La vendita di Huffingtonpost a Aol nel racconto di Zucconi, Gaggi, Platero

Pubblicato il 18 Febbraio 2011 - 00:25 OLTRE 6 MESI FA

Presto arrivò il matrimonio americano. Il marito Michael, che incontrò a un ricevimento offerto da Bush Primo quando era il vice di Reagan, divenne sottosegretario alla Difesa nell’amministrazione Bush e ci provò a diventare governatore della California, nel 1992, fallendo ma bruciando nel tentativo 28 milioni di dollari di propria tasca. Poi venne da parte di Michael Huffington la confessione delle proprie preferenze sessuali.

Per Arianna fu un tale trauma che non solo divorziò “dall’uomo ma dalle proprie vecchie idee, metamorfizzandosi in una eroina della sinistra “liberal”. Non prima di avere condotto, e perduto, anche lei una campagna elettorale per contendere il governatorato della California al muscoloso Terminator, Schwarzenegger.

Arriviamo al 2006, quando “con un socio e una dote di un milione di dollari (messi soprattutto dal socio) decise di buttarsi nell’oceano della Rete con un “quotidiano” di notizie, commenti, collegamenti ad altri siti battezzato, senza false modestie che non appartengono ai suoi vizi, The Huffington Post. Il socio, ricorda Massimo Gaggi sul Corriere della Sera, era Kenneth Lerer, un manager che aveva lasciato proprio la declinante America On Line per scommettere su «lady blog».  Non c’erano solo loro due. Mario Platero, sul Sole 24 Ore, completa il quadro: “L’operazione venne studiata nei minimi dettagli grazie al fondamentale contributo di una serie di grandi manager e di investitori esperti del settore. Tra questi  Eric Hippeau (partner di Softbank Capital), la boutique finanziaria Greycroft Partners, Bob Pitman, la “mente” della fusione Aol-Time Warner”.

Platero racconta: “Poco dopo un aumento di capitale, 10 milioni investiti da Softbank, Greycroft e Bob Pittman a cavallo del 2006-2009. Lerer diventa il presidente di Huffingotn Post e Hippeau, partner di Softbank diventa l’ad. Poi l’anno scorso, l’ultima iniezione di capitale, 25 milioni da parte di Oaks Partner sulla base di una valutazione da 100 milioni, un investimento che ha dato a Oaks il 25% del capitale e gli ha consentito di triplicare il proprio investimento iniziale”. Così il sito “conta ora 25 milioni di visitatori unici, bilanci in attivo con un fatturato di 30 milioni di dollari (che potrebbero salire a 100 milioni nel 2012)”.

Commenta Zucconi: “È stata la collocazione politica, la tanto biasimata faziosità che il pubblico dice di aborrire nel sondaggi, ma alla quale tanti si aggrappano golosamente, a fare la fortuna della Huffington. Mentre dai teleschermi si riversava sul pubblico il conservatorismo ringhioso dellaFox nelle news via cavo e altri pasdaran di estrema destra, come Rush Linbaugh e Glenn Beck, agitavano tutte le bandiere del fanatismo più idrofobo, Arianna si trasformava nel loro contraltare attraverso la Rete”.

Ora Arianna Huffington, come ricorda Gaggi, diventa capo di tutta l’area informativa di Aol: una galassia di blog, siti di informazione specialistica (come la «bibbia» tecnologica TechCrunch) e giornali digitali di informazione locale: Aol ha “gradualmente perso la sua vecchia fonte di reddito come provider del collegamento a Internet. Gli abbonati si sono ridotti a 4 milioni dai 35 milioni di nove anni fa e continuano a calare”.