Cina/ Scontro etnico, incidenti tra han e uiguri a Urumqi. I primi volevano vendicare le violenze degli altri

Pubblicato il 7 Luglio 2009 - 07:45 OLTRE 6 MESI FA

Ormai è lotta etnica in Cina. Scontri anche oggi a Urumqi, capitale della provincia de Xinjiang. Protagonisti degli incidenti i rappresentanti delle etnie han e uiguri. Per ripristinare la calma è dovuta intervenire la polizia, mentre le autorità locali hanno decretato il coprifuoco dalle 21 locali (le 15 in Italia) alle 8 di mercoledì.

Gli han hanno marciato armati di bastoni, vanghe e machete. I manifestanti sono stati fermati e dispersi dall’intervento delle forze dell’ordine. Secondo il corrispondente di France Press gli han si sarebbero vendicati verso i rappresentanti dell’etnia uiguri, che sarebbero stati protagonisti di violenze verso la loro comunità.

Intanto, dopo la repressione delle proteste della minoranza uigura che domenica hanno causato secondo cifre ufficiali 156 morti e 1.000 feriti nella regione cinese della Xinjiang circa duecento uiguri, in gran parte donne, hanno inscenato oggi una protesta ad Urumqi. I manifestanti protestano contro gli arresti effettuati ieri dalla polizia, 1.434 secondo la Xinhua, e chiedono notizie dei loro congiunti.

La situazione è molto tesa, ma finora non si ha notizia di gravi incidenti. Intanto la polizia della provincia meridionale del Guandong ha arrestato, sempre secondo l’agenzia Xinhua, 15 persone che sarebbero state all’origine dell’episodio che avrebbe scatenato la ribellione degli uiguri il 26 giugno, poi repressa nel sangue.

Nuova protesta nella tarda serata di ieri a Kashagar, un’altra città del Xinjiang, dove alcune centinaia di persone si sono radunate sulla piazza centrale della città e sono state disperse dopo pochi minuti dalla polizia. Polizia e paramilitari sono presenti in forze nel luogo della protesta e controllano i manifestanti senza che per ora si siano registrati, secondo testimoni sul posto, gravi incidenti.

Intanto “Nuova Cina” ha annunciato che 15 persone sono state arrestate nel Guangdong, nella Cina del sud, in relazione alla vicenda che ha innescato le proteste sfociate in violenze domenica scorsa ad Urumqi.