Realizzazione siti web: da biglietto da visita ad asset aziendale (foto ANSA) - Blitz quotidiano
Negli ultimi anni la nostra vita è diventata stabilmente connessa. Lavoriamo, ci informiamo, facciamo acquisti e ci relazioniamo attraverso smartphone e piattaforme digitali. Secondo il rapporto “Digital 2025” di We Are Social, in Italia gli utenti attivi sui social media sono circa 42,2 milioni, pari al 71,2% della popolazione all’inizio del 2025: numeri che confermano quanto il tempo passato online sia ormai parte della normalità quotidiana. Per le aziende questo è un contesto ricco di opportunità. L’e-commerce Made in Italy continua a crescere: le imprese con un sito di vendita online sono 91.000, in aumento del 3,4% rispetto al 2024, con una quota sempre maggiore di società di capitale strutturate e orientate a strategie digitali avanzate.
Al tempo stesso, la superficie d’attacco si allarga. Nel solo ottobre 2025, l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale ha registrato 267 eventi cyber e 51 incidenti significativi, con la Pubblica amministrazione e le telecomunicazioni tra i settori più colpiti, ma con segnalazioni anche per piccole aziende manifatturiere.
È il segno che nessuno è davvero troppo piccolo per essere preso di mira, e che per un’azienda il sito non può più essere gestito in modo amatoriale: serve un progetto serio di realizzazione di siti che tenga insieme visibilità, performance, sicurezza e conformità normativa.
Un’Italia sempre più connessa (e più esposta)
Se oltre sette italiani su dieci sono attivi sui social e piattaforme di comunicazione, significa che una parte consistente delle interazioni con i brand nasce e si sviluppa online. Social e app di messaggistica coprono gran parte del tempo digitale delle persone, che si aspettano risposte rapide, contenuti aggiornati e un’esperienza coerente tra social e sito web.
Questa connessione continua ha un rovescio della medaglia. A ottobre 2025 sono state inviate 1.299 comunicazioni di allertamento per segnalare 3.836 servizi esposti a rischio online, segno che molte realtà – pubbliche e private – hanno ancora superfici digitali non correttamente protette. Ne consegue che un sito gestito “alla buona” non è solo poco efficace: può diventare un punto debole per l’intera organizzazione.
Dal biglietto da visita all’asset aziendale
Per anni si è parlato del sito web come di un semplice biglietto da visita online. Oggi questa definizione è superata. Per una parte crescente di clienti, soprattutto nell’e-commerce, il sito è il primo e spesso unico punto di contatto con l’azienda, il luogo in cui si formano la prima impressione, la fiducia e la decisione d’acquisto.
Il sito, oggi, è un generatore di contatti, uno strumento per raccogliere dati in modo lecito e trasparente, un centro servizi per assistenza e post-vendita, un touchpoint fondamentale nella costruzione del brand. È a tutti gli effetti un asset aziendale, paragonabile per impatto a un punto vendita fisico o a un reparto commerciale. Proprio per questo, la realizzazione siti non può essere affidata al caso: servono competenze su architettura delle informazioni, performance, design, copywriting, sicurezza, analytics e integrazione con altri canali digitali.
Il fatto che passiamo sempre più tempo online è un vantaggio per chi fa impresa, ma anche una responsabilità. Un sito aziendale oggi è da considerarsi un asset critico: genera fatturato, costruisce reputazione, raccoglie dati sensibili e può essere bersaglio di attacchi. Per questo non basta più “avere un sito”; bisogna decidere come progettarlo, gestirlo e farlo crescere, con lo stesso livello di attenzione che si riserva a ogni altro investimento strategico.
