Pirateria sul Web , l’Ue firma Acta. La protesta: “Solo un bavaglio”

Pubblicato il 26 Gennaio 2012 - 16:38 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – L’Unione Europea ha firmato il trattato Acta, un accordo che potrebbe essere un rischio per la libera espressione su internet. Sottoscritto da 40 Paesi, e fortemente voluto dagli Usa, dalle aziende discografiche, da multinazionali come Walt Disney, Sony, Intel, Acta significa Anti-Counterfeiting Trade Agreement e intende dare nuove armi ad ampio spettro per combattere non solo la contraffazione ma anche la pirateria di musica e film tramite il web.

Timori esagerati secondo l’Ue. “L’accordo – ha spiegato un portavoce della Commissione – non creerà nuovi diritti intelletuali ma servirà solo a rafforza i diritti già esistenti. Non si arriverà a un monitoraggio costante del traffico internet”. Acta si inserisce in una serie di misure istituzionali che stanno arrivando in questi giorni, il cui principio ispiratore è sempre lo stesso: rendere più efficace la lotta agli illeciti, anche a rischio di danneggiare la libera espressione e i meccanismi alla base dell’internet legale.

Acta introduce misure e sanzioni contro provider internet e piattaforme che in qualche modo favoriscono la pirateria commerciale. Potrebbe bastare un link verso un file pirata per autorizzare multe milionarie contro Google, Facebook, Youtube. Potrebbe significare che questi soggetti, ma anche i provider di accesso a internet, si dovrebbero mettere a controllare da vicino quello che fanno i propri utenti, per evitare conseguenze.

“Acta introduce principi potenzialmente eversivi per la libera espressione in rete, tra i quali senz’altro vi è la possibilità di richiedere ai provider i dati di chi si ritiene stia infrangendo il copyright. In barba a qualsiasi regola di privacy, e, senza il controllo dell’autorità giurisdizionale”, aggiunge Fulvio Sarzana, avvocato tra i massimi esperti di internet.

Ancora: “In base ad Acta, le grandi aziende farmaceutiche potranno richiedere a chi sviluppa farmaci generici in grado di salvare vite umane, i nominativi di chi sta facendo ricerche su farmaci basati su brevetti e impedire le prosecuzioni delle ricerche.

“Allo stesso modo, gli Stati potranno adottare qualsiasi strumento per impedire l’utilizzo di strumenti atti a eludere le misure di protezione sulla musica e i film – continua Sarzana – quindi ad esempio, su richiesta dei titolari dei diritti, Apple potrebbe essere costretta a disattivare tutti i propri servizi iTunes basati su mp3, perché questi sono potenzialmente idonei a eludere i sistemi di protezione dei brani”.