M5S, “MoVimento di gente che si vuole bene”: Grillo-Di Maio, il post dell’amore paraguru

di Redazione nBlitz
Pubblicato il 22 Gennaio 2018 - 10:03 OLTRE 6 MESI FA
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M5S, “MoVimento di gente che si vuole bene”: Grillo-Di Maio, il post dell’amore paraguru

ROMA – M5S, “MoVimento di gente che si vuole bene”: Grillo-Di Maio, il post dell’amore paraguru. “Un MoVimento di persone che si vogliono bene con un sogno per il Paese”: il post a firma Beppe Grillo-Luigi Di Maio dovrebbe tacitare le voci sempre più insistenti sul fatto che il Garante s’è già pentito del potere regalmente concesso al Capo politico, voci uscite dai giornali, tutti insieme refrattari alla verità più di “un panda che mangia carne”.

Tutti tranne il blog delle Stelle, dal quale infatti, in nome dell’amore, il blog di Beppe Grillo sta separandosi perché i dimaisti, col supporto di Casaleggio e associati, una volta scoperto che per governare è obbligatorio fare alleanze e scendere a compromessi, stanno tradendo lo spirito originario del soli contro tutti. Cronos Grillo comincia ad aver fame…

A parte che se una coppia sente l’obbligo di ribadire in pubblico che si ama è segno che in casa volano più stracci che alati baci, va detto che il partito dell’amore non è un inedito della politica italiana: se il copyright è del 1991 con l’esperimento già definibile come anti-politica di Cicciolina e Moana Pozzi, si deve a Berlusconi lo sdoganamento nel 2009 dell’amore come categoria politica, e infatti, anche lì, amorevoli sorrisi in primo piano e botte da orbi tra Bossi, Fini, colonnelli e ascari, portavoce e portaborse, prime donne e seconde file…

Tralasciando i complimenti agli avversari politici (il partito dell’odio, evidentemente, o della gente che si vuole male) anche l’ampio catalogo sentimentale della politica a 5 Stelle stilla perle d’amorosi sensi. Chi non ricorda l’affetto di Roberta Lombardi per Virginia Raggi: “Raffaele Marra è il virus che ha infettato il Movimento”, twittò allegra dando alla sindaca la patente di untore. Trasuda amore l’elegante eloquio di Paola Taverna: la sua “potenza oratoria” (L’Espresso) raggiunge vertici di empatia e solidarietà al Senato, dove apostrofa i colleghi senatori con un definitivo “Voi non siete Gnente”. Che poi le faide femminili a 5 Stelle sono sempre ispirate all’amor che tutto move anche quando le protagoniste assomigliano più alle streghe di Macbeth che a un corso di cucito.

Era tutto un fremito di amorevolezza Roberto Fico quando ha scoperto che Di Maio era uno ma valeva più di uno: “Il candidato premier non è il capo della vita generale del Movimento”. Il tonno è rimasto nella scatola predice funesto il papà di Di Battista il cui figlio davvero s’è concesso una legislatura sabbatica per amore: scriverà libri che ci restituirà in pillole a puntate sul web come quelli di Bruno Vespa, lasciando papà Vittorio a fare amorevolmente a botte in piazza per lui, oggi contro i Forconi, domani contro i dimaiani alle prese con la prima crisi di governo. E di identità.