Copenhagen, giorno tre: accordo sul clima ancora lontano

Pubblicato il 9 Dicembre 2009 - 19:00 OLTRE 6 MESI FA

Ecco le posizioni dei Paesi rispetto agli impegni di riduzione dei gas serra al vertice Onu di Copenhagen che si è aperto lunedì 7 dicembre e che si chiude il 18. Per quanto riguarda l’Obiettivo Cop15, si prevede un accordo “globale” sul taglio delle emissioni di gas serra per superare, dal 2012 in poi, il Protocollo di Kyoto (l’accordo secondo cui ogni Paese firmatario deve ridurre le proprie emissioni di una certa quota rispetto ai valori del 1990) e giungere a un Piano condiviso sul clima specialmente nel campo del trasferimento e della diffusione delle migliori tecnologie. Lo scrive l’Ansa.

L’Unione europea chiede alla conferenza sul clima di Copenhagen di arrivare, «preferibilmente entro sei mesi» dal termine dei suoi lavori, ad «un accordo che conduca ad uno strumento giuridicamente vincolante, a partire dal primo gennaio 2013», quando scadrà il Protocollo di Kyoto attualmente in vigore. In termini di tagli alle emissioni in caso di accordo globale l’impegno Ue è di un taglio del 30% al 2020 (anziché quello stabilito del 20%). D’accordo l’Italia, ma solo in caso del sì globale.

Sudafrica, Messico, Corea del Sud, insieme a Cina e Brasile, oltre a ritenersi le nazioni meno colpevoli della febbre del Pianeta, non vogliono bloccare il loro sviluppo. Una soluzione, che non piace ai Paesi industrializzati, potrebbe essere quella del taglio di Co2 pro-capite, e cioé in rapporto alla popolazione: cosa che peserebbe maggiormente sugli Usa e poco sulla Cina, entrambe tra i maggiori emettitori a livello mondiale (e non vincolati a Kyoto).

Dagli Stati Uniti è arrivata una proposta di riduzione delle emissioni del 17% entro il 2020, prendendo come riferimento il 2005 ma, se la legge su clima ed energia va in porto l’impegno è una riduzione di emissioni di oltre l’80% rispetto ai livelli attuali entro il 2050; disponibili ad aiuti economici per i Paesi in via di sviluppo; Co2 riconosciuta ufficialmente dall’Agenzia americana dell’Ambiente (Epa) come dannosa per la salute.

La Cina ha assicurato una riduzione dell’intensità carbonica, e cioé l’ammontare di emissioni a effetto serra per unità di Pil, del 40-45 per cento entro il 2020, rispetto ai livelli del 2005, mentre l’India ha annunciato la volontà di tagliare del 20-25% entro il 2020 l’intensità delle emissioni di carbonio, rispetto al 2005. Infine il Brasile ridurrà il Co2 tra il 36,1 e il 38,9 per cento entro il 2020 e la Russia lavorerà per tagliare le emissioni di anidride carbonica del 25%.