Conigli come cani e gatti, animalisti chiedono legge: “Non mangiamoli più”
Pubblicato il 14 Marzo 2014 - 07:00 OLTRE 6 MESI FA
ROMA – “Non mangiamo più i conigli“. La Federazione italiana diritti animali e l’associazione Aae Conigli chiedono che, come cani e gatti, anche questi roditori siano considerati animali da “affezione”. Teneri compagni con cui giocare e non tenere pietanze, questa la richiesta che gli animalisti vorrebbero portare in Parlamento per ottenere una legge che tuteli i conigli dal finire in padella, cucinati alla cacciatora o in salmì.
Non solo difesa dalla cucina, ma anche regole più semplici per curarli. Perché prescrivere una cura per il coniglio che si tiene in casa per i veterinari non è semplice, spiega Oscar Grazioli su Il Giornale:
“La legislazione vigente infatti non fa alcuna distinzione fra i conigli da carne e quelli cosiddetti «nani» che sono, a tutti gli effetti, animali d’affezione. Ne consegue che se il coniglietto nano ha bisogno delle gocce nasali perché ha il raffreddore, il veterinario lo deve trattare come se la carne finisse sulle tavole delle famiglie, con tutto quanto consegue a causa dei possibili residui.
Triplice ricetta dunque, di cui una copia trattenuta dalla farmacia, una copia inviata alla locale Ausl (ad alzare la montagna delle certe inutili e ingombranti) e l’ultima copia al veterinario che la deve tenere per un certo numero di anni, in caso di ispezioni. E tutto ciò per curare il raffreddore di un coniglietto «nano» che, come un cane o un gatto, segue il proprietario, risponde alle sue chiamate e si fa coccolare come è giusto che sia per un qualsiasi animale d’affezione”.
Certo, per i veterinari non mancano gli escamotage. Se il coniglio è animale da affezione, spiega Grazioli, il veterinario potrà segnare la ricetta fingendo che si tratti di un cane ed evitare la burocratica trafila per questi animali che sono i terzi più diffusi nelle case italiane dopo il cane e il gatto:
“È un fenomeno destinato a crescere in quanto si tratta di un animale affettuoso, intelligente, capace di integrarsi perfettamente in casa o in appartamento e, soprattutto di formare un forte legame affettivo con le persone che se ne prendono cura. I volontari delledue associazioni in difesa di quelli che loro amano chiamare i «Lapini» o i «Bunny» hanno indirizzato al ministro della Salute una petizione in cui si chiede che il coniglio rientri nella classificazione degli «animali d’affezione », come cane e gatto. Ne conseguirebbe il godimento degli stessi diritti a non essere mangiati e usati come animali da pelliccia”.
E’ pur vero che le associazioni animaliste non fanno distinzione tra coniglio da affezione e coniglio “da piatto”.
“quindi sembra che la petizione li comprenda tutti, «nani» o alti normali e belli grassi, quelli che finiscono «alla cacciatora» sulle tavole di un Paese che è il primo al mondo per produzione di queste carni, con 130.000 tonnellate l’anno e un consumo pro capite che sfiora i 5 chili. Bello scoglio per gli animalisti. D’altronde molti si chiedono perché «salvare» i conigli, ma condannare il cavallo, l’asino e le caprette. Non hanno il diritto a essere animali d’affezione anche loro e forse più dei conigli? O meno? O lo stesso?”.