CHI COMANDERA’ UN GIORNO NELLA STRISCIA?

Pubblicato il 5 Gennaio 2009 - 16:34 OLTRE 6 MESI FA

Il Corriere della Sera pubblica un commento del suo corrispondente da Gerusalemme  Franco Battistini su chi comandera' in futuro sulla striscia di Gaza. Lo riportiamo di seguito:

''Da una settimana, Al Aqsa Tv non ha molto da trasmettere. O i comunicati di Hamas. O il solito video: la mattanza, l'urlo nero d'una madre, le ambulanze, le brigate Al Kassam col passamontagna, i razzi che partono e le bandiere verdi in dissolvenza, i canti di guerra, i pugni alzati per la morte al sionismo… Ieri, di colpo, lo schermo formicolava. Due secondi di nero. Sono comparse le immagini dei capi di Hamas, in fila come ricercati. Un puntino rosso sulla fronte di ciascuno. Un colpo secco, la foto che va giù. Poi una sveglia in sovrimpressione, le lancette puntate sulle 9 e sull'inizio dell'offensiva di terra. Una scritta: «La vostra ora è arrivata». Hamas vuole la distruzione d'Israele, ma Israele vuole la distruzione di Hamas? «Non abbiamo alcuna intenzione di rioccupare Gaza, né di schiacciare Hamas», ripete il presidente Shimon Peres. Parole più leggere degli obici, però: in tre giorni, l'esercito israeliano ha già ammazzato cinque leader militari del movimento islamico, da Nizar Rayyan a Muhammad Al Shalfu, da Husam Hamdan a Mohammad Hilo.

E l'hackeraggio col tirassegno su Al Aqsa, organizzato dai servizi dello Shin Bet, fa da eco a quel che giorni fa scappò dalla bocca di Haim Ramon, vice di Olmert: «È chiaro che, se entriamo, vogliamo anche un cambio di regime politico nella Striscia…». Non è un caso che Ramon ed Eli Yishai, leader della destra Shas, siano i soli ministri astenuti al Consiglio di gabinetto che ha votato l'attacco: troppo poco, secondo loro, marciare su Gaza solo per smantellare i razzi. Il problema si porrà, prima o poi. E Haaretz se lo chiede: ma chi comanderà un giorno, nella Striscia? Esclusi i capi di oggi, il «siriano» Khaled Meshaal che sogna solo la distruzione d'Israele, l'ex profugo Ismail Haniyeh che sembra sempre «l'uomo giusto al posto giusto ma nel mondo sbagliato » (definizione d'un giornalista palestinese), quando il Piombo Fuso si sarà indurito, si troverà qualcuno di presentabile? Tutti dicono che la domanda è prematura. A partire dai vecchi capi del Fatah, che un po' ci sperano. Gli eterni Nabil Shaat e Mohammed Dahlan, per dirne due, l'economista e «il colonnello», ex arafattiani che entrarono in conflitto con la Grande Kefiah.

Oggi vivono lontano da Gaza, accusati di corruzione, ma hanno da giocare la carta d'un rapporto speciale con Israele: «Sono impresentabili — dice un giornalista pro Hamas dell'agenzia Ramattan —, ma nella storia palestinese queste cose contano fino a un certo punto. Shaat ha molti legami in America. E Dahlan, sospettato d'avere rubato 60 milioni di dollari, è amico del figlio di Mubarak: ha una sua rete di potere». Anche nell'immobile Hamas, qualcosa si muove. Un segnale è l'offerta al Fatah di Mussa Abu Marzuk, che sta a Damasco, perché «è il momento d'unirsi e dialogare». O di Mohammed Nazal, che chiama a una riunione interpalestinese tutte le fazioni: quel che Abu Mazen voleva un mese fa. Se sopravvivrà alla guerra, qualche aspirante alla leadership è additato: Muhammed Eid Shubair, 62 anni, studi in Egitto e in Virginia, l'ex rettore dell'università islamica che (per una settimana) fu l'unico primo ministro d'unità palestinese, nel 2006; Khalil Al Hayieh, 49 anni, il «sudanese» (ha studiato là), esegeta del Corano e forte di quasi 75 mila voti alle ultime elezioni; Said Siyam, 50 anni, «il taciturno », che ha lavorato una vita per l'Onu… Non ce n'è uno che non si sia beccato il razzo mirato di qualche aereo israeliano, negli ultimi due anni, ma chissà perché passano tutti per uomini nuovi di Hamas. Personaggi tanto temuti quanto popolari. Come Mahmud Khaled Al Zahar, 57 anni, «il medico ». È amico dei Fratelli Musulmani, ha fatto il ministro degli Esteri di Hamas, è stato nelle galere sia d'Israele che dell'Autorità palestinese e, pena accessoria, gli hanno tagliato pure la barba islamica: «Una nuova era sta per cominciare», ha detto qualche settimana fa. Ha appena smesso di fumare, ma forse non si riferiva a quello''.