Roma capitale anche dello smog: produce da sola il 35 per cento di Co2 sul totale di 15 città metropolitane italiane

Città eterna, caput mundi, punto d’arrivo di tutte le strade, luogo della Dolce vita. Roma, nei secoli, da Cesare a Fellini, è stata definita in molti modi. In questo scorcio di nuovo millennio, però, rischia di restare nelle cronache soprattutto come la città dello smog. È quanto emerge dall’ultimo rapporto di Cittaitalia, centro studi di Anci, l’associazione dei Comuni italiani. La Capitale è la città che produce più emissioni di anidride carbonica tra le quindici considerate, da Nord a Sud. Per l’esattezza, in un anno ha disperso nell’aria 6.627.182.640 kg di CO2.

A colpire non è solo il dato numerico pro capite (nel 2009 ogni romano ha prodotto 2406 chili di CO2, solo un centinaio in più del torinese medio, fermo a 2300) quanto la percentuale: 35 chili di gas inquinante su 100 (del totale delle 15 città metropolitane) vengono emessi all’ombra del Colosseo. Caput mundi anche in questo, Roma, che vede alle sue spalle la capitale economica, Milano (con il 12,7 per cento del prodotto) e quella che fu il centro del Risorgimento, Torino (che vanta, si fa per dire, un’incidenza dell’11 per cento).

Un altro poco invidiabile primato va a Firenze, terza nelle emissioni pro capite (2296 chili), ma che ha visto aumentare questa cifra del 16 per cento nell’ultimo anno. Numeri solo avvicinati da Reggio Calabria, con un più 12 per cento, e Catania (+11,7), che comunque partivano da valori assoluti più bassi. Una più o meno decisa discesa emerge invece dai dati di Roma (- 5 per cento), Torino (-8,4 per cento) e anche, grazie soprattutto al bike-sharing e alla metropolitana, di Milano (-14 per cento).

Le cause del fenomeno, evidenzia lo studio, cambiano a seconda della parte d’Italia in cui ci si trova. Al Centro-Sud pesa soprattutto il traffico: lo sanno bene i cittadini di Catania, Napoli, Palermo e Reggio Calabria, dove questo fattore incide per una percentuale che va dai 40 ai 55 chili ogni cento. E naturalmente a Roma, dove gli ingorghi e le tante auto private, problema che ormai attraversa i decenni e le amministrazioni, contano per il 40 per cento. Più a Nord invece, da Firenze in su, sono i consumi domestici, soprattutto di gas, a far crescere i dati: la percentuale supera il 50 a Venezia, Trieste, Bologna, Firenze e Torino. Gli altri fattori presi in esame per arrivare al dato complessivo sono i consumi di energia elettrica e le emissioni derivanti dall’incenerimento dei rifiuti.

Lo studio dell’Anci mette in evidenza anche le possibilità di ridurre l’enorme peso che l’anidride carbonica rappresenta per la qualità dell’aria italiana. Strada difficile, ma non impossibile. Se infatti è vero che senza ridurre i consumi energetici (che causano il 70 per cento della produzione di CO2) pochi progressi saranno possibili, lo è anche le città si stanno muovendo in questo senso. Tra le opere pubbliche previste fino al 2012, quasi la metà (il 48 per cento) tutela e valorizza l’ambiente, dalle piste ciclabili, ai parcheggi di scambio e al potenziamento di mezzi più puliti come tram e metropolitane. Meglio non contare troppo, invece, sulla possibilità d piantare nuovi alberi: per annullare l’impatto dell’anidride carbonica, i ‘polmoni verdi’ dovrebbero avere dimensioni esorbitanti. Per la capitale si parla di una superficie pari a 85 volte quella dell’area metropolitana, cioè un ettaro e mezzo di bosco per abitante.

*Scuola di giornalismo Luiss

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