Calamari al posto di merluzzo e baccalà: i cambiamenti climatici modificano la cucina

di redazione Blitz
Pubblicato il 14 Dicembre 2016 - 05:00 OLTRE 6 MESI FA
Calamari al posto di merluzzo e baccalà: i cambiamenti climatici cambieranno la cucina

Calamari al posto di merluzzo e baccalà: i cambiamenti climatici cambieranno la cucina

LONDRA – Nel Mar del Nord, tra la Svezia, la Danimarca e la Norvegia, negli ultimi 60 anni la temperatura è salita di mezzo grado. A risentirne sono i pesci, molto sensibili alle variazioni e che ovviamente si trasferiscono verso acque più fredde. Pensiamo al merluzzo, al baccalà o allo stoccafisso: in Italia, le qualità migliori sono importate dalla Norvegia, dalle isole Lofoten, che nel settore ha un giro d’affari paragonabile a quello del petrolio. Il 90% della produzione viene esportato proprio nel nostro Paese che trascura, incredibilmente, il consumo di pesce azzurro. Purtroppo, tra la pesca selvaggia e il cambiamento climatico, queste specie rischiano lentamente di scomparire, cambiando giocoforza alcune abitudini sul consumo del pesce.

Ma se da un lato il riscaldamento globale delle acque del Mar del Nord porterà a una riduzione di alcune specie di pesci, secondo alcuni scienziati nel prossimo decennio le abitudini “ittiche” degli inglesi potrebbero cambiare ma in in meglio. Un nuovo recente studio, infatti, ha scoperto che le acque del Regno Unito si stanno riscaldando a causa dei cambiamenti climatici, e le specie di acqua fredda, come ad esempio il merluzzo, vengono cacciate per lasciare il posto a quelle che vivono nelle acque più calde,come il calamaro.

Questo cambiamento potrebbe avere una ricaduta anche sui prezzi, dal momento che, alcuni dei pesci preferiti dagli inglesi, nelle acque circostanti stanno diventando sempre più rari, spiega il MailOnline. Il Cefas (Environment, Fisheries and Aquaculture Science), con sede nel Suffolk, ha monitorato per 114 anni i pesci presenti nel Mare de Nord: i dati, mostrano che negli ultimi 35 anni, la presenza del calamaro inglese è decisamente aumentata.

“Dal 2025 in poi potremmo aver bisogno di sostituire il merluzzo e altre vecchie preferenze con le specie di acqua calda, come calamari, sgombri, sardine e triglie”, spiega John Pinnegar, ricercatore del Cefas. E se le popolazioni di calamari sono anche troppe, il merluzzo, invece, stenta a riprendersi dopo anni di pesca eccessiva; gli scienziati ritengono che il lento recupero sia dovuto al recente innalzamento della temperatura nel Mare del Nord, che ha minacciato la riproduzione.

“I modelli che abbiamo sviluppato, dal 2025 e oltre, suggeriscono che le temperature marine si alzeranno ancora di più”, dice il dottor Pinnegar. Per i pescatori, il riscaldamento del mare presenta sia una minaccia che un beneficio, e Pinnegar spiega: “Vorrei anticipare il fatto che, in 10 anni, specie come il calamaro, la sardina e l’alice continueranno ad espandersi, e probabilmente rappresenteranno la quota maggiore delle catture di pesca”.

Utilizzando un rapporto dettagliato sul luogo di cattura dei pesci e sulla temperatura dell’acqua, il Cefas è stato in grado di rilevare i cambiamenti a lungo termine e a metterli in relazione ai cambiamenti climatici e all’intensità con la quale viene praticata la pesca; tali previsioni hanno permesso di capire come, tra qualche anno, potrebbe trasformarsi il Mare del Nord.