Giappone/ Boom delle nuove geishe: la risposta alla crisi delle ragazze dell’estremo oriente

In tempi di crisi economica, tra disoccupazione, salari al minimo e vacche magre, le ragazze giapponesi  si riavvicinano a un mestiere fino a poco tempo fa stigmatizzato e che ora la recessione ha riabilitato e fatto accettare dalla società nipponica.

Sono una versione moderna delle geishe: sofisticate hostess che lavorano in locali esclusivi e concedono ai facoltosi clienti solo la propria compagnia, sorseggiando cocktail vestite in abiti eleganti. Una di loro, giovanissima, difende la sua scelta: «Non ci sono molti lavori che paghino così bene, ed è solo da giovani che si possono guadagnare tanti soldi semplicemente bevendo insieme agli uomini».

Ma niente sesso, siam giapponesi, per quello ci sono le prostitute clandestine negli angoli segreti dei quartieri a luci rosse.

Così Tokyo riscopre strip club e hostess bar, e i quartieri di Kabukicho, Roppongi, Shibuya e Shinjuku pullulano di insegne sgargianti protette da buttadentro e buttafuori: 13.000 locali nella sola capitale, con all’interno giovani donne che guadagnano, male che vada, 20 dollari l’ora.  All’anno fanno 100.000, che salgono al triplo nel caso delle star del settore come Mineri Hayashi e l’incantevole Eri Momoka, ex ragazza single di 27 anni che ora ha una brillante carriera televisiva e ha inaugurato una propria linea di abbigliamento e accessori e idolo delle teen-ager che le scrivono di voler diventare come lei.

Ricche e rispettate, dall’alto di tacchi da 18 centimetri, le hostess girls annoverano tra le ex colleghe anche kazumi Ota, attuale deputato del Partito democratico giapponese.

Anche i media hanno sdoganato la tendenza, tra serie tv che le descrivono come ragazze volitive che costruiscono da sé una carriera di successo, autobiografie in cima alle classifiche dei libri più venduti e riviste di moda che danno suggerimenti su come vestirsi e truccarsi in stile accompagnatrice.

Ma se sempre più ragazze – quasi il doppio rispetto agli anni prima della crisi –  si presentano nei locali accompagnate dalle mamme per assere assunte o si rivolgono alle agenzie di collocamento specializzate, c’è anche chi da quel mondo non vede l’ora di uscire. Come Serina Hoshino, 24 anni e tanta stanchezza arretrata per le notti in bianco: «È bello essere indipendenti, ma anche molto stressante».

E ai detrattori che criticano la tendenza e ritengono che così tante giovani “buttano via la loro vita”, sfugge anche un’ammissione: «Giudicare non serve, il Giappone dovrebbe creare più posti di lavoro per le nostre ragazze».

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