Brasile. Rivolta in carcere finisce dopo 26 ore: Migani tra i detenuti

RIO DE JANEIRO – Prima l’arresto per traffico di droga e adesso la ribellione scoppiata nel carcere dove e’ stato rinchiuso. Sono stati tre mesi davvero tumultuosi quelli finora vissuti in Brasile dall’italiano Davide Migani, tra i detenuti del carcere ‘Advogado Antonio Jacinto Filho’ di Aracaju, capitale dello Stato nordorientale di Sergipe, dove 470 detenuti sono in rivolta dal 15 aprile. Dopo oltre 26 ore ininterrotte, si è conclusa in serata la rivolta nel carcere ‘Advogado Antonio Jacinto Filho’ di Aracaju, capitale dello Stato nordorientale di Sergipe, in Brasile.

La squadra antisommossa della polizia – riferiscono i media locali – ha fatto irruzione nel penitenziario e costretto alla resa i circa 400 detenuti insorti. Finora, non ci sono informazioni di feriti.    Secondo la segreteria di Sicurezza pubblica, i cinque detenuti indicati come leader della ribellione sono stati gia’ trasferiti in altre unita’ carcerarie dello Stato.

Dall’inizio della sommossa, gli insorti hanno preso in ostaggio 128 persone, la maggioranza loro parenti, tra cui donne e bambini, oltre a tre guardie penitenziarie. Nel frattempo hanno liberato 46 loro familiari – ha reso noto la stampa locale – ma il clima continua teso dentro la struttura. I detenuti sono saliti sul tetto dopo aver incendiato vari materassi nelle loro celle. Uno dei poliziotti che si trovava all’interno del presidio è riuscito a fuggire buttandosi dal tetto: il volo, da un’altezza di circa sei metri, gli ha causato la frattura di una gamba.

Tra i ribelli – ha fatto sapere il sito UOL – c’era anche il 42enne ravennate Migani, finito in manette lo scorso dicembre dopo il naufragio del suo yacht di una ventina di metri, con dentro oltre 300 chili di cocaina, sulla spiaggia di Atalaia, proprio ad Aracajù. Secondo quanto riferito al telefono dallo studio dell’avvocato brasiliano Emanuel Cacho, Migani sta bene.

Il legale afferma che Migani non e’ stato coinvolto nella ribellione e si trova in una zona del carcere per ora sicura. La sua compagna, arrestata con lui e accusata per la stessa vicenda, la forlivese Giorgia Pierguidi, 36 anni, si trova in un altro penitenziario, sempre nella citta’ di Aracaju.

I detenuti in rivolta hanno accusato gli agenti di custodia di aggressioni e hanno presentato una lista con una serie di richieste alle autorita’, dove chiedono tra l’altro la fine delle ”sessioni di tortura” alle quali sarebbero sottoposti. Tra le richieste, anche il miglioramento dei pasti serviti in carcere, l’accesso a radio e tv, nonche’ il permesso di fumare. Il Brasile soffre di una cronica emergenza carceraria, tra le cui cause piu’ drammatiche c’e’ anche il sovraffollamento e le precarie condizioni di salute in cui e’ mantenuta gran parte della popolazione penitenziaria.

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