the Porch, seconda collaborazione discografica tra Taj Mahal e Keb Mo’, due nomi che dovrebbero far tremare le pareti: eppure io non ho visto gli speaker radiofonici fare a gomitate per essere i primi a passare un brano da una pubblicazione così importante… E cosa dire allora di Hard Road, album di Christone Kingfish Ingram nominato ai Grammy, in cui il blues si fonde coraggiosamente con il rock, l’R&B e il southern soul: a parte qualche riga scopiazzata dai comunicati stampa, se ne è parlato davvero poco.
Cambiando genere, i DarWin hanno pubblicato quest’anno Distorted Mirror, un ulteriore capitolo della loro saga fantascientifica. Si tratta di un album tra prog e fusion, davvero molto ben fatto, ma soprattutto di una band composta da grandi nomi: Simon Phillips, Mohini Dey, Greg Howe, Derek Sherinian… Se questo non basta ad attirare l’attenzione di chi si occupa di musica…
Julian Cope è sempre stato un grande druido musicale che si muove al di fuori dei percorsi più battuti. È di quest’anno la pubblicazione del suo On the Road to Citizen Cain’d, album in realtà composto da vecchi brani che non avevano trovato posto nel 2005 in Citizen Cain’d. Altro personaggio molto interessante, ma sempre fuori dai riflettori, è David Rovics. Il cantautore americano, sempre molto impegnato politicamente, ha prodotto solo quest’anno ben sei album, ognuno dei quali potrebbe essere definito un “instant album”, principalmente incentrati sulla questione della guerra in Palestina. Il più interessante dei sei però è, secondo me, Make the Planet Earth Great Again: un album cantautorale con idee nuove e testi rivoluzionari.
Altro progetto di cui certamente non sentiremo mai parlare al telegiornale sono i Gloyw, band composta da John Greaves, ex Henry Cow, e dai francesi Régis Boulard e Oliver Mellano: un progetto che si muove fra Rock in Opposition, improvvisazione e cantautorato. Nel loro My Father Was a Tree troviamo anche una splendida cover di Working Class Hero di John Lennon.
Un album piuttosto sorprendente è Be the Sky, registrato da Philip Glass insieme a Tenzin Choegyal, realizzato con le atmosfere e le suggestioni dei monaci tibetani e dedicato ai 90 anni del Dalai Lama.
Viriamo di nuovo verso il rock, questa volta quello virtuosistico di Steve Morse, che pubblica quest’anno Triangular, un album strumentale di tutto rispetto. Intanto, il fratello Neal Morse porta avanti il progetto Spock’s Beard, che i due avevano iniziato insieme, pubblicando The Archaeoptimist, un ottimo album prog. Ancora in ambito prog, ma con evoluzioni musicali più lente, vi segnalo Birthing, l’ultimo ipnotizzante album degli Swans. E tutto il mondo del prog è costellato di ottime nuove produzioni. I norvegesi Moron Police, già vincitori di grammy, hanno dato alle stampe Pachinko, un interessantissimo concept album. Gli americani Echolyn tornano quest’anno con ben due album, che hanno avuto una gestazione molto lunga: in particolare Time Silent Radio Vii è davvero un piccolo capolavoro. Dalla Gran Bretagna viene invece Dominc Sanderson, interessantissimo artista prog che quest’anno esce con Blazing Revelations.
In Italia, i Lacuna Coil continuano ad essere fondamentalmente ignorati dagli addetti ai lavori, nonostante siano ormai un conclamato fenomeno mondiale. Il loro Sleepless Empire è uscito a febbraio, a sei anni dal precedente album in studio di inediti. Sempre in Italia, fresco di stampa è Spacetime Mystery dei Fleurs du Mal: un ritorno alla vena più rock della band, senza tralasciare il blues.
Cantautrice rock già affermata, ma di cui in pochi avrete sentito parlare, è invece la statunitense Juliana Hatfield, che ha appena pubblicato il suo Lightning Might Strike. Spostandoci in Canada, troviamo l’ultima produzione dei Danko Jones, scostumato power trio di Toronto: Leo Rising è, come al solito, un album di rock energico e senza filtri.
Infine, vi segnalo la pubblicazione di ben due album da parte di Paul Roland. Il padrino dello steam punk è uscito a settembre con il bellissimo Psychpop Minstrel, una raccolta di inediti solo per il mercato digitale. Di dicembre è invece la produzione più classica Wyrd Tales of an Antiquary, ricca di piccole perle di storie horror in musica.
Fermo restando che ognuno degli album di cui vi sto parlando in questo articolo meriterebbe quanto meno un ascolto attento, passiamo ora alle mie selezioni delle migliori novità, di cui probabilmente non avete sentito parlare!
Henge, Journey to Voltus B
Gli Henge sono ormai una realtà musicale affermata in Gran Bretagna, mentre qui da noi sono completamente sconosciuti ai più. Formati nel 2015 a Manchester, sono ormai arrivati al quarto album in studio. Nel loro sound si incontrano lo space rock e l’elettronica, e a volte sembra di risentire chiari riferimenti al krautrock. Di certo sembrano aver studiato a fondo la lezione dei Gong. Eppure si tratta di musica nuova e affascinante. Journey to Voltus B ci trasporta in un vero e proprio viaggio interstellare, accompagnati da un equipaggio misto di alieni e terrestri. Il video che ho scelto propone due tracce dell’album, Slingshot e Hypersleep, che si uniscono senza soluzione di continuità. Dopo il decollo dell’astronave, questi due brani rappresentano il cuore del viaggio spaziale, e saranno seguite dall’atterraggio sul pianeta Voltus B.
Cardiacs, LSD
Atteso da molto tempo, è uscito quest’anno LSD, il sesto album dei Cardiacs, la cui registrazione era stata iniziata nel 2007 e interrotta dopo la morte del leader della band Tim Smith. La realizzazione dell’album è stata portata a compimento anche grazie alla partecipazione di molti musicisti che hanno avuto a che fare con i Cardiacs nel corso della storia della band, fra cui Kavus Torabi dei Gong. Si tratta di un album assolutamente da ascoltare. Woodeneye è la quarta traccia dell’album, e uno dei singoli estratti.
Ringo Starr, Look Up
È incredibile pensare che un album pubblicato da uno dei due Fab Four ancora in vita possa passare sotto silenzio. Eppure, alzi la mano chi di voi ne ha già sentito parlare. Look Up è in realtà l’ennesima produzione discografica di Ringo Starr, che negli ultimi anni si è impegnato molto in collaborazioni con artisti emergenti, per aiutarli ad avere maggiore visibilità. Altra stranezza: si tratta sostanzialmente di un album country, in cui l’ex batterista dei Beatles si circonda del meglio della scena bluegrass: da Molly Tuttle a Billy Strings e Alison Krauss, fino alla collaborazione in un brano con il duo femminile Larkin Poe. La title track vede la partecipazione di Molly Tuttle.
Larkin Poe, Bloom
Le abbiamo appena nominate, le sorelle Lovell dei Larkin Poe, ed eccole rispuntare di nuovo! Sì, perché il loro Bloom, pubblicato quest’anno, è uno splendido album di rock e blues rock. Le sorelle, una alla chitarra e l’altra alla lapsteel, regalano notevoli intrecci sia vocali che strumentali che vi consiglio caldamente di ascoltare con attenzione. Da Bloom ho estratto il video ufficiale di Easy Love Pt. 1.
Hawkwind, There is No Space for Us
Ed ecco gli immancabili padrini dello space rock che, come ogni anno da quasi dieci anni, ci regalano l’ennesima perla di psichedelia. There is No Space for Us è il trentasettesimo album degli Hawkwind, ed è la dimostrazione che la buona musica non ha età. Ascoltate, ad esempio, questa Neutron Stars (Pulsating Light).
King Gizzard and the Lizard Wizard, Phantom Island
Altra band particolarmente prolifica sono gli australiani King Gizzard and the Lizard Wizard. Attivi dal 2010, pubblicano quest’anno Phantom Island, il loro ventisettesimo album e, ancora una volta, si tratta di un album sorprendente: dieci tracce di ottimo rock registrato a tempo di record dopo l’uscita di Flight b741 nel 2024 e il tour mondiale per promuoverlo. Il brano conclusivo è Grow Wings and Fly.
Buddy Guy, Ain’t Done With the Blues
Altro esempio clamoroso di disattenzione nei confronti di un artista di dimensioni planetarie è Ain’t Done With the Blues, album pubblicato quest’anno da Buddy Guy. Il “re del blues”, alla tenera età di 89 anni, ci regala diciotto tracce di grande blues, con partecipazioni importanti: Christone Kingfish Ingram, Joe Bonamassa, Joe Walsh, Peter Frampton, The Blind Boys of Alabama… La traccia che vi propongo è Swamp Poker, in cui troviamo anche Tal Wilkenfeld al basso.
Atomic Rooster, Circle the Sun
Questo è in realtà un album di cui qualcuno si è accorto, ma di cui si è comunque parlato troppo poco. Gli Atomic Rooster sono una band che ha fatto la storia del rock: fondati nel 1969 da due ex membri della band The Crazy World of Arthur Brown, Vincent Crane e un certo Carl Palmer, hanno prodotto sette perle discografiche fino agli anni Ottanta, spaziando dal prog all’hard rock al blues rock. Nel 2016 si sono riformati sotto la guida di Steve Bolton, già chitarrista della band all’inizio degli anni Settanta. Circle the Sun è il primo album di questa nuova reincarnazione, e non fa rimpiangere i bei tempi andati. La sesta traccia è No More, un buon esempio del modo in cui la band intreccia psichedelia e blues rock.
Tropical Fuck Storm, Fairyland Codex
I Tropical Fuck Storm sono una band composta da artisti già noti nella scena musicale australiana e, ne sono certo, saranno una sorprendente scoperta per molti di voi. Giunti con Fairyland Codex al loro quarto album in otto anni di attività, hanno già alle spalle collaborazioni importanti, come quella con i King Gizzard and the Lizard Wizard. Fairyland Codex è un viaggio, a suo modo, in sonorità mai banali, soluzioni musicali tra punk e sperimentazione: dieci tracce che sono un condensato di fantasia e creatività allo stato puro. Nel video, i Tropical Fuck Storm eseguono Bloodspot dal vivo in uno studio radiofonico australiano.
Irene Loche, Keep Walking
Per concludere, un po’ di Italia. Dopo anni di inattività, torna sulla scena Irene Loche, chitarrista e cantante sarda di rock blues. Nel 2022 si era trasferita a Los Angeles per registrare un album di musica originale. Il risultato di questo viaggio è l’Ep Keep Walking: quattro tracce realizzate con la partecipazione di mostri sacri come Leland Sklar al basso, Steve Ferrone alla batteria e Michael Jerome Moore alle percussioni. Push è il primo singolo estratto.
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