Lo “Sherlock Holmes” di Guy Ritchie convince e diverte

Pubblicato il 5 Gennaio 2010 - 15:26 OLTRE 6 MESI FA

Non possiamo dire se a Sir Conan Doyle sarebbe piaciuta o meno questa pirotecnica rivisitazione cinematografica del personaggio di Sherlock Holmes, il celebre detective di Baker Street diventato un mito fin dalla sua prima apparizione nel 1887 nel romanzo “Uno studio in rosso”.

Quel che è certo è che ancora una volta Guy Ritchie riesce con la sua funambolica regia (vedere i precedenti Lock & Stock, The Snatch e Rock’n rolla) a tener incollati gli spettatori alla poltrona per più di due ore. Il risultato è un film ammirevole sotto il profilo creativo che riesce con l’impiego di vistosi effetti speciali a sopperire le evidenti incongruenze narrative. Gran parte del merito va però alla maiuscola interpretazione di Robert Downey jr capace di far rivivere il fascino stravagante dell’infallibile investigatore creato dalla penna di Arthur Conan Doyle con grande autoironia.

Accanto a lui, l’immancabile dottor Watson, interpretato dall’istrionico Jude Law, in precario equilibrio tra una donna che vuole sposare e il geloso Holmes che reclama continuamente la sua collaborazione. Ma al di là della rinomata bravura dei singoli attori, il film diretto dall “ex signor Madonna” ha il pregio di armonizzare l’oscura ambientazione londinese fine Ottocento con una velocità d’azione degna del miglior cinema d’arti marziali. Il tutto sottolineando con grande maestria la contraddizione tra lo spirito positivistico dei tempi e l’ambiguo potere del soprannaturale, che trasforma il cattivo in una sorta di stregone medioevale.

E così tra grigi bassifondi e locali malfamati, i due protagonisti saranno impegnati a smascherare i piani di Lord Blackwood, accusato di aver commesso omicidi rituali e di voler rovesciare il parlamento inglese, per stabilire un “nuovo ordine” fondato sul terrore e la superstizione… Certo, lo stile da videogame bombarda lo spettatore senza un attimo di tregua, ma in tempi di cinema altamente incapace di suggestionare lo Sherlock Holmes di Ritchie dà l’impressione di funzionare a meraviglia. E senza mai prendersi troppo sul serio.