OTTO ANNI PER SCRIVERE SENTENZA: GIUDICE PINATTO RIMOSSO DALLA MAGISTRATURA

Pubblicato il 16 Giugno 2008 - 12:27 OLTRE 6 MESI FA

Legge_uguale Non può più fare il magistrato Edi Pinatto, il giudice che ha impiegato otto anni per scrivere le motivazioni della sentenza con la quale il tribunale di Gela aveva condannato sette componenti del clan Madonia a complessivi 90 anni di carcere, determinando così la loro scarcerazione. La
sezione disciplinare del Csm con un provvedimento che ha pochi precedenti lo ha rimosso dall’ordine giudiziario.

Un intervento era stato sollecitato dall’ex ministro della Giustiza Clemente Mastella e dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano,: "Mai più fatti come quello di Gela – aveva detto il capo dello Stato – episodi del genere minano il prestigio della magistratura e la fiducia che in essa ripone il cittadino". Richieste che in un primo tempo erano sembrate cadere nel vuoto, dopo che il Csm aveva respinto la richiesta di sospensione d’urgenza dal servizio del pm, perché Pinatto aveva nel frattempo depositato le motivazioni delle sentenze attese da 8 anni, e perché di lì a poco la questione sarebbe passata alla Procura generale della Cassazione.

A chiedere la sanzione, la più grave per i magistrati, è stata proprio la Procura generale, rappresentata da Eduardo Scardaccione, nel processo davanti alla sezione disciplinare del Csm. Il pg ha sottolineato come il ritardo di otto anni causato da Pinatto, che oggi è pm a Milano, sia stato "gravissimo, ingiustificato e ha provocato danni irreversibili, violando l’essenza stessa della funzione giurisdizionale, la sostanza a cui si lega l’immagine, la credibilità della magistratura". Si tratta di un fatto "reiterato, abnorme, irreparabile per le parti pubbliche e private".

Il ritardo del giudice provocò infatti la scarcerazione di alcuni esponenti del clan dei Madonia, essendo scaduti i termini di custodia cautelare. Inoltre, poichè Pinatto è stato già sanzionato due volte da Palazzo dei Marescialli con la perdità di anzianità – ha sottolineato il pg – l’unica sanzione possibile non potendosi applicare la sospensione, è la rimozione: "è incompatibile con la funzione del magistrato".

Davanti alla Corte Pinatto si è difeso così: "Il mio impegno personale è stato gravoso – ha dichiarato- si è trattato di un "circolo vizioso", di un sovraccarico di turni in un’indagine complessa". Il difensore di Pinatto, il presidente di sezione della Cassazione Mario Fantacchiotti, nel corso del trasferimento da Gela a Milano, le nuove funzioni si sono accavallate alle precedenti. "La gravità del danno c’è stata – ha detto il difensore- ma occorre tenere conto del carico di lavoro a cui è stato sottoposto il magistrato. Alla fine è andato nel pallone".