Migranti, Salvini con il gruppo Visegrad per il modello australiano. Cos’è? Affitti un’isola e li metti tutti lì

di Redazione Blitz
Pubblicato il 17 Luglio 2018 - 07:00 OLTRE 6 MESI FA
Migranti, Salvini con il gruppo Visegrad per il modello australiano. Cos'è? Affitti un'isola e li metti tutti lì

Migranti, Salvini con il gruppo Visegrad per il modello australiano. Cos’è? Affitti un’isola e li metti tutti lì

“Affittiamo un’isola e mettiamoci immigrati, rom e centri sociali”, dichiarava il Matteo Salvini di lotta tre anni fa. [App di Blitzquotidiano, gratis, clicca qui,- Ladyblitz clicca qui –Cronaca Oggi, App on Google Play] Oggi il Salvini di governo circoscrive affitto e segregazione ai soli migranti, lo fa ispirandosi al modello australiano e accodandosi al premier ceco Andrej Babis, uno dei duri del gruppo di paesi dell’est che va sotto il nome di Visegrad e che in ogni ingresso extracomunitario vede la distruzione incipiente dell’Europa.

“Ho ricevuto la lettera del premier italiano Conte in cui chiede all’Ue di occuparsi di una parte delle 450 persone ora in mare. Un tale approccio è la strada per l’inferno”, ha scritto su twitter. “Il nostro Paese – prosegue – non riceverà alcun migrante. L’unica soluzione alla crisi migratoria è il modello australiano, cioè non fare sbarcare i migranti in Europa”.

Chiaro il concetto, niente migranti, nemmeno l’ombra in Europa. Ma il modello australiano? Sintetizzando, è la via australiana alla protezione ermetica delle frontiere, inaugurata nel 2013 dall’allora governo conservatore alle prese con la drammatica escalation degli sbarchi e delle tragedie in mare dei cosiddetti “boat people”, profughi e cercatori di fortuna dell’immenso serbatoio asiatico.

La soluzione pratica fu l’affitto di alcune isole della Papua Nuova Guinea dove concentrare tutti i clandestini in attesa della verifica dei requisiti per la richiesta dei diritti d’asilo. Come è andata? Le frontiere sono meno permeabili, ma gestione e efficacia dei centri di detenzione a Nauru, Manus, Christmas, isole sperdute nell’Oceano Pacifico, si sono rivelati non solo in contrasto con le leggi e le convenzioni, ma anche un salasso.

Qui i migranti intrappolati sono giunti a cucirsi la bocca con il filo per sensibilizzare il mondo esterno, qualcuno si è immolato dandosi fuoco, tentativi di suicidio e mutilazioni auto-inflitte sono all’ordine del giorno: segregati, tenuti come condizioni intollerabili, la Corte Suprema di Papua l’anno scorso ha deciso di risarcire i quasi duemila “ospiti” dell’isola di Manus con 70 milioni di dollari.

Resta da capire come si possa conciliare l’entusiasmo del ministro dell’Interno italiano per il fatto che sette paesi hanno finalmente accolto pro-quota una parte dei migranti soccorsi nei mari italiani, con l’appoggio e la solidarietà culturale con il gruppo Visegrad che ha rifiutato, rifiuta e rifiuterà qualsiasi forma di accoglienza o di mutualizzazione degli oneri relativi.