GOVERNO E OPPOSIZIONE: LA GRANDE GELATA

Pubblicato il 17 Giugno 2008 - 06:43 OLTRE 6 MESI FA

La Stampa pubblica un commento di Federico Geremicca sui rapporti tra governo e opposizione intitolato ”Rieccolo”. Lo riportiamo di seguito:

”Auspicata dai fan della politica tutta muscoli e polemiche, temuta – al contrario – da chi ritiene che da una dialettica civile il Paese abbia solo da guadagnare, la «grande gelata» sul tanto discusso dialogo tra governo e opposizione sembra esser arrivata: in controtendenza rispetto alla stagione calda e, naturalmente, sul terreno dell’amministrazione della giustizia.

Anzi, per esser più precisi, dei rapporti tra il premier e la giustizia. A far da detonatore sono stati un paio di emendamenti presentati dalla maggioranza al decreto sicurezza con i quali – in ragione della necessità di accelerare i procedimenti per i reati più gravi o ad alto allarme sociale – viene ordinato ai giudici di dare «precedenza assoluta» appunto a questo tipo di processi (con pene superiori a dieci anni e per delitti commessi dalla criminalità organizzata) e di sospendere per un anno i dibattimenti relativi a reati commessi prima del giugno 2002.

Nella casistica rientra anche un processo (il cosiddetto processo Mills) che vede imputato per appropriazione indebita, frode fiscale e falso in bilancio, il premier in carica. La circostanza ha scatenato le durissime proteste dell’opposizione («Così la tela del dialogo si strappa», ha annunciato Veltroni) e riportato, con un doppio salto mortale all’indietro, toni e argomenti dello scontro politico al clima di una decina di anni fa. «Berlusconi è allergico alla giustizia – ha tuonato Di Pietro -. Non vuole che sia applicata a sé la legge che vale per tutti». E il premier ha reagito annunciando di voler ricusare il collegio che lo sta giudicando e puntando l’indice contro magistrati che utilizzano «la giustizia a fini mediatici e politici, in ciò supportati da un Tribunale anch’esso politicizzato».

Provando a separare i fatti dalla propaganda, ci si può qui limitare a due constatazioni. La prima, richiama l’oggettiva necessità di disciplinare in maniera più efficace e aderente al crescente allarme sociale, tempistica e esecuzione dell’azione giudiziaria: l’idea, dunque, che alcuni processi possano godere di una sorta di «corsia preferenziale» rispetto ad altri, non è sbagliata. La seconda, al contrario, sottolinea un errore di fondo: e cioè che sia la politica – e per di più per decreto, e senza alcuna consultazione dei vertici della magistratura – a decidere quali, per quale specie di reato e a partire da quando alcuni processi vadano accelerati, altri rallentati e altri ancora addirittura sospesi (fino a determinare, nel secondo e nel terzo caso, una sorta di maxi-amnistia non dichiarata).

Questo per stare alla forma del problema. Volendo invece andare più concretamente alla sostanza, non si può non vedere come torni nuovamente alla ribalta quella sorta di «doppio conflitto di interessi» (in materia di tv e di giustizia) che condiziona e appesantisce l’azione di Silvio Berlusconi fin dal giorno della sua «discesa in campo». Già solo in queste poche settimane di avvio legislatura il conflitto è tornato a manifestarsi due volte: prima a proposito dei destini di Retequattro (una delle tv del premier) e oggi intorno alla sorte di un processo che lo riguarda. E conta onestamente poco – se non ai fini del clima generale – che a Walter Veltroni non sia quasi parso vero poter approfittare del doppio scivolone del premier per alzare i toni della polemica, annunciare che «la tela si strappa» e tirarsi così fuori dalle secche delle difficoltà che il bon ton ed il dialogo con Berlusconi gli hanno creato sia nel Pd sia presso il suo stesso elettorato.

Stando così le cose, è dunque possibile che la tanto discussa «luna di miele» tra il governo, l’opposizione e il Paese sia già davvero finita, in anticipo rispetto anche alle più pessimistiche previsioni. È evidente che, giunti a questo punto, un solo atto potrebbe permetterne la prosecuzione: il ritiro o la profonda modifica delle norme appena annunciate. La settimana scorsa, a proposito di intercettazioni telefoniche, su richiesta della Lega e per fugare ogni dubbio che il provvedimento potesse frenare le indagini in materia di corruzione, questo tipo di reato (inizialmente escluso) fu inserito nella casistica di quelli per i quali è possibile procedere ad intercettazioni. La correzione fu applaudita, anche dall’opposizione.

Ecco: se le norme proposte ieri in materia di processi sono state pensate guardando solo agli interessi dei cittadini e di un miglior funzionamento della macchina giudiziaria, si segua quell’esempio e le si modifichino in maniera tale da escludere da privilegi le pendenze del presidente del Consiglio. Sembra questa l’unica via per fugare ogni sospetto e riaprire la strada del dialogo. Ammesso che, naturalmente, sia davvero un confronto civile ciò che vogliono sul serio tanto il premier – ormai saldamente al governo – che Walter Veltroni, alle prese con la costruzione di una solida opposizione”.