Roma: una notte di bombe, 70 anni fa. Nord: mesi di incubo, nessuno piange

Pubblicato il 20 Luglio 2013 - 06:41 OLTRE 6 MESI FA
Roma: una notte di bombe, al Nord mesi di incubo, nessuno piange

Recco (Genova) dopo le bombe. Solo a Roma, per una sola notte, piangono ancora dopo 70 anni

Ogni anno Roma si piange addosso per le bombe del 19 luglio 1943. O meglio piangono i giornali, dimenticando che non per una notte, ma per mesi e mesi le città del Nord sono state bombardate e devastate, notte dopo notte, dal cielo e anche dal mare.

A Milano, Torino, Genova, dopo 70 anni ormai nessuno di quelli nati dopo la guerra ricorda più nulla, le immagini delle macerie che ne scandivano l’infanzia sono sbiadite, per i vecchi i ricordi di quelle notti assumono il bagliore della memoria dei tempi giovanili, dove tutto si scolora e si tinge di rosa. Le notti con le scarpe indosso, le sirene degli allarmi, le corse ai rifugi, il fumo, le rovine tutto ormai concorre alla formazione di un’epica da cui sono spinti fuori i morti, le sofferenze e resta la gioventù perduta.

Le brutte case costruite dopo la guerra per rimpiazzare quelle distrutte dalle bombe sono ormai scolorite, stinte come i ricordi di quegli anni.

C’è un paese della riviera ligure di levante che fu raso al suolo dalle bombe che non riuscirono invece a centrare il lungo ponte ferroviario. Oggi è una appendice metropolitana, ricchi negozi e focaccia al formaggio.

Sembra quasi che non sia corretto parlarne ancora, ha un sapore di revisionismo, fa apparire chi ne parla un po’ fuori linea, un po’ come il maresciallo Albert Kesselring, la cui intervista a Enzo Biagi è stata ripubblicata dal Fatto. Biagi contestava a Kesselring la responsabilità delle decine di migliaia di morti civili italiani nelle rappresaglie tedesche. Kesselring ha risposto ricordando le decine di migliaia di morti civili tedeschi in una sola notte di bombe su Dusseldorf. Non erano ancora usciti, allora, i documenti della volontà di Churchill di infierire sui civili tedeschi come atto di terrorismo di guerra.

A tanto in Italia gli Alleati non sono arrivati: le bombe erano per impianti industriali, snodi e linee ferroviari.

Tutto questo ormai si dissolve nella memoria, oggi non ci sono più gli stivaletti dei militari della Wermacht a spaventare i bambini italiani, c’è lo spread, non c’è la V2 ma il fiscal compact a mettere in ginocchio i loro genitori: è un sistema di affermazione di dominio meno brutale e sanguinoso, ma forse più efficace.

Resta il pianto giornalistico per Roma bombardata, non a caso a San Lorenzo, per la linea ferroviaria: ancora non se ne capacitano, perché nel quartiere erano tutti antifascisti, come se tali non fossero gli operai del Nord. Pensavano a Roma inviolabile, per via del Papa, ignorando che proprio il Papa era stato all’origine di più di uno dei “sacchi” della storia di Roma cristiana, l’ultimo appena 400 anni fa..