Vino cancerogeno? follia Ue sventata, ma incombe la truffa del prosecco croato, il Prozek: con chi sta Bruxelles? Vino cancerogeno? follia Ue sventata, ma incombe la truffa del prosecco croato, il Prozek: con chi sta Bruxelles?

Vino cancerogeno? follia Ue sventata, ma incombe la truffa del prosecco croato, il Prozek: con chi sta Bruxelles?

Vino quasi vittima della solita Ue: volevano affermare nell’etichetta sulle bottiglie che è cancerogeno. Follia. Ma altre insidie sono in agguato.

Siamo ormai al furore ideologico. La Commissione speciale contro il cancro (Beca, ossia Beating Cancer) dell’Eurocamera fermata in extremis. Voleva spaventare i consumatori mettendo un bollino nero sulle bottiglie. Come sui pacchetti di sigarette.

La furia moralistica e falsamente salutistica dei burosauri di Bruxelles minaccia uno degli alimenti più storici e tradizionali della nostra cultura alimentare. Oltretutto il vino è il simbolo della Dieta Mediterranea.

Ci sono due Europa, quella del Nord e quella del Sud. Mai così divise  davanti alla proposta di etichettatura detta “Nutriscore”. Lorsignori hanno paragonato il consumo del vino alla malattia. Calma. Non confondiamo l’uso con l’abuso.

Un conto è il consumo moderato e responsabile  – è scientificamente provato che ha addirittura effetti positivi- e un altro è il consumo esagerato.  Questa distinzione è fondamentale. Sennò si rischia di affondare un intero comparto. 

Per fortuna è stata fermata questa visione esasperata; l’Italia è stata in prima fila nella difesa del proprio settore vitivinicolo. Per fortuna gli Europarlamentari italiani sono compatti nel difendere una bandiera che vale 7 miliardi di euro all’anno.

Ma c’è una seconda rogna. I produttori italiani hanno già lanciato l’allarme: gli aumenti sulle materie prime sono eccessivi. Tutto è aumentato: energia, trasporti,  vetro, cartoni, tappi. Il consumatore è destinato a pagare un 20-30% in più. Un bel guaio. Perché il vino è molto più di una semplice bevanda alcolica: è indissolubilmente legato alla cultura, allo stile di vita e alle tradizioni di tutta l’Europa. Svolge un ruolo fondamentale nel mantenimento della occupazione e della sostenibilità economica, sociale, ambientale di intere aree rurali.

E volendo c’è una terza rogna da non sottovalutare. Una diatriba che si trascina da tempo. Riguarda il match Italo-croato tra Prosecco e Prosek.  Finora Bruxelles (ti pareva!) sta con Zagabria . Per l’Italia è una furbata indigesta, palesemente scorretta se non truffaldina.

Il Prosecco è sotto tiro. Ha volumi di affari che ingolosiscono grazie ad una produzione di oltre 650 milioni di bottiglie, la metà esportate.  Il Prosecco vola anche in Cina (+ 22%). Una manna per due regioni Veneto e Friuli-Venezia Giulia, e nove province.

Un colosso enologico che fattura più di 3 miliardi e che ha resistito durante la pandemia. Il Prosecco Doc, l’architrave della macro denominazione,  da solo conta ben 1.169 aziende vinificatrici con 11 mila viticoltori. Un giro di affari di 2,4 miliardi di cui il 78% proveniente dall’estero (fonte il Sole 24Ore). È sceso in campo pure il ministro Patuanelli (successore della Bellanova) che è triestino e dunque avverte il pericolo più di altri avendolo in casa. 

Tra l’altro a Trieste, c’è il quartiere Prosecco che ha dato il nome alle bollicine. Pericolo che non scalfisce le vendite (oltretutto il Prosek è un vino passito, dolce, da dessert).

No, Patuanelli (e con lui i viticoltori del Nord-Est) è preoccupato del messaggio che Bruxelles potrebbe dare. Cioè che d’ora in poi ci sia “una minor tutela della indicazione DOP IGP”. Sarebbe un provvedimento insensato. E non sarebbe il primo. Purtroppo.

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