TANGENTI A PESCARA: IL SINDACO RITIRA LE DIMISSIONI

Pubblicato il 5 Gennaio 2009 - 16:18 OLTRE 6 MESI FA

Dalfonso_luciano Colpo di scena a Pescara dove il sindaco Luciano D’Alfonso ha ritirato stamani, ultimo giorno utile, le dimissioni da primo cittadino. Contestualmente all’ufficio protocollo è stato depositato un certificato medico che attesta il suo impedimento al lavoro per motivi di salute. In base al Testo Unico sugli Enti Locali le funzioni di primo cittadino saranno svolte dal vice sindaco Camillo D’Angelo.

Scongiurato, dunque, almeno per il momento il ritorno anticipato alle urne. D’Alfonso era stato rieletto alla tornata amministrativa dell’aprile scorso. Le sue dimissioni avrebbero aperto la strada al commissariamento prefettizio con le nuove elezioni che si sarebbero tenute il 6 e 7 giugno prossimi, in concomitanza con le provinciali e le europee. Tre le inchieste che vedono coinvolto l’ormai ex primo cittadino. La più eclatante è quella che lo portò ai domiciliari il 15 dicembre scorso, poi revocati alla vigilia di Natale, con accuse pesanti relative, in particolare, ad appalti pubblici milionari in cambio di favori.

Un’altra inchiesta è relativa all’urbanistica e fu avviata nel novembre 2006 da quando 22 accordi di programma e programmi complessi finirono sotto l’attenzione della magistratura. All’epoca ci furono approfondite indagini patrimoniali su D’Alfonso e gli investigatori setacciarono i suoi conti bancari e quelli dei suoi familiari fino al terzo grado di parentela senza tuttavia scoprire «tesori» di sorta. Da questo filone di indagini sarebbe emerso solo il prestito di un fondaco da parte di un costruttore. L’ultima inchiesta è relativa all’assunzione in Comune del suo ex braccio destro, Guido Dezio. L’inchiesta è chiusa dal 16 novembre 2007 e ora si attendono le decisioni dei magistrati. In questo caso l’ex primo cittadino è indagato per abuso patrimoniale poichè avrebbe favorito l’assunzione, ad un livello superiore, del suo uomo di fiducia. Nell’inchiesta sulle presunte tangenti sono indagate, in tutto, quaranta persone.