Anna Frank non adatta ai bambini, scappellotti dalla maestra, ohibò. E poi ci chiediamo perché…

di Redazione Blitz
Pubblicato il 21 Maggio 2019 - 14:52| Aggiornato il 22 Maggio 2019 OLTRE 6 MESI FA
Anna Frank non adatta ai bambini, scappellotti dalla maestra, ohibò. E poi ci chiediamo perché...

Anna Frank non adatta ai bambini, scappellotti dalla maestra, ohibò. E poi ci chiediamo perché…

ROMA – Scappellotti e “nozioni comuniste”, per una mamma di Catania si riduce a questo la figura della maestra elementare di suo figlio, meritevole perciò di denuncia circostanziata alla preside che prontamente l’ha sospesa dall’insegnamento. Leggendo giornali e media che hanno dato ampia copertura nazionale a una notizia che in altri tempi avrebbe guadagnato scarso risalto anche nel bollettino parrocchiale, la vicenda ha finito per politicizzarsi prendendo una piega imprevista: la maestra sostiene infatti che lei non dà schiaffi e non è comunista ma i suoi guai sarebbero iniziati quando ha fatto leggere il diario di Anna Frank nella classe di terza elementare. 

Saremmo al plagio politico di menti innocenti per il momento non turbate da un barlume di idea, tabule rase felici di ignorare che al mondo succedono e sono sempre successe cose brutte, tipo rastrellamenti e pulizie etniche, ammazzamenti di massa e al minuto, olocausto e guerra. La passione di Cristo come il supplizio di un deportato non sono storie adatte a un bambino, la storia non ha nulla di meno penoso e raccapricciante da insegnare?

Per la preside conta invece solo il presunto scappellotto, di nozioni comuniste o di diari non fa menzione. La parola della maestra contro quella del discolo spalleggiato dalla madre: e l’insegnante è colpevole, il pargolo che con lei non studia più, che vuole essere iscritto da un’altra parte, è la parte lesa. La vittima. Forse qualcosa che si avvicina allo schiaffo deve esser volato, ma senza particolari clamori e bruciori, fa fede lo scambio mail fra maestra e genitore, a suo modo già un classico del pensiero debole applicato alla pedagogia.

“Mio figlio – scrive la mamma – si è risentito quando ha ricevuto lo scappellotto”. E la maestra replica: “Anche io mi risento quando mi fa sgolare perché non ha studiato o devo rimproverarlo continuamente perché sempre disattento. E comunque lo scappellotto è dato sempre in modo affettuoso, specie se gli ho ripetuto come fare una cosa 10 volte. Non sono la baby sitter. E dovreste interessarvi di più al loro profitto scolastico”.

Eh, una parola! Con gli schiaffi sono buoni tutti… Trattandosi dei nostri idolatrati bambini (uno a testa, non esageriamo) è conseguente che la legge, anche nel caso di uno scappellotto, parli di abuso di strumenti di correzione e la pubblicistica meno indulgente discetti di punizioni corporali.

Che diamine, non siamo in Cina, da noi di mamme tigre che pretendono dai figli il massimo di disciplina e profitto a costo di raddrizzargli la schiena a bastonate se ne incontrano solo sotto sedazione allo zoo, scusate al bioparco. E con quali ragguardevoli risultati: mamme e maestre severe e risentite in ceppi, figli unici coccolati da mamma e papà, viziati dai nonni, corteggiati dalla pubblicità, esaltati dalla retorica politica ma, in fin dei conti, dimenticati un po’ da tutti. Del resto sono pochi, soli e non votano. Vogliamo pure farli studiare e obbedire alla maestra? (fonte Ansa)