Acqua pubblica, referendum 2011: Renzi su facebook scrisse..

di Antonio Sansonetti
Pubblicato il 22 Aprile 2016 - 17:34 OLTRE 6 MESI FA
Acqua pubblica, referendum 2011: Renzi su facebook scrisse...

Il post su Facebook di Matteo Renzi del 3 giugno 2011, 9 giorni prima del voto

ROMA – Acqua pubblica, referendum del giugno 2011: ecco come votò Matteo Renzi. In un post su facebook l’attuale presidente del consiglio, all’epoca sindaco di Firenze, scrisse: “Referendum. Vado a votare sì all’acqua pubblica, dico sì per bloccare il nucleare di Scajola e Romani, dico sì perché non voglio legittimi impedimenti. Dico no al quesito sulla remunerazione dell’investimento: è una norma del governo Prodi nel 1996, ministro Di Pietro. Senza questa norma si bloccherebbero gli investimenti per acqua e depurazione. Tre sì e un no”.

Questo post è del 3 giugno 2011, ma nella attuale pagina facebook di Matteo Renzi non compare. C’è invece un post del 13 giugno 2011, giorno dopo il referendum: “Ho i dati ufficiali dell’affluenza ai referendum nella nostra città: 65,1%. Mi pare che la risposta di Firenze sia tra le più significative di tutto il panorama nazionale. Non male, no?”

L’attività social del premier nel giugno 2011 torna d’attualità dopo che la Camera ha approvato un disegno di legge che per il governo recepisce l’esito del referendum, per le opposizioni lo tradisce. Così Forex.info presenta gli obiettivi del disegno di legge originario (scarica il documento integrale):

1) il riconoscimento del diritto all’acqua come diritto umano universale;
2) la tutela del patrimonio idrico come bene comune pubblico inalienabile, gestito, al di fuori delle regole di mercato, sotto la competenza di un unico ente pubblico (il Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare);
una più ampia discrezionalità dei cittadini rispetto alla gestione del servizio idrico;
3) l’uso responsabile delle risorse idriche, finalizzato a una sana relazione tra acqua, agricoltura, alimentazione, salute ed energia.

Nel testo approvato dalla Camera, dal titolo “Princìpi per la tutela, il governo e la gestione pubblica delle acque A.C. 2212-A”, passato all’esame del Senato con 243 voti favorevoli e 129 contrari, ci sono delle importanti modifiche. Spiega Forex:

Il testo passato alla Camera, modificato dalla commissione Ambiente e dell’assemblea, stabilisce che “il servizio idrico integrativo sia considerato un servizio pubblico locale di interesse economico generale assicurato alla collettività, che può essere affidato anche in via diretta a società interamente pubbliche in possesso dei requisiti prescritti dall’ordinamento europeo per la gestione in house, comunque partecipate da tutti gli enti locali ricadenti nell’Ato (Ambito territoriale ottimale)”.

Qual è il pomo della discordia? Ebbene, nel testo iniziale l’affidamento della gestione in house dell’acqua prevedeva la parola “prioritariamente”, ora eliminata dall’emendamento approvato in aula. […]

Il segretario di Possibile Pippo Civati parla di “tradimento” della volontà popolare, facendo presente che la proposta di legge così pensata non rispetta il referendum del 2011, ovvero “il più partecipato degli ultimi 15 anni”. Ecco le novità contenute nel nuovo ddl approvato dalla Camera:

1) L’acqua è un bene di rilevanza economica
Il servizio idrico diventa di interesse economico e smette di essere qualificato come servizio pubblico privo di rilevanza economica, sottratto alla libera concorrenza e realizzato senza fini di lucro.

2) Gestione non obbligatoriamente pubblica
Gestione ed erogazione del servizio possono essere nelle mani dello stesso soggetto (anche società di capitale quotate in borsa), acquedotti, fognature, impianti di depurazione e altre infrastrutture non sono affidate necessariamente a organi di diritto pubblico.

3) Concessioni per uso differente da quello potabile
Le concessioni al prelievo e le autorizzazioni allo scarico per usi differenti da quello potabile, che nel ddl originale erano revocabili dall’autorità competente anche prima della loro scadenza e assolutamente non rinnovabili, vengono ora rimesse a un decreto legislativo da adottare entro il 31 dicembre 2016 e sul quale sarà importante vigilare.

4) Consumo minimo garantito anche se si è morosi
A tutti i cittadini viene garantito il quantitativo minimo vitale giornaliero di acqua potabile fissato in 50 litri a persona e assicurati anche in caso di morosità. Il recupero dei minori introiti sarà garantito agendo sulla tariffa a partire dal consumo eccedente i 50 litri. Dovranno comunque essere installati contatori per il consumo in ogni singola abitazione, attività produttiva o commerciale, favorendo la tele-lettura attraverso la rete elettrica.

5) Bolletta dell’acqua più trasparente
Ci sarà l’obbligo di evidenziare i parametri di qualità dell’acqua, la percentuale media delle perdite idriche delle reti e i dati relativi agli investimenti sulle reti degli acquedotti, delle fognature e dei depuratori.

6) Finanziamenti internazionali per i paesi poveri
Il contributo di un centesimo per bottiglia di acqua minerale, in materiale plastico, andrà a sostenere progetti di cooperazione per l’accesso all’acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari finanziati dal Fondo nazionale di solidarietà internazionale.

Perché secondo le opposizioni il ddl avrebbe tradito il referendum del 2011? Pippo Civati: “La proposta di legge in discussione in aula per “la gestione pubblica delle acque” così com’è tradisce l’esito del referendum del 2011, il più partecipato degli ultimi 15 anni, l’unico ad aver raggiunto il quorum.

Il testo prevede un’assegnazione in via diretta a società interamente pubbliche o partecipate dagli enti locali soltanto in via prioritaria. In particolare, poi, è soppresso l’articolo relativo alla ripubblicizzazione della gestione del servizio idrico integrato – particolarmente importante per rispondere al referendum del 2011 – che prevedeva l’assoggettamento al regime del demanio pubblico di acquedotti, fognature, impianti di depurazione e le altre infrastrutture.

Inoltre si sancisce l’ impossibilità di separare la gestione e l’erogazione del servizio e il loro necessario affidamento a enti di diritto pubblico (specificando la loro mancata soggezione al patto di stabilità interno relativo agli enti locali). Ma modifiche importanti hanno riguardato anche il rilascio e il rinnovo delle concessioni, la cui disciplina viene rimessa a un decreto legislativo da adottare entro il 31.12.2016 e sul quale sarà importante vigilare.

In definitiva, quindi, il testo sembra davvero non dare risposta ai milioni di italiani che hanno votato Sì nel 2011. Eppure la maggioranza, con la sua tradizionale capacità di ascolto, sta bocciando qualunque tentativo di miglioramento del testo.

Ricordiamo come dopo la sentenza n. 199 del 2012, con cui la Corte ha dichiarato incostituzionale una normativa (sui servizi pubblici) simile a quella abrogata nel 2011, il legislatore dovrebbe fare particolare attenzione a dare adeguato seguito alla volontà popolare. Se anche non si profilasse l’incostituzionalità del testo, certamente il tradimento della volontà popolare è più che manifesto”.